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Vengeful Guardian: Moonrider, una prova per l'action in vecchio stile di JoyMasher

Una bella dose di sana azione in stile arcade d'altri tempi: ecco quello che abbiamo provato in Vengeful Guardian: Moonrider, sui nostri schermi questo autunno.

PROVATO di Giorgio Melani   —   12/10/2022

La rievocazione dei fasti degli 8 e 16-bit non fa più notizia: il recupero delle forme videoludiche del passato è ormai diventato un trend talmente stabilito dall'aver ormai recuperato certi generi sedimentati come nuove proposte attuali. Una volta messa da parte la mera operazione nostalgica, la cosa positiva è che adesso quello che conta è proporre dei giochi che siano soprattutto validi, non solo degli affascinanti esercizi di stile. JoyMasher sembra aver capito la situazione, perché è uno dei non molti team in grado di andare al di là dell'elaborazione estetica per recuperare l'anima più vera dell'action classico in 2D, proponendo di fatto titoli fedeli alle tradizioni, ma anche validi da giocare, a prescindere dalla raffinatezze stilistiche.

Avevamo già visto ottimi risultati con Blazing Chrome, il loro gioco precedente, e le sensazioni derivate da questo nuovo provato di Vengeful Guardian: Moonrider ci portano a sperare in positivo anche per questa opera, di cui abbiamo testato la versione demo disponibile grazie allo Steam Next Fest e che non vediamo l'ora di giocare in forma definitiva.

L'immagine di copertina di Vengeful Guardian: Moonrider
L'immagine di copertina di Vengeful Guardian: Moonrider

Già il nome altisonante sprizza anni 80-90 da tutti i pixel, ma al di là della grafica è proprio l'azione sul controller che ci rimanda precisamente all'epoca SNES/Mega Drive, tra salti, colpi a ripetizione e boss impressionanti. Il gioco non ha ancora una data d'uscita precisa ma dovrebbe arrivare questo autunno, dunque ormai dovrebbe essere questione di settimane, ma intanto abbiamo avuto modo di goderci una versione preliminare che ci ha decisamente convinto.

Qualcosa di classico

Vengeful Guardian: Moonrider, lo scontro con il primo boss
Vengeful Guardian: Moonrider, lo scontro con il primo boss

In un futuro non meglio precisato, il mondo è vittima di uno stato totalitario che sopprime ogni voce con la forza di un tremendo apparato militare. Progettato come arma definitiva di questo potere opprimente, Moonrider viene risvegliato in laboratorio, ma a sorpresa decide di seguire una propria coscienza e si rivolta contro i propri creatori, ritrovandosi a dover combattere da solo contro un enorme esercito super tecnologico. Al di là delle inutili parole introduttive, vi basti sapere questo: siete nei panni di un guerriero ninja cibernetico con un'armatura da samurai, in grado di utilizzare varie armi tecnologiche altamente distruttive. Insomma, le premesse trasudano spirito arcade da produzione nipponica anni '80, ma in questo caso l'ispirazione si sposta dalle atmosfere militariste di Contra che avevamo visto in Blazing Chrome a quelle ibride fra fantascienza e tokusatsu nipponici.

Il risultato è uno zibaldone che ricorda Strider, Shinobi, ma soprattutto Hagane: The Final Conflict, ovvero un action game in 2D a scorrimento nel quale il protagonista utilizza principalmente armi a corto raggio come lame e colpi corpo a corpo, pur non disdegnando qualche attacco speciale fornito dal notevole arsenale tecnologico installato nell'armatura. Tra nemici, ostacoli e piattaforme, il gioco richiede prontezza di riflessi e comprensione dei pattern d'attacco dei nemici, con la sfida che raggiunge l'apice negli spettacolari scontri con i boss, anche questi disegnati richiamando lo stile classico della fantascienza nipponica, tra cyberpunk e samurai.

Action e platform

Vengeful Guardian: Moonrider propone livelli di stampo anche molto platform
Vengeful Guardian: Moonrider propone livelli di stampo anche molto platform

Il gameplay richiama i classici del genere, mischiando elementi platform all'action puro, più portato allo scontro fisico che non allo shooter, seguendo i dettami dei suddetti Strider o Hagane. La demo consentiva di provare solo un paio di livelli ma già questi hanno dato un'idea della varietà di situazioni in cui è possibile trovarsi, passando da una classica base super tecnologica con boss finale cibernetico a una flotta di navi in volo su cui il protagonista si deve fare strada saltando e arrampicandosi.

Vengeful Guardian: Moonrider è tutto incentrato sulla velocità di esecuzione e la precisione, perché gli errori si pagano carissimi, anche se il protagonista può contare su una barra d'energia che consente un certo margine di manovra. Nelle fasi iniziali, Moonrider può utilizzare un rapidissimo attacco principale a corto raggio portato con la propria spada, oppure un'arma secondaria in stile raggio laser, particolarmente potente ma limitato dal consumo di una barra posta al fianco dell'energia principale, tuttavia si intravedono numerose armi aggiuntive ed evoluzioni che potranno essere applicate al protagonista.

I movimenti ricordano da vicino quelli di Strider, con la possibilità di camminare e saltare a due diverse velocità (c'è un tasto dedicato alla corsa che amplia anche il raggio dei salti), appendersi ad alcune parti specifiche dei livelli e attaccarsi alle pareti per effettuare ulteriori salti da posizione rialzata. A questi si aggiungono calci volanti e colpi in aria, oltre a schivate verso il basso, in pratica un set completo di mosse classiche che consentono sia una certa varietà nel combattimento che una buona interazione con gli scenari, i quali infatti si sviluppano spesso in diverse direzioni, con ostacoli e dinamiche da platform puro.

Il ritmo è ovviamente serrato ed esaltante, con scontri continui e veloci che richiedono una certa memorizzazione dei pattern di attacco dei nemici, come si conviene a questo tipo di giochi, costringendo ad alternare diverse tipologie di colpi e movimenti difensivi.

Un ricercato ma coerente stile vintage

Vengeful Guardian: Moonrider propone sezioni a bordo di moto
Vengeful Guardian: Moonrider propone sezioni a bordo di moto

La grafica di Vengeful Guardian: Moonrider, opportunamente in bitmap, è ben lontana dalle derive più pretenziose della pixel art: si tratta semplicemente di un recupero pieno e piuttosto onesto degli stilemi classici del 16-bit, ovviamente con una certa volontà di rievocazione nostalgica ma senza abbandonarsi tanto agli orpelli estetici, per mettere in scena piuttosto un action essenziale che guarda ai grandi esempi del passato. Gli sprite grandi sono ben animati e dettagliati, nei limiti della bassa risoluzione, mentre gli scenari presentano i classici cliché del genere action futuristico, con qualche notevole omaggio ai classici come alcuni panorami in parallasse che ricordano vari shooter 2D. I livelli sono abbastanza brevi e concentrati da non lasciare mai posto alla noia, mentre i boss si preannunciano come gli immancabili climax di tensione e design, almeno per quanto siamo riusciti a vedere finora.

La demo era estremamente ridotta, ma già in quella, nonché nei materiali video diffusi, è possibile notare una certa ricerca di varietà nel level design e nelle situazioni di gioco, tra momenti a bordo di moto e veicoli vari che avevamo già apprezzato anche in Blazing Chrome. Lo stile tecnologico adottato rappresenta poi un misto particolare di suggestioni, mettendo insieme armature samurai, guerrieri e armi ninja nonché un cyberpunk impostato molto sulla fusione di meccanica e organismi biologici, avvicinando il tokusatsu ad influssi quasi horror.

Ci sono brevi momenti narrativi in Vengeful Guardian: Moonrider
Ci sono brevi momenti narrativi in Vengeful Guardian: Moonrider

D'altra parte questo è anche un intento dichiarato dal direttore artistico Danilo Dias di JoyMasher, che ha preso come riferimento opere come Genocyber, Cyguard, Kamen Rider Black e Hakaider, fondendole con classici occidentali della fantascienza più inquietante. Da notare che per lo stile grafico ha anche citato Keita Amemiya come ispirazione principale, rendendo particolarmente calzante il confronto con Hagane: The Final Conflict. Anche sul fronte audio è notevole la fedeltà agli stilemi dei 16-bit, con il classico rock "sintetico" e martellante nonché effetti e campionature opportunamente distorte e "lo-fi".

La demo di Vengeful Guardian: Moonrider è durata poco e ci ha lasciato una gran voglia di lanciarci nel gioco completo. Dopo Oniken, Odallus e Blazing Chrome, i JoyMasher sembrano voler lasciare ulteriormente il segno nel panorama indie con un altro omaggio sentito, onesto e ben costruito agli action classici dell'epoca 16-bit. Anche in questo caso, al di là della rievocazione nostalgica, si avverte subito la presenza di un ottimo gameplay a supporto del progetto, con il recupero della forma classica dell'action platform in 2D visto come veicolo per proporre un gameplay essenziale e divertente più che un mero scimmiottamento diventato ormai trendy. Resta da valutare l'effettiva varietà dell'azione e qualità complessiva vista la brevità del frammento provato, ma Vengeful Guardian: Moonrider sembra essere un gioco da tenere particolarmente d'occhio se si ama l'azione d'altri tempi.

CERTEZZE

  • Divertente, esaltante e impegnativo come i vecchi action platform
  • Ottimo stile che richiama fantascienza ed elementi nipponici
  • Sembra esserci una discreta varietà di situazioni e un buon ritmo

DUBBI

  • Da valutare la longevità e il level design complessivo
  • La versione finale dovrà avere nemici più vari e impegnativi