Abbiamo provato Yakuza: Like a Dragon su PC mossi da una certa curiosità nei confronti della localizzazione in italiano, ma anche e soprattutto delle nuove meccaniche in stile jRPG che caratterizzano il sistema di combattimento del gioco.
Per chi ancora non lo sapesse, infatti, ci troviamo di fronte a un episodio di Yakuza molto diverso dai precedenti, che non solo cambia protagonista e ambientazione ma si spinge ben oltre, rivoluzionando letteralmente il gameplay a cui tantissimi fan nel corso degli anni si erano affezionati. Un rischio calcolato?
Mentre giocavamo, provando a rispondere a questa domanda, abbiamo ricevuto un codice per la versione Xbox Series X del gioco e così alla curiosità ludica si è affiancata quella tecnica.
Storia
Archiviata la lunga saga con Kazuma Kiryu, Yakuza: Like a Dragon introduce il personaggio di Ichiban Kasuga, giovane membro della famiglia Arakawa che stravede per il suo patriarca e accetta dunque di buon grado di sacrificarsi per il bene del clan, assumendosi la responsabilità di un omicidio che non ha commesso.
Uscito di prigione ben diciotto anni dopo, Ichiban scopre che le cose sono cambiate: la famiglia Arakawa è passata dal clan Tojo all'Alleanza Omi e sembra ci sia una taglia sulla sua testa, tanto che finisce per beccarsi un proiettile e quasi ci rimane secco. Risvegliatosi misteriosamente nel quartiere di Isezaki Ijincho, a Yokohama, scopre di essere stato ricucito da Yu Nanba, un senzatetto con un passato da infermiere.
Nella tasca della giacca, sporca del suo stesso sangue, l'ormai ex membro della Yakuza trova una banconota stampata solo su di un lato. Cosa significa? Chi ha voluto fornirgli quell'indizio, e perché? Per scoprirlo dovremo completare i quindici capitoli che compongono la campagna del gioco, anche stavolta ricchi di colpi di scena, una quantità enorme di missioni secondarie, attività extra e personaggi memorabili.
Fra questi rientrano anche i membri del nostro party: oltre al già citato Nanba, potremo contare inizialmente sull'aiuto dell'ex poliziotto Koichi Adachi e dell'affascinante hostess Saeko Mukuoda. Proprio come nei jRPG, ognuno di questi combattenti metterà a disposizione del gruppo abilità uniche e peculiari, che avremo modo di sbloccare e che cambieranno a seconda del mestiere scelto di volta in volta.
Gameplay
Avvicinarsi all'esperienza di Yakuza: Like a Dragon da grandi appassionati della serie SEGA è abbastanza... strano. Inevitabilmente si passano le prime ore a chiedersi perché gli sviluppatori abbiano voluto apportare un cambiamento così profondo, introducendo gli elementi da JRPG, a delle meccaniche che funzionavano decisamente bene, al netto di qualche problema di bilanciamento.
Perché è vero, negli scontri più impegnativi si finiva per "barare" riempiendo l'inventario di cibo con cui recuperare energia alla bisogna, ma sarebbe stato possibile risolvere il problema andando ad aggiungere spessore ai combattimenti stessi attraverso soluzioni in stile action RPG. Il fatto di non poter "menare le mani" liberamente, specie quando è il gioco stesso a farti montare la rabbia nei confronti di un avversario, si traduce purtroppo in una sensazione di distacco emotivo che fa perdere mordente all'intera esperienza.
Nello specifico, incontrato un gruppo di nemici ci si isola dallo scenario, come accadeva nei primi Yakuza, e compaiono menu (tradotti in italiano) con le opzioni per l'attacco di base, le tecniche, la difesa e gli oggetti, che includono anche risorse extra come i Pestamici: potenti alleati da chiamare in caso di bisogno, ma che talvolta richiedono il pagamento di una somma per le proprie prestazioni.
Capita dunque di assistere a una cutscene in cui un villain particolarmente crudele ci sfida ad affrontarlo, ma poi non si può prendere la rincorsa e aprire lo scontro tirandogli un calcio volante sul muso: bisogna mantenere la calma, ragionare strategicamente, concentrare gli attacchi sui singoli bersagli e fare attenzione a curare le ferite prima dello scontro successivo, perché ovviamente l'atto di mangiare uno snack andrà a consumare il turno di uno dei personaggi.
Cambiare lavoro
Yazuza: Like a Dragon se la prende molto comoda nello sfaccettare le meccaniche di combattimento, che cominciano a vantare un certo grado di varietà solo verso un terzo della campagna, quando peraltro anche altri elementi strutturali si sbloccano, su tutti l'interessante novità dei mestieri che gli sviluppatori hanno voluto rendere proprio alla lettera.
I personaggi possono infatti cambiare lavoro recandosi presso un ufficio di collocamento, ottenendo man mano le competenze richieste dagli impieghi migliori. Non si tratta semplicemente di una gimmick per cambiare abito ai protagonisti, bensì di un vero e proprio job system che a seconda della professione va a modificare caratteristiche e repertorio di ogni membro del party.
Ichiban, che affronta la vita come fosse un episodio di Dragon Quest, parte con la professione dell'Eroe ma può diventare ad esempio una guardia del corpo e brandire così una potente spada di legno con cui colpire gli avversari. Nanba, dal canto suo, può ambire a fare il musicista e picchiare i nemici con la chitarra oppure lanciandogli contro il suo ultimo CD, mentre Adachi può vestire nuovamente i panni dell'agente di polizia ma in tenuta antisommossa.
Ogni lavoro vanta una progressione separata, che consente di sbloccare gradualmente nuove mosse e di migliorare le statistiche generali, nell'ambito di un gameplay in cui armi e corazzature svolgono un ruolo decisamente più rilevante rispetto al passato, diventando addirittura obbligatorie prima di affrontare determinate missioni.
Ambientazione
Un'altra grande novità di Yakuza: Like a Dragon è rappresentata dalla possibilità di esplorare un'ambientazione completamente inedita per la serie, ovverosia il quartiere fittizio di Isezaki Ijincho a Yokohama. La mappa è la più grande di sempre, praticamente tre volte Kamurocho (che pure è visitabile nel gioco e si mostra nella sua versione migliore), e vanta la tradizionale, enorme quantità di attività extra.
Oltre a minigame classici come il batting center, il Mahjong e il karaoke, troviamo le nuove corse per la raccolta delle lattine, le gare di go-kart, il cinema vintage in cui bisogna lottare per non addormentarsi mentre si guardano pellicole improbabili, la scuola di formazione con i suoi quiz a risposta multipla e naturalmente i Club SEGA in cui fare qualche partita con Space Harrier, Out Run, Super Hang-On, Fantasy Zone, Virtua Fighter 2 e Virtua Fighter 5: Final Showdown.
Impressioni preliminari
Al netto di un salvataggio fornitoci da SEGA che presentava personaggi troppo potenziati e dunque combattimenti assolutamente banali, ma che fortunatamente non riflette il reale bilanciamento della difficoltà del gioco (che abbiamo testato separatamente, raggiungendo in autonomia lo stesso punto della campagna), la nostra esperienza con Yakuza: Like a Dragon, che pure si è protratta per diverse ore, non è stata sufficiente a scacciare le perplessità riguardanti il clamoroso cambio di rotta del franchise.
Se infatti la formula tradizionale della serie si riduceva allo spostarsi dal punto A al punto B della mappa, passando di cinematica in cinematica per far dipanare gli eventi di una trama sempre all'altezza della situazione e "ingannando il tempo" combattendo avversari sempre più forti mentre si sbloccavano nuove mosse da aggiungere al proprio repertorio, gli scontri a turni non possono vantare lo stesso grado di coinvolgimento e la loro inevitabile ripetitività si pone come un limite ulteriore.
Talvolta è complicato sottrarsi a un duello e beccarne tanti, uno di fila all'altro, diventa francamente scocciante. La sensazione, insomma, è che quegli aspetti che finivano per distrarci dalle evidenti mancanze strutturali del gioco in questo nuovo episodio siano stati sostituiti da elementi non altrettanto efficaci nel compiere la medesima funzione. Se poi ci mettiamo anche una trama che ha certamente i suoi bei momenti ma nel concreto fatica un po' a decollare, il quadro appare preoccupante.
Sul fronte della realizzazione tecnica, però, ci sono solo buone notizie. Kamurocho non è mai stato così bello e Yokohama ha tantissimi panorami suggestivi, anche in questo caso decisamente più affascinanti di sera che non di giorno. Il nuovo sistema di illuminazione migliora comunque anche la resa diurna degli scenari, che appaiono finalmente meno piatti del solito e su PC scorrono che è un piacere a 60 fps fissi, con tutte le impostazioni al massimo, fino a 1440p. Nulla da fare invece per i 4K maxati: in quel caso la GTX 1080 Ti utilizzata per i test riesce a restituire solo 30 fps stabili.
La versione Xbox Series X
Come dicevamo in apertura, in aggiunta a quella PC abbiamo potuto provare Yakuza: Like a Dragon in versione Xbox Series X sfruttando una demo contenente il solo capitolo 5, L'uomo della Liumang, che Microsoft ha messo a disposizione all'interno del preview kit della console. Questo specifico spezzone di gioco ci ha permesso di girovagare in lungo e in largo tra le vie di Yokohama tralasciando le attività secondarie e la campagna narrativa, così da testare al massimo l'hardware della console approfittando della componente free roaming del titolo.
Tre sono le opzioni grafiche accessibili dal menu generale delle impostazioni di gioco: normale, alta risoluzione e frequenza dei fotogrammi elevata; e sono tutte liberamente selezionabili una volta impostato l'output di Xbox Series X alla risoluzione 4K.
Purtroppo non vengono date informazioni aggiuntive su questi settaggi e non è neanche possibile avere dei dettagli in merito alla risoluzione nativa di rendering del gioco. Per questo motivo ci siamo dovuti affidare al nostro occhio e ad una manciata di test sul frame rate approfonditi nella videoanteprima.
Nella modalità alta risoluzione il gioco punta tutto sulla qualità dell'immagine, spingendo al massimo l'orizzonte visivo e gli effetti su schermo e lavorando di fino su riflessi e rifrazioni che appaiono ben visibili, soprattutto nelle ambientazioni notturne. Con questo settaggio il frame rate viene letteralmente dimezzato e il gioco sembra girare a 30 FPS bloccati, indipendentemente dalla complessità dello scenario.
Esattamente opposto il risultato selezionando la modalità frequenza dei fotogrammi elevata. Con questa opzione Yakuza: Like a Dragon punta ai 4K a 60 fotogrammi al secondo granitici, raggiunti riducendo la qualità grafica e probabilmente abbattendo la risoluzione nativa del rendering. Si notano infatti dettagli di qualità inferiore e i riflessi nelle pozzanghere appaiono meno definiti.
Più criptico invece il settaggio grafico denominato normale, quello impostato di default all'avvio del gioco e che sembra essere una sorta di compromesso ideale tra le altre due opzioni. Una volta selezionato, il gioco continuerà a viaggiare ad un frame rate prossimo ai 60 FPS mentre la qualità grafica sembra subire dei piccoli cambiamenti a seconda della complessità della scena renderizzata su schermo. Probabilmente questa impostazione modifica in tempo reale la qualità del rendering per far sì che il frame rate sia il più vicino possibile alla soglia dei 60 FPS, ma senza che questi siano granitici. A livello di giocabilità e resa su schermo è sicuramente l'impostazione che abbiamo preferito.
Degna di nota anche la velocità dei caricamenti di Yakuza: Like a Dragon su Xbox Series X. Al di fuori di un loading di pochi secondi quando si avvia una nuova partita, si cambia l'episodio della storia, si avvia un minigioco o si carica un salvataggio, il titolo procede praticamente spedito e senza interruzioni. Persino le scene d'intermezzo possono essere saltate al volo con la pressione di un tasto senza dover attendere il classico caricamento che rimane nascosto in background.
Rispetto quindi alla versione PC, quella Xbox Series X sembra offrire una modalità 4K a 60 FPS immediatamente utilizzabile e che non sembra andare a discapito di una qualità grafica comunque all'altezza delle aspettative. Rimaniamo tuttavia in attesa di scoprire quale sia la reale risoluzione di rendering adottata dal titolo in tutte e 3 le sue modalità grafiche.
La nostra prova di Yakuza: Like a Dragon conferma da una parte le qualità tecniche e strutturali del nuovo episodio della serie SEGA, che riparte da zero con un nuovo protagonista e una nuova ambientazione, nonché con il tradizionale pacchetto di attività extra, missioni secondarie fuori di testa e una trama con degli ottimi momenti. Dall'altra ci sono naturalmente le perplessità circa i profondi cambiamenti apportati al gameplay, che ancora non ci convincono e sembrano depotenziare l'esperienza, esponendone le criticità storiche senza offrire una contropartita adeguata.
CERTEZZE
- Personaggi e struttura degni di Yakuza
- Campagna molto corposa e con tantissime attività collaterali
- Molto interessante il job system...
DUBBI
- ...ma il nuovo gameplay continua a non convincerci
- La trama fa un po' fatica a decollare
- Inevitabilmente ripetitivo