We Happy Few ci porta a Wellington Wells, in un 1964 alternativo: l'isola britannica ha deciso di tagliare i ponti con il resto del mondo, scegliendo di dimenticare il passato e di costruirsi un presente basato sull'illusione della felicità. Tutti gli abitanti devono assumere a intervalli regolari una droga sintetica, Joy, che consente loro di mantenere il sorriso e l'ottimismo, tenendo ben nascosti dubbi e pensieri critici.
Il gioco costruisce il proprio lore sulla base di una ricca miscela di riferimenti: narrativamente le citazioni di 1984 si sprecano, c'è l'elemento del controllo delle emozioni tramite droghe sintetiche obbligatorie visto fra gli altri in Equilibrium e, in generale, una società distopica che ha deciso di affrontare il dopoguerra attraverso l'isolamento e lo stordimento. Sul piano ludico e strutturale, abbiamo invece a che fare con un ampio sandbox la cui natura procedurale viene rivelata solo in determinati momenti; un'ambientazione in cui muoversi cercando di mimare i comportamenti delle persone che ci circondano, pena l'individuazione e una violenza a cui opporsi attraverso un sistema di combattimento che ricorda quello di Dishonored (risultando però sostanzialmente meno sofisticato e brillante), o a cui sottrarsi dandosi alla fuga e nascondendosi nell'erba alta oppure in bella vista, seduti su di una panchina a la Assassin's Creed (dell'ultimo capitolo abbiamo tra l'altro parlato molto di recente, con l'ultimo approfondimento che si è concentrato su il mondo dell'Antica Grecia di Assassin's Creed Odyssey).
Dopo un lungo periodo in Accesso Anticipato, il nuovo progetto di Compulsion Games ha debuttato finalmente su PC, PlayStation 4 e Xbox One: sarà vera Gioia? Scopriamolo nella video recensione in testa all'articolo. Vi ricordiamo poi che il gioco avrà anche dei contenuti aggiuntivi a pagamento, visto che il Season Pass includerà tre nuove storie.