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Cosa si nasconde dietro i nomi in codice delle console?

Perché il nome in codice dell'ultima Xbox è Lockhart? E per quale motivo Atari sceglieva solo nomi di donna per battezzare internamente le sue macchine da gioco?

VIDEO di Francesco Serino   —   15/09/2020

Ma quanto sono belli i nomi in codice delle console? Talmente belli che spesso e volentieri lo sono molto più di quelli ufficiali. La regola però non è sempre valida, per esempio non vale quasi mai con Atari che amava battezzare le sue macchine da gioco col nome di donna: l'Atari 400 era Candy (ma che è, na lavatrice?), l'Atari 800 invece Coleen, il mitico Atari 2600 invece venne chiamato Stella e dobbiamo ammettere che l'idea di un Atari Stella non è per niente male, mentre il 5200, Pam. La leggenda vuole che tutti i nomi vennero scelti in base alle donne che lavoravano al progetto, tranne Stella che invece fu ispirato da un modello di bicicletta (erano gli anni'70, dovete capirli!). Chi sicuramente avrebbe fatto meglio a mantenere i nomi in codice delle sue console è Sega, specialmente in tarda età: Sega Mercury invece che GameGear, Sega Venus invece che Nomad, Sega Neptune al posto dell'anonimo 32X. Il Dreamcast invece non ebbe un solo nome in codice ma ben sei, quasi tutti migliori di quello scelto: White Belt, Katana, Guppy (questo fa schifo), Black Belt, Shark e il meraviglioso, almeno a nostro parere, Dural, dal boss finale di Virtua Fighter. In fondo, solo il Sega Genesis è stato meglio chiamarlo così invece che Mark V, anche se la discussione è aperta per quel che riguarda il nome europeo, ovvero MegaDrive.

Nintendo e Sony

Con Nintendo le cose sono andate pressapoco allo stesso modo, anche se in questo caso i nomi finali battono i nomi in codice il 50% delle volte. Ultra 64 e Project Reality sono molto più gagliardi di Nintendo 64, ma il secondo per quanto avveniristico avrebbe funzionato poco commercialmente parlando, lo ammettiamo; N2000 sembra un computer cattivo, ma Nintendo Dolphin non è affatto male, sebbene GameCube non si batta; Nintendo Revolution è fantastico, ma Wii è molto più curioso e infatti ha fatto sfaceli. Tremendo il Project Café scelto per Wii U, ma anche Nintendo Poo sarebbe stato meglio del nome con il quale è stata commercializzata la sua penultima console. Al contrario delle altre aziende, Sony non ha mai brillato in fantasia adottando nella sua storia nomi in codice piuttosto anonimi, chiaramente nomi di passaggio perché il marchio PlayStation non poteva e non può essere messo in disparte: PS-X per la prima PlayStation, ARC per i Move, NGP (Next Gen Portable) per Vita. L'unico degno di nota è Orbis, scelto per PlayStation 4.

La scelta di Microsoft

E Microsoft? Il gigante di Redmond ha sempre amato battezzare i suoi prodotti col nome di città o Stati, e per quanto non avvenga sempre è un modus operandi che risale alle prime versioni del sistema operativo Windows, versioni conosciute internamente col nome in codice di Sparta (Windows 3.1), Chicago (Windows 4.0, 93 e 94), Detroit, Nashville (Windows 96) e Memphis (Windows 5.0 e 97). Lo stesso avviene un po' ovunque, con i device portatili, i pacchetti Office e naturalmente con le console. Anche in questo caso, non tutti gli Xbox seguono questa prassi: Xbox 360 venne chiamato in prima battuta Xbox Xenon, mentre Xbox One e Xbox One X, rispettivamente Scorpio e Anaconda, hanno preferito puntare su nomi che ne descrivessero l'arroganza tecnica. Tutti gli altri Xbox rispettano perfettamente la regola, anche quando non sarebbe stato il caso farlo. Per esempio, il primo Xbox ha avuto due nomi in codice: oggi il più famoso è DirectX Box, scelto perché la console puntava tutto sulle DirectX, ovvero un protocollo nato su Pc, che oggi ha raggiunto la sua dodicesima versione, creato per rendere lo sviluppo di software d'intrattenimento più facile e versatile. Il grande errore Microsoft lo commise all'inizio, quando il progetto Xbox ancora in sviluppo venne battezzato internamente Project Midway, nome che richiamava le isole nelle quali gli Stati Uniti avevano dato una sonora lezione ai Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale; non era questa l'intenzione di Microsoft nei confronti di Sony, Nintendo e Sega? Si dice che il nome in codice Progetto Midway sia il motivo dei rapporti conflittuali con gli sviluppatori giapponesi che per anni ha caratterizzato la piattaforma da gioco Microsoft, costretta per tappare il buco a pagare di tasca propria porting ed esclusive.

Xbox Series S 2

Piccola città, grande cuore

Fortunatamente le cose hanno preso una piega diversa subito dopo. Xbox One venne per esempio chiamato Durango, proprio come uno Stato messicano. Non sappiamo quale caratteristiche Durango abbia in comune con la console, perché i nomi geografici non vengono scelti a caso ma per dei motivi che in quale modo li legano al prodotto omonimo. Per Xbox One S, al contrario, Microsoft ha scelto una città del nord: la canadese Edmonton. Per quel che rigaurad la next-gen, sappiamo già che Series X nasce come Anaconda, quindi nulla a che vedere con quel che avviene di solito, mentre la più piccola ed economica Xbox Series S rispetta perfettamente la regola: il suo nome in codice è Lockhart, cittadina del Texas che conta poco meno di 15.000 abitanti. E della scelta del nome Lockhart, grazie al capo della comunicazione Xbox Aaron Greenberg, sappiamo anche le motivazioni: Lockhart è conosciuta negli USA per essere una città piccola ma dal gran cuore, ed è proprio questa l'idea alla base della console. Per dovere di cronaca va detto anche che visitando la Lockhart texana attraverso Google Maps, per ovvi motivi non abbiamo potuto percepire il gran cuore della città, di cui non dubitiamo, ma nemmeno siamo stati accolti da chissà quale bellezza architettonica...