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The Witness, il miglior puzzle game di sempre?

A marzo PS Plus ha regalato The Witness, un capolavoro che rischiate di sottovalutare.

SPECIALE di Francesco Serino   —   29/03/2019

È meraviglioso poter saltare tra Devil May Cry 5 ed Anthem, da The Division 2 alla miriade di titoli che ci mettono in mano i sette giorni di prova gratuita del PlayStation Now. Sempre Sony, ma attraverso la Instant Gaming Collection, questo mese poi regala ai suoi abbonati il classicone Call of Duty Modern Warfare a cui è davvero difficile, se non impossibile, dire di no: cosa c'è di meglio che un tuffo nei ricordi, gratuito e spalla a a spalla con gli amici di un tempo? In mezzo a tutti questi titoli ad altissimi ottani, non è difficile trovare una scusa per non scaricare The Witness, il gioco che affianca quello Activision nell'offerta dedicata agli utenti PS Plus di marzo; ma sappiate che così facendo state rischiando grosso, ovvero di non provare quella che per noi, e non solo per noi, è una delle migliori esperienze nate durante questa generazione di console,  disponibile oltre che su PS4 e Xbox One anche su PC, Nvidia Shield, MacOs e iOS. A dirla tutta, The Witness è anche uno dei puzzle game migliori di sempre, status che rende insopportabile il pensiero che i nostri lettori lo saltino a piè pari, senza nemmeno dargli una chance che potrebbe oltretutto colpirli talmente nel profondo da lasciare un segno indelebile nelle loro coscienze. E il bello è che non stiamo affatto esagerando: il secondo gioco di Jonathan Blow (il primo è il cult istantaneo Braid) è davvero un'esperienza da brividi, e nelle prossime righe cercheremo di spiegarvi nel dettaglio il perché.

INCASTRO PERFETTO

L'ispirazione che ha portato alla nascita di questo gioco è naturalmente Myst, un'avventura grafica incentrata su puzzle ambientali molto particolari che conquistò gli anni '90, tanto da divenirne uno dei maggiori campioni d'incassi che su Pc venne superato soltanto dal debutto del fenomeno The Sims. Esattamente come Myst, The Witness è ambientato totalmente su una misteriosa isola da decodificare man mano che si avanza nella trama, ma con enormi differenze nella struttura dell'esperienza e nei suoi fondamentali puzzle. In Myst, e ancor di più nel maestoso seguito Riven, è necessario capire la logica e le regole di un mondo altrove, creato da uomini con il sapere magico di trasformare in realtà ciò che viene scritto sui loro tomi siderali, per venire a capo delle sue leggende; mentre in The Witness l'ambientazione, e di conseguenza le sfide proposte, si presenta all'avventuriero come una sorta di test multisensoriale le cui diverse soluzioni danno accesso a nuove forme di consapevolezza, sottolineate da contributi video decisamente spiazzanti e di cui parleremo approfonditamente più avanti. Queste differenze potrebbero sembrare di poco conto ma, una volta in gioco, garantiscono esperienze per certi versi simili eppure al tempo stesso diametralmente opposte.

The Witness, il miglior puzzle game di sempre?

In Myst, come del resto in qualsiasi avventura grafica, ci sono elementi di gioco molo classici, momenti in cui per procedere si va a caccia di minuscoli indizi interattivi o si incontrano nuovi personaggi, mentre nel gioco di Jonathan Blow l'approccio è decisamente più diretto: The Witness sa benissimo di essere un esperimento fine a se stesso, per questo la sua isola dei misteri non deve avere un respiro realistico o nascondere puzzle dietro logiche fisiche e narrative. L'oasi in questione non è costruita per essere abitata, è infatti a tutti gli effetti un nonluogo pensato con il solo scopo di mettere alla prova i suoi visitatori. È per questo che gli enigmi di questo gioco sono tutti ben visibili, e con tutti intendiamo proprio tutti: anche quelli invisibili che emergeranno lentamente in superficie di pari passo all'esperienza acquisita vivendo all'interno di The Witness. Questo sviluppo ha il profumo della magia ma non è altro che il risultato di un processo d'apprendimento nel quale il giocatore viene coinvolto fin dalle prime battute, e che gli consentirà di leggere sempre più in profondità gli elementi grafici con il quale è assemblata l'avventura. L'intelligenza con la quale è confezionato The Witness e il suo gameplay tanto perfetto da rappresentare una sorta di altare al game design si impongono, straordinari, anche nel lasciare all'utente una certa libertà di approccio che gli permetta sempre di spaziare tra diverse tipologie di enigmi.  

The Witness, il miglior puzzle game di sempre?

