Provato per qualche ora The Signifier, viene immediatamente da porsi una domanda: perché sviluppatori di paesi lontani come il Cile guardano con più interesse alla cultura europea degli europei stessi, mentre noi siamo tutti presi dallo scopiazzare e genufletterci di fronte alla cultura USA? Non è la prima volta che notiamo questa tendenza. Basti pensare alle opere di A.C.E. Team per rendersene conto.
Il punto di partenza di The Signifier è il concetto di significante dello psicanalista / filosofo francese Jacques Lacan, mutuato dalla linguistica di Ferdinand de Saussure, secondo cui l'inconscio è formato da una serie di unità significanti che assumono senso solo se messe in relazione con altri significanti.
Il senso non va quindi ricercato nel singolo significante, che di suo ne è privo, ma nella catena che si forma associandolo agli altri. Naturalmente la questione è ben più complessa di come ve l'abbiamo raccontata in due righe (se volete approfondire Lacan e avete paura di partire dalla fonte originale, leggete alcuni dei saggi di Massimo Recalcati, probabilmente il maggiore lacaniano italiano... quantomeno uno dei più comprensibili anche per i non addetti ai lavori), ma per ora accontentiamoci e cerchiamo di capire più che altro come il concetto di significante sia stato riletto e sfruttato da Playmestudio per il suo gioco.
Storia
The Signifier è un'avventura investigativa in prima persona in cui si vestono i panni dello scienziato Frederick Russell, un esperto di psicologia e di intelligenze artificiali che ha creato il Dreamwalker, un macchinario che consente di esplorare le scansioni cerebrali degli esseri umani, penetrando nel loro inconscio. Ovviamente una tecnologia del genere crea non pochi problemi dal punto di vista etico, perché consente di avere accesso all'intera vita di una persona, ed è autorizzata soltanto per scopi investigativi.
All'inizio del gioco Russel, che si trova nel suo studio dove non a caso campeggia il quadro La Trahison des images del pittore surrealista René Magritte, riceve l'incarico di scoprire cos'è successo alla vicepresedente della Go-AT, un'opaca multinazionale che mira a migliorare gli esseri umani tramite l'uso dell'intelligenza artificiale. La tesi ufficiale parla di suicidio, ma si capisce subito che dietro deve esserci ben altro (altrimenti non ci avrebbero affidato il caso e non ci sarebbe stato alcun gioco).
Gameplay
Il gameplay di The Signifier sembra essere un miscuglio ben riuscito tra Return of the Obra Dinn e un'avventura classica, con il giocatore che deve visitare una serie di luoghi, nella realtà e all'interno del Dreamwalker, per ricostruire cos'è successo.
Come funziona il Dreamwalker? Sostanzialmente è un'intelligenza artificiale, con tanto di interfaccia vocale, che, partendo dai luoghi reali, è capace di ricostruire i momenti racchiusi nell'universo psichico di una persona, sia nel loro stato oggettivo, sia in quello soggettivo. Nello stato oggettivo possiamo vedere la scena così com'è, ossia come è stata conservata dalla memoria del soggetto, mentre nello stato soggettivo la vediamo filtrata dalle emozioni dello stesso impresse in quel momento, che possono far emergere dei dettagli significativi. Saltando da uno stato all'altro e ricostruendo frammenti audio e video, cioè associando i vari significanti per dirla alla Lacan, possiamo ricostruire i fatti, estraendo informazioni nascoste collegate a loro volta a nuovi avvenimenti.
Spesso alcune scene sono bloccate in uno stato ma accessibili nell'altro e il nostro obiettivo è quello di trovare il modo di aprirle. Sostanzialmente entrando nei ricordi dei soggetto finiamo per psicanalizzarlo, rimuovendo i blocchi che impediscono ai momenti traumatici celati nell'inconscio di affiorare.
Il ruolo del giocatore è quindi assimilabile a quello dello psicanalista / investigatore, ossia di colui che osserva e ricostruisce, come si trovasse di fronte a un grosso rompicapo. Nemmeno a dirlo, scena dopo scena il caso si complicherà a tutti i livelli, imponendo di compiere delle scelte etiche importanti e chiedendo ai giocatori di riflettere sul loro ruolo e sul rapporto tra la tecnologia e l'essere umano.
Grafica
Il lato grafico merita una menzione speciale. The Signifier non è un gioco ricco a livello produttivo, ma gli sviluppatori hanno sfruttato con grande intelligenza le risorse a loro disposizione, creando degli ambienti piccoli ma ultra definiti e lavorando moltissimo sullo stile delle scene oniriche, distorte al punto giusto e acquerellate per dare il senso della loro incorporeità.
Il risultato è davvero affascinante e coinvolgente, tanto che a tratti sembra davvero di camminare all'interno dei sogni di una persona, lì dove gli ambienti reali appaiono come ultra realistici. Qualcosa del genere si era vista in Get Even, altra avventura in prima persona incentrata sui sogni e su come si formano i ricordi. Speriamo che The Signifier sia altrettanto compiuto.
The Signifier è un gioco intrigante che non vediamo l'ora di provare nella sua forma definitiva per scriverne la recensione. Non è una produzione ricchissima, ma è una di quelle consce dei suoi limiti che sa come utilizzare le risorse a sua disposizione, il che è una virtù più che un problema. Speriamo che andando avanti nell'avventura la storia non si perda per strada e si mantenga sugli altissimi livelli delle sue fasi iniziali.
CERTEZZE
- Storia intrigante
- Affronta dei temi interessanti
- Le meccaniche investigative sono ben fatte
DUBBI
- Reggerà fino alla fine?