Non è raro negli ultimi anni incappare in videogiochi che guardano al passato, perché insoddisfatti dall'evoluzione del medium videoludico e dalle sue forme più moderne, fin troppo condiscenti con i giocatori. Non stiamo parlando solo di rielaborazioni di giochi classici, ma anche della ripresa di estetiche che si ritenevano dimenticate, legate oltretutto a tecnologie considerate obsolete.
In tempi e modi diversi, sviluppatori e appassionati vanno recuperando sistemi da gioco e modi di concepire meccaniche e gameplay che si credevano confinati in epoche in cui molti videogiocatori attuali non erano nemmeno nati, alla ricerca di un rapporto più diretto e umano con i videogiochi stessi, rapporto che si è perso nella grande industria. Così vanno nascendo nicchie, più o meno popolose, che si astraggono dal mercato di massa per dedicarsi a riscoprire le loro vere passioni: ciò che li ha fatti innamorare dei videogiochi. Wrath: Aeon of Ruin di KillPixel, di cui abbiamo provato l'ultima versione in Accesso Anticipato prima di quella definitiva, sposa perfettamente questa tendenza, presentandosi come un inno a Quake e, più in generale, agli sparatutto degli anni '90.
Gameplay
È indubbio che proprio Quake sia il primo gioco che viene in mente giocando a Wrath: Aeon of Ruin, vuoi per atmosfere, vuoi per il ritmo dell'azione davvero incalzante e vuoi perché il motore grafico è esattamente quello: il Quake 1 Tech. In realtà giocando un po' emergono anche elementi presi di peso dagli Hexen, dal primo Unreal e dai Blood, segno che l'intento degli sviluppatori sia più quello di celebrare una certa scuola di pensiero che un singolo gioco. Un po' ciò che ha provato a fare Ion Fury con l'eredità di Duke Nukem 3D con un certo successo. Non a caso è sempre edito da 3D Realms.
Quello di Wrath è un modo gotico in cui il giocatore veste i panni dell'Outlander, incaricato dallo Shepherd of Wayward Souls di andare a caccia dei Guardiani del Vecchio Mondo. Ognuno di loro occupa una zona diversa, raggiungibile dalla mappa hub iniziale (la versione finale del gioco avrà quindici livelli divisi in tre hub). C'è anche un tutorial, che fortunatamente dura pochi minuti, giusto il tempo di spiegare le funzioni dell'arma di default: una potente lama da polso che consente anche di compiere dei balzi prodigiosi. Usciti all'aperto si può andare alla ricerca di uno dei portali che conducono a uno dei cinque livelli attualmente disponibili. Basta passarci attraverso e comincia l'incubo.
Per iniziare abbiamo selezionato la difficoltà Normal (la seconda di quattro), scoprendo però ben presto una delle caratteristiche principali del gioco: è spietato. Lo è anche selezionando Easy (che possiamo far corrispondere al livello di difficoltà massimo di uno sparatutto moderno). I primi nemici che si incontrano sono dei non morti che vanno giù senza troppi problemi, ma quando iniziano a spuntare i primi demoni equipaggiati con armi da fuoco, le cose si complicano assai... anche perché in Wrath non si può salvare liberamente.
Per farlo bisogna usare una Soul Theter, degli oggetti magici che si trovano esplorando i livelli. Nel caso non se ne abbia alcuna, o se ne siano sprecate troppe, non si può salvare e si corre il rischio di dover rifare più volte delle lunghe sezioni di gioco in caso di morte prematura. Imparare ad adoperare con accortezza le Soul Theter è una delle abilità richieste al giocatore. Anche perché, come abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle, si muore spessissimo.
Difficoltà
Durante i nostri primi tentativi confessiamo di aver tentato un approccio alla Serious Sam, facendo irruzione nelle stanze piene di mostri con le armi spianate, agitandoci poi come bambini inferociti, saltando e sparando all'impazzata. Ogni volta siamo stati spazzati via in pochi istanti: i nemici sono molto precisi, i loro colpi sono veloci e ardui da schivare e, oltretutto, fanno un gran male. Ce ne sono anche alcuni che combattono solo corpo a corpo, ma sono rapidi e fanno malissimo anch'essi. In generale le creature ostili non sono particolarmente intelligenti, ma di solito attaccano in numero tale da essere comunque pericolosissime, avvantaggiate da un design delle mappe che favorisce le imboscate.
Dopo alcune morti indecorose, siamo riusciti a prendere le giuste misure e abbiamo iniziato a ottenere qualche risultato. Abbiamo quindi preso ad avere un approccio più cauto e a guardarci intorno con più attenzione, facendo caso alla direzioni dei suoni, in particolare quelli provenienti dalle nostre spalle, per non rischiare di essere circondati. Meglio guardare dietro a ogni angolo prima di agire e tornare sui propri passi quando necessario... Anche perché scordatevi energia o scudi che si ricaricano da soli.
Come già detto, Wrath: Aeon of Ruin ha un approccio classicissimo al genere, quindi i livelli sono disseminati di oggetti curativi, più o meno nascosti, nonché di pezzi di armatura e di munizioni per le armi. Ci sono anche molti segreti da scoprire, che invitano ad esplorare ogni anfratto delle vaste mappe di gioco. La sensazione è davvero quella di trovarsi di fronte a un titolo degli anni '90 sotto steroidi, con l'azione che non dà mai un attimo di tregua. Il sistema di progressione delle armi stesso ha un approccio molto simile a quello del resto del gioco: ogni arma raccolta finisce nell'inventario ed è richiamabile in qualsiasi momento, senza limite delle due armi come avviene negli sparatutto moderni. Peccato che più armi si posseggano, più i livelli diventino difficili.
Certo, padroneggiando le due modalità di fuoco di ogni arma e imparando a usare gli artefatti, dei potenti oggetti dai poteri incredibili come quello di far recuperare energia all'Outlander per ogni uccisione, o quello di donare qualche secondo d'immortalità, le cose si attenuano un po', ma rimane il fatto che in certi momenti Wrath è davvero punitivo, quindi non adatto a tutti.
Grafica
Dal punto di vista tecnico / stilistico non c'è molto da dire su Wrath: Aeon of Ruin, dato che ricorda Quake anche in questo: ambienti spogli e spigolosi, texture piccole spalmate sulla superfici senza troppi riguardi ed effetti speciali decisamente blandi. Da un certo punto di vista a volte è meglio non essere distratti da un grafica troppo appariscente, così da poter valutare con più accortezza il valore del gameplay del gioco che abbiamo di fronte. Va sottolineato che il titolo KillPixel è giocabile davvero su qualsiasi PC a framerate elevatissimi, solo non aspettatevi miracoli. I livelli sono un misto tra ambienti chiusi e ambienti aperti (molto più Unreal che Quake in questo), tutti ben caratterizzati e dotati di grande atmosfera, nonostante la mancanza di dettagli. Lo stesso si può dire delle creature, che sembrano uscite direttamente da un CD-Rom di un qualche gioco degli anni '90. Del resto gli sviluppatori non hanno mai nascosto questo aspetto del gioco, quindi è difficile che qualcuno possa esserne sorpreso in negativo.
Wrath: Aeon of Ruin in un certo senso si spiega da sé. La versione in Accesso Anticipato che abbiamo avuto modo di provare ci ha mostrato un titolo che ha tutte le carte in regola per essere amato da chi proviene dagli anni '90, videoludicamente parlando. Certo, all'appello mancano ancora molti livelli e il gameplay ha bisogno di tante limature, quindi per ora meglio rimanere completamente neutri, senza nascondere però che l'esperienza nel suo complesso ci è piaciuta moltissimo. Certo, chi lo ha provato è un vecchio giocatore, quindi il target perfetto per questo titolo.
CERTEZZE
- Piacerà se piace Quake
- I livelli sono davvero grossi
- Difficoltà altissima
DUBBI
- Difficoltà davvero altissima
- Quake andava davvero riesumato?