Questa scelta è fondamentale per ridurre al minimo gli inevitabili stalli: permettendo all'utente di avanzare su diverse strade contemporaneamente, The Witness non lo fa mai sentire con le spalle al muro, senza soluzioni né vie di uscita. Del resto, anche se tutti i puzzle di The Witness sono incentrati su una solida struttura a griglia, per essere risolti richiederanno molto spesso approcci e intuizioni totalmente diversi tra loro. In questo gioco ci sono puzzle che richiederanno deduzioni logiche piuttosto semplici, altri che obbligano a ragionare fuori dagli schemi prendendo in considerazione prospettive, suoni, variazioni cromatiche e molto altro ancora di cui vi lasciamo volentieri il piacere della scoperta. La cosa più interessante è che nonostante le loro differenze, tutti i puzzle presenti in The Witness contribuiscono a un'alfabetizzazione del giocatore estremamente coerente, indispensabile per capire e risolvere anche gli stessi enigmi che in un primo momento possono sembrare addirittura impossibili. Grazie a questa struttura perfetta al millimetro, The Witness è una di quelle rare esperienze che getta i propri utenti in un violento saliscendi di emozioni, dove ci si sente spesso, e nello stesso momento, sia genio totale che idiota assoluto. Chi vi scrive ha ancora sul tablet i disegni utilizzati per risolvere alcuni degli enigmi del gioco firmato Jonathan Blow, e ogni volta che ci si imbatte per caso non può fare a meno di sfoggiare quel ghigno tipico di chi ne ha passate tante, ma alla fine è comunque riuscito nell'impresa. Perché arrivare a capo di The Witness è davvero come finire un Dark Souls a caso; qui i riflessi potete riporli in un cassetto visto che sarà la mente a dover mostrare i muscoli, eppure la sensazione di aver vinto contro un nemico tosto ma giusto è proprio la medesima straordinaria sensazione.

The Witness, il miglior puzzle game di sempre?

L'utente non è il primo a visitare l'isola di The Witness, o almeno così sembra: esplorando è infatti possibile mettere le mani su diverse registrazioni che raccontano di esperienze passate; c'è anche del mobilio stropicciato in giro, ma tutto questo ha l'aria di una messinscena con il solo scopo di farci sentire a nostro agio durante la lunga permanenza su questo diabolico lembo di terra circondato dal mare. La narrativa di The Witness procede su due rette parallele: la prima scorre attraverso una sfilacciatissima trama umana, mentre la seconda e ben più importante procede di pari passo al nostro lento apprendimento, sottolineandone sia l'importanza che la totale inutilità. The Witness è infatti un'avventura filosofica, caratteristica che diventerà sempre più chiara avanzando e sbloccando gli stranianti contributi video nascosti nel gioco. Ed è a dir poco spiazzante, fidatevi, ritrovarsi improvvisamente davanti a un proiettore che, una volta acceso, ci mostrerà la puntata finale di un programma scientifico della BBC di fine anni '70 presentato da James Burke. Le sorprese in tal senso non finiscono qui, e culminano con una vera e propria lezione di game design da uno dei migliori nel suo campo (anche qui è bene mantenere un certo grado di segretezza proprio per non rovinarvi la sorpresa.

The Witness, il miglior puzzle game di sempre?

Il concetto espresso comunque è chiaro anche se non concede soluzioni: la crescita dell'essere umano, la sua continua necessità di esplorare, inventare, progredire, porta con sé anche  dei risvolti negativi, oltre che richiedere l'abbandono di un punto di origine che a volte può trasformarsi in un insopportabile rimpianto passato. Attraverso le voci recitate di oltre quaranta personaggi storici diversi, che vanno dal filosofo cinese Lao Tzu all'astronauta americano Russell "Rusty" Schweickart, The Witness ci spiega quanto sia nobile e pericoloso cercare una verità assoluta, che è poi quello che proveremo a fare all'interno del gioco cercando di sbloccare il gran finale. È un viaggio all'interno della psiche umana che merita di essere non solo vissuto, ma addirittura assorbito, e che si presta a diverse interpretazioni di mezzo su cui gli utenti più interessati potranno arrovellarsi per giorni e mesi. No, The Witness non è un gioco come gli altri, e porta con sé un messaggio di ben altro calibro rispetto alla solita esperienza interattiva. Jonathan Blow non si è accontentato, ha rischiato spendendo nello sviluppo di questo gioco tutti i soldi guadagnati nella sua precedente opera, e forse per una volta non dovreste accontentarvi nemmeno voi, guardando oltre il solito uccidi, muori e ripeti tipico dei videogame per provare qualcosa di altro, qualcosa di alto, proprio come The Witness. Buon divertimento.