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I videogiochi che ci hanno fatto combattere i nazisti

Il nemico perfetto, da affrontare senza ripensamenti: ripercorriamo la storia di alcuni fra i più celebri videogiochi che ci hanno fatto combattere i nazisti.

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   27/05/2024
B.J. Blazkowicz sta per essere decapitato da Frau Engel in Wolfensten 2: The New Colossus

Un regime totalitario, consolidato da una propaganda crudele e spaventosamente ben organizzata, che faceva leva sulle disgrazie e il malcontento derivanti dalla sconfitta della Germania durante la Prima guerra mondiale al fine di individuare in alcune specifiche categorie il nemico interno da emarginare e finanche eliminare, senza pietà e senza umanità: l'ideologia nazista ha prodotto effettivamente questi drammatici risultati.

Sotto la guida di Adolf Hitler, dopo aver annesso l'Austria e la regione cecoslovacca dei Sudeti, la Germania ha invaso la Polonia nel 1939 dando inizio alla Seconda guerra mondiale, da cui è uscita nuovamente sconfitta nel 1945. Solo allora si è potuto far luce sugli aberranti crimini perpetrati dal Terzo Reich ai danni di ebrei, rom, omosessuali, disabili e dissidenti: un quadro raccapricciante, che lasciava ben pochi dubbi su chi stesse dalla parte sbagliata della storia.

Dalla realtà all'intrattenimento il passo è breve, e così i nazisti sono ben presto diventati "il nemico perfetto" da contrapporre all'eroe di turno; anche nei videogiochi, chiaramente: ecco i più celebri fra quelli che ci hanno fatto combattere i nazisti.

Wolfenstein

Lo scontro con Hitler in Wolfenstein 3D
Lo scontro con Hitler in Wolfenstein 3D

Non c'è dubbio che la serie di Wolfenstein sia legata a doppio filo alla figura dei nazisti, fin dalle sue origini targate Muse Software nel 1981: ai tempi la formula era quella di un'avventura dinamica con elementi stealth in cui vestivamo i panni di un prigioniero dei soldati tedeschi rinchiuso in una cella nel Castello di Wolfenstein, con l'obiettivo di riuscire a fuggire.

Inevitabilmente il grande successo è arrivato però nel 1992, quando id Software ha deciso di realizzare un remake tridimensionale di quel classico, appunto Wolfenstein 3D, immaginando dapprima di riprenderne le meccaniche per poi accantonarle in favore di un approccio puramente action, quello di uno sparatutto in prima persona... il primo di sempre!

La croce uncinata spiccava sulle pareti di roccia che delimitavano i livelli di gioco, mentre al comando del soldato americano William "B.J." Blazkowicz ci facevamo largo fra i soldati nazisti a colpi di pistola e fucile, lasciando unicamente alle immagini il compito di raccontare, per sommi capi, quella che era la storia di fondo di un gioco che ha fatto scuola.

Ventidue anni dopo, a raccogliere quell'importante testimone sono stati i ragazzi di MachineGames con i capitoli moderni di Wolfenstein, ovverosia The New Order, il prequel The Old Blood, il sequel The New Colossus e lo spin-off Youngblood. Sparatutto di razza, run & gun frenetici e spettacolari, ma soprattutto giochi capaci di portare sullo schermo la rappresentazione più malvagia dei nazisti che si sia mai vista in un videogioco.

La folle sequenza del provino con Hitler in Wolfenstein 2: The New Colossus
La folle sequenza del provino con Hitler in Wolfenstein 2: The New Colossus

Dal crudele Generale Deathshead, che ci chiedeva di scegliere chi dei nostri compagni avrebbe squartato per i propri esperimenti, alla figura di Frau Engel, protagonista di una delle sequenze più sottilmente inquietanti della saga quando Blazkowicz si trova a bordo del treno che lo porterà a Berlino, nel cuore dell'impero nazista costituito dopo la vittoria della seconda guerra mondiale nella realtà storica alternativa della serie.

Per arrivare allo stesso Adolf Hitler, rifugiatosi sul pianeta Venere per dar sfogo alle sue ambizioni artistiche in veste di produttore cinematografico del film che la propaganda nazista vuole dedicare proprio alla figura (a loro modo di vedere malvagia e crudele!) di Blazkowicz, che in quel momento il regime considera morto: anche questa una sequenza memorabile.

Call of Duty

Heinrich, uno dei nemici di Call of Duty: WWII, qualche minuto prima di fare una bruttissima fine
Heinrich, uno dei nemici di Call of Duty: WWII, qualche minuto prima di fare una bruttissima fine

L'ambientazione della Seconda guerra mondiale rappresenta (quasi sempre!) un requisito fondamentale perché un videogioco ci faccia affrontare dei nazisti, e come noto Call of Duty ha utilizzato questo tipo di scenario in più occasioni: nei primi tre capitoli, dal 2003 al 2006, e poi di nuovo in World at War nel 2008, riprendendo il tema tempo dopo con Call of Duty: WWII e Call of Duty: Vanguard.

Visto che il concetto di campagna cinematografica ha preso piede nella serie Activision in concomitanza con l'avanzamento tecnologico necessario per realizzare quel tipo di esperienza, anche in questo caso la rappresentazione più interessante e inquietante delle truppe tedesche la ritroviamo negli ultimi due capitoli elencati, appunto WWII e Vanguard.

Ufficiali nazisti in Call of Duty: Vanguard
Ufficiali nazisti in Call of Duty: Vanguard

Nel primo caso c'è una missione in cui la combattente per la resistenza Camille "Rousseau" Denis si trova faccia a faccia con l'ufficiale che le ha ucciso la famiglia, Heinrich, e trova finalmente la sua vendetta. Nel secondo caso i protagonisti del gioco, fra cui il luogotenente inglese Arthur Kingsley, finiscono per essere catturati e torturati nel tentativo di carpire le informazioni sulla loro missione, con un membro della squadra che viene ucciso durante questa fase.

Dopodiché, naturalmente, la narrazione che vede il Terzo Reich come il nemico perfetto si arricchisce di elementi sovrannaturali nelle campagne della modalità Zombie, che puntano sull'effettiva fissazione di Hitler per l'esoterismo al fine di raccontare di come questa ricerca abbia portato il fuhrer a scatenare forze ben al di là del suo controllo, creando un esercito di morti viventi.

Non solo sparatutto

Se è vero che la maggior parte dei giochi in cui si combattono i nazisti sono sparatutto ambientati durante la seconda guerra mondiale (vedi anche Medal of Honor: Allied Assault, che poteva addirittura contare su di una storia scritta da Steven Spielberg), esistono anche alcune interessanti eccezioni. The Saboteur, ad esempio, che si presenta nella forma di un action stealth in cui controlliamo un soldato irlandese che si muove nella Francia occupata per eliminare le truppe tedesche a suon di bombe e pallottole.

Restando nello scenario francese è il caso di citare anche Velvet Assassin, sempre un action stealth ma sviluppato da Replay Studios: nel gioco vestiamo i panni di Velvet Summer, una spia britannica determinata a sterminare i nazisti dopo l'uccisione del marito, un aviatore della Royal Air Force. Troviamo peraltro una protagonista femminile che affronta il Terzo Reich anche in Bloodrayne, l'hack & slash di Terminal Reality, sebbene in questo caso si tratti di una guerriera metà umana e metà vampira.

Sniper Elite

La versione 'ultraterrena' di Adolf Hitler in Nazi Zombie Army
La versione "ultraterrena" di Adolf Hitler in Nazi Zombie Army

A proposito di morti viventi, quello di Hitler che scatena una maledizione e trasforma i soldati nazisti morti in un esercito di zombie inarrestabili è il tema centrale della saga Zombie Army, spin-off della serie Sniper Elite firmata Rebellion. In tale frangente la narrazione già consolidata del Terzo Reich e del suo leader come personificazioni del male si spinge oltre, nel territorio dell'horror più classico e del mito dei morti viventi.

Tuttavia anche gli episodi tradizionali della saga vedono la presenza delle truppe tedesche in qualità di avversari principali: non potrebbe essere diversamente, visto che il protagonista del franchise, Karl Fairburne, è un cecchino mandato a combattere la Battaglia di Berlino del 1945. Fra DLC e missioni extra la saga consente spesso di uccidere Hitler, magari mettendo a segno un colpo mirato al singolo testicolo di cui pare fosse dotato il fuhrer. Ahi!