La notizia del mancato doppiaggio in italiano per Mass Effect: Andromeda, com'era prevedibile, ha suscitato un bel po' di reazioni non proprio entusiastiche, sia da parte dei fan storici della serie BioWare sia di chi pensava che ormai le localizzazioni complete nella nostra lingua fossero diventate un elemento assodato, su cui poter contare in particolar modo per le produzioni più importanti e prestigiose.
La saga sviluppata da BioWare, peraltro, ha sempre vantato un doppiaggio in italiano di grande qualità, interpretato da professionisti come Claudio Moneta, Cinzia Massironi, Pietro Ubaldi, Maurizio Merluzzo e Marco Balzarotti, dunque a maggior ragione sapere che il nuovo capitolo non includerà dialoghi nella nostra lingua riempie di amarezza.
Quando accadono queste cose, lo sappiamo bene, è una questione di budget: l'azienda italiana che si occupa della localizzazione fa un preventivo al publisher cercando di trovare il punto di equilibrio fra qualità e convenienza, ma poi sta appunto al produttore accettare o meno tale offerta sulla base delle vendite del prodotto in quel particolare territorio: se non sono sufficientemente alte, si ripiega sui soli sottotitoli. Abbiamo dunque un problema in Italia? I videogame venduti nel nostro paese sono troppo pochi per giustificare l'investimento relativo a una localizzazione completa?
Di certo fanno riflettere in tal senso non solo la questione riguardante Mass Effect: Andromeda, ma anche gli esempi recenti di Halo Wars 2 e Forza Horizon 3, quest'ultimo davvero sorprendente in quanto un gioco di guida non contiene di certo una quantità di dialoghi tale da far lievitare i costi per un eventuale doppiaggio.
La situazione che si va delineando mette dunque da una parte i produttori "virtuosi", che per una questione anche di prestigio si impegnano nell'implementare una localizzazione completa dei loro titoli, e dall'altra chi si rifiuta di effettuare operazioni "in perdita" sperando che le vendite negli altri territori possano compensarle. Con giochi sempre più vasti e variegati, è chiaro che anche le spese relative alle traduzioni lievitino ed è emblematico in tal senso quanto accaduto con Torment: Tides of Numenera, i cui sviluppatori avevano promesso in un primo momento la presenza di testi in italiano salvo poi ripensarci di fronte ai costi che tale impegno avrebbe comportato. Indizi che puntano nella direzione di un'incertezza preoccupante, rispetto a cui fa sorridere l'ingenua pretesa di chi dice "se non è doppiato in italiano non lo compro".