Durante l'E3 2016, Shigeru Miyamoto ha rivelato ai microfoni di IGN.com il perché non volesse definire The Legend of Zelda: Breath of the Wild un gioco open world. "Nell'industria videoludica e tecnologica c'è la tendenza a voler dare un nome a ogni cosa", ha detto il celebre game designer, "ma penso che sia importante, per quello che facciamo, evitare di dipendere o essere influenzati dalla tecnologia e da ciò che è disponibile oggi."
"Vogliamo utilizzare la tecnologia e le tecniche a disposizione per creare ciò che vogliamo creare", ha spiegato Miyamoto. "Ciò che conta è esprimere come vogliamo usare questi strumenti per rendere unica la nostra esperienza. Non volevamo semplicemente sviluppare un gioco in cui si potesse fare qualsiasi cosa, bensì sviluppare un gioco in cui ci si potesse divertire facendo qualsiasi cosa. (...) Per questo pensavamo che la cosa migliore fosse creare una nostra definizione dell'esperienza, e il termine 'open air' è il risultato di tale ragionamento. Bill Trinen l'ha usato moltissimo in questi giorni."
"Guardo questo gioco e vedo un mondo pienamente integrato nelle meccaniche di esplorazione, nell'avventura. Non è semplicemente un mondo in cui ci si muove, ma qualcosa di cui si fa parte", ha spiegato lo stesso Trinen. "In quello spazio c'è tanta avventura, tanta esplorazione, e il tema dell'ambiente selvaggio ci ha fatto capire che il termine 'open air' fosse quello giusto per descrivere il gioco."