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Tom Clancy's The Division 2, il punto della situazione sul gioco

L'ambizioso ma travagliato titolo Ubisoft sta per avere un seguito: che cosa significa per l'universo fantapolitico della Divisione?

RUBRICA di Christian Colli   —   26/09/2018

The Division è stato un titolo controverso, forse un esperimento riuscito soltanto in parte che, nel 2016, ha riscosso un buon successo, puntando soprattutto su un tipo di esperienza cooperativa e competitiva online di cui si sentiva il bisogno. Merito anche di una scelta affascinante in termini di atmosfera e ambientazione, il gioco di Ubisoft ha lasciato il segno, e lo sviluppatore Massive Entertainment ha continuato a sostenerlo per mesi, cercando di migliorarlo dove possibile, finché è venuto il momento di voltare pagina e pensare a un sequel. The Division 2 uscirà quindi il prossimo marzo, a tre anni dal primo episodio, e punterà tutto su una struttura familiare, ampliata tuttavia in diverse direzioni, sia a livello contenutistico, sia a livello narrativo. In alcune recenti interviste, i direttori creativi del progetto hanno discusso gli aspetti più importanti di questa nuova esperienza multigiocatore.

Sei mesi dopo

"La prima cosa che bisogna capire", afferma Chadi El-Zibaoui, "è che non abbiamo intenzione di abbandonare il primo The Division a sé stesso: continueremo ad aggiornarlo finché ci sarà gente che ci giocherà, implementando nuovi contenuti e bilanciamenti." Sebbene sia un proposito ammirevole, ci riesce difficile immaginare che Massive Entertainment o Red Storm Entertainment - lo sviluppatore secondario che sta dando una mano coi lavori - riescano a trovare il tempo per occuparsi di un titolo ormai vecchio: è pur vero che The Division è una specie di MMO anomalo, poiché Ubisoft sta trattando la serie come se fosse composta da titoli essenzialmente stand-alone. Benché sia pensato per essere fruito in modalità multigiocatore, The Division 2 strizzerà comunque l'occhio ai giocatori solitari. "Lo abbiamo sviluppato perché sia giocabile completamente da soli," rimarca El-Zibaoui, "ma ovviamente ci saranno certe attività, come le incursioni, che si dovranno affrontare necessariamente in gruppo. Nonostante ciò, abbiamo scritto una campagna robusta, piena di segreti da scoprire, che intratterrà a lungo anche i giocatori solitari."

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La campagna del primo The Division era in effetti molto curata, anche se si concludeva in modo abbastanza banale: in un certo senso era realistica e riusciva a descrivere bene lo scenario post-apocalittico in cui era sprofondata la città di Manhattan. È chiaro che la nuova campagna non durerà decine di ore, ma Ubisoft ha sottolineato che sarà lunga almeno il doppio della prima. "La campagna di The Division 2 somiglia a quella del primo nella struttura," spiega Chadi El-Zibaoui, "tuttavia abbiamo implementato un sistema a specializzazioni che subentra una volta portata a termine ogni missione. A quel punto il giocatore che ha raggiunto il livello massimo potrà scegliere una specializzazione che prolunga la campagna con nuove missioni che cambiano a seconda del percorso scelto." L'idea sarebbe quindi quella di garantire una certa libertà di sperimentazione grazie alla possibilità di cambiare anche specializzazione. Ubisoft, tuttavia, cammina sulle uova, perché il primo The Division non era esattamente un campione in termini di varietà. "The Division 2 è ricco di contenuti e sfide dinamiche che possono verificarsi mentre si sta esplorando la mappa. Washington garantisce una varietà decisamente maggiore di ambientazioni e situazioni rispetto a Manhattan e siamo sicuri che i giocatori se ne accorgeranno subito."

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Washington, DC

Abbiamo già detto che The Division 2 si svolge circa sei mesi dopo le vicende narrate nel prequel e, come avrete intuito, il nuovo palcoscenico è Washington DC. "Manhattan è una città assolutamente iconica e trovare un'altra ambientazione alla sua altezza non è stato facile," spiega Terry Spier, direttore creativo di Red Storm Entertainment. "Tuttavia, Washington rappresenta il seggio del potere statunitense. È una città che conoscono tutti. I suoi monumenti, come il Lincoln Memorial, sono famosi in tutto il mondo. Washington rappresenta il cuore della nazione e il tema centrale di The Division 2 è l'importanza di restare uniti." In questo episodio, gli agenti della Divisione saranno l'ultima linea di difesa prima che il sistema collassi definitivamente: il nostro scopo sarà quello di aiutare i civili rimasti a Washington, riunendoli sotto un'unica bandiera.

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"Spostando l'azione a Washington, abbiamo alzato la posta anche a livello narrativo," continua Spier. "Stiamo parlando di una delle città più sicure del pianeta, perciò vederla in queste condizioni sarà un vero colpo al cuore per i giocatori. È uno scenario narrativo che intendiamo sviscerare attentamente. In fondo, sono convinto che sia un aspetto in grado di coesistere perfettamente con la componente multigiocatore." Non sarà un'impresa facile: i ragazzi di Spier dovranno assicurarsi che il gioco mantenga una coerenza narrativa con la libertà offerta sul piano videoludico. È un equilibrio delicato di cui possono vantarsi pochi titoli. E nonostante ciò, The Division ha dalla sua un'ambientazione affascinante, una giungla urbana post-apocalittica in cui i giochi di potere si intrecciano con le vite dei sopravvissuti. Il primo episodio non insisteva molto su questo aspetto, ma la musica potrebbe cambiare. "La storia di The Division 2 è incentrata soprattutto sui superstiti alla pandemia. Nella campagna vi racconteremo che cos'è successo tra i due giochi e come i civili hanno reagito alla crisi. Molti di loro si sono armati e organizzati e ora stanno reagendo e intendono riprendersi le loro vite a ogni costo."

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È difficile ignorare la sottile vena politica che si insinua tra le righe di codice di The Division 2. Sono tempi difficili, in America. Molti cittadini statunitensi guardano con sempre maggior diffidenza all'amministrazione Trump e nei vicoli statunitensi serpeggiano parole pesanti come "fascismo", "corruzione", "tradimento". Nel gioco di Ubisoft si rischia una guerra civile e gli unici che possono impedirla sono i giocatori, gli agenti della Divisione. Spier, tuttavia, è adamantino. "Non vogliamo trasmettere nessun messaggio politico," dice senza troppa convinzione. "Abbiamo scelto Washington per i motivi che ho spiegato e non per altri. La politica non c'entra nulla. Il fatto che nel gioco dobbiate rovesciare un governo corrotto per restituire la democrazia agli abitanti è solo una coincidenza. Questa è un'opera di fantasia." A questo punto è difficile dire se Spier stia facendo del sarcasmo o sia assolutamente sincero, anche se un'idea ce la siamo fatta. Poco importa. The Division 2 arriverà nei negozi il 15 marzo 2019 su PC, PlayStation 4 e Xbox One e se volete saperne di più sul gioco, vi consigliamo di leggere il nostro recente speciale sulla ricostruzione di Washington DC oppure il nostro provato dall'E3.