Da cosa nasce l'amore dei videogiocatori per i Souls? Abbiamo appena scoperto che per il pubblico giapponese Demon's Souls di From Software è da considerarsi il miglior videogioco uscito su PlayStation 3.
Ovviamente conosciamo i limiti del sondaggio condotto dalla rivista Famitsu, che conta un numero limitato di rispondenti, oltretutto provenienti da una sola area geografica. Detto questo il risultato è comunque interessante per diversi motivi. Il primo è che è un pubblico facilmente inquadrabile come hardcore, il secondo è che il grande apprezzamento per un titolo simile è indicativo di dove sta procedendo il mondo dei videogiochi. In che senso?
A nostro giudizio l'amore per le opere di From Software è una presa di posizione contro la tendenza del mercato che mira ad ampliare il più possibile il pubblico, includendo anche categorie che non amano i videogiochi tradizionali. Demon's Souls è un gioco profondamente giapponese nella cultura, che premia l'esperienza intesa come lento apprendimento e perfezionamento della tecnica. I nemici sono più forti del giocatore finché non si capisce come affrontarli, finché cioè non li si decodifica e non si prendono le giuste contromisure, introiettando cioè i loro tempi di movimento e le loro tecniche d'attacco così da poter controbattere sfruttando gli strumenti dati. Il protagonista non è onnipotente e capita frequentemente di morire, perdendo molto di ciò che si è accumulato, a parte l'esperienza personale, che conta più di tutto il resto. Insomma, Demon's Souls mette alla prova il giocatore, in un certo senso lo sceglie, producendo l'effetto di gratificarlo non con i soliti biscottini per cani che i videogiochi ci tirano a ritmi regolari, ma con la visione dell'accrescimento reale delle proprie capacità, che si manifesta nel superamento di ostacoli che prima ci sembravano insormontabili.
Facendo questo Demon's Souls respinge tutta quella gran massa di giocatori che invece preferiscono un design più guidato e tollerante verso gli errori; lo potremmo definire un design più "americano", fatto di standard pensati per non alienare il giocatore medio, che non deve mai essere messo troppo in difficoltà e a cui bisogna sempre dare una via d'uscita. Insomma, Demon's Souls è un'interpretazione radicale del concetto di videogioco e per questo in un'epoca di sparatutto militari all'acqua di rose e di titoli in cui oggetti random vengono regalati in grande quantità, tanto per gratificare e riempire gli inventari dei tossici da accumulo di bottino, risalta come una gemma rara e rimane nei cuori di quelli che sono riusciti a domarlo o che, anche quando sconfitti, lo hanno accettato e riconosciuto nella sua essenza.
Insomma, Demon's Souls non vizia il giocatore facendogli credere che tutto gli è dovuto, ma lo rispetta, chiedendogli il giusto impegno. Per questo non ci stupiamo che sia tanto amato, anche se non è sicuramente uno dei titoli più venduti per PlayStation 3 (figuratevi che rischiò addirittura di non arrivare in occidente). Consideriamola come una reazione romantica al mondo che cambia, reazione che ha assunto nobiltà e importanza proprio per il contesto da cui è nata.