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Michael Pachter: "i contenuti in esclusiva per i titoli multipiattaforma sono un gimmick che non serve a nulla"

Le esclusive temporali sui DLC non servono, quelle sui giochi interi sì, secondo Pachter

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   24/07/2017

Dopo la controversa affermazione sull'irrilevanza di certe produzioni nipponiche nel mercato mondiale, l'analista di Wedbush Morgan, Michael Pachter, rilancia con un'altra considerazione.

In questo caso si parla degli accordi di marketing presi dai produttori con i singoli publisher per i contenuti aggiuntivi in esclusiva parziale o temporale sui giochi multipiattaforma. Secondo Pachter, queste soluzioni sono dei "buoni gimmick di marketing" che possono dare lustro a una console ma in pratica non servono a nulla, o quasi. Sony, in particolare, si sta prodigando in questa generazione con questa tipologia di accordo, stringendo partnership a destra e a manca per assicurarsi DLC e aggiunte varie che risultino esclusivamente legate a PlayStation 4 per un certo periodo di tempo, come successo recentemente con Destiny 2.

In termini pratici, tuttavia, i risultati sono discutibili: "Diciamo che il primo DLC per Call of Duty arrivi 30 giorni prima su PlayStation 4. Be', se non hai una PS4 ma una Xbox e i tuoi amici hanno Xbox, questo accordo non porta a nulla. Non ti spinge a giocare con una PlayStation 4. Vi limiterete ad acquistare lo stesso DLC tutti insieme, 30 giorni più tardi".

Questa è l'idea di Pachter, dunque: "Dunque non credo che facciano alcuna differenza, tranne che per quegli utenti che non hanno nemmeno una console", solo che anche in questo caso contano probabilmente più altri elementi, come la diffusione maggiore di PlayStation 4 che ormai è conclamata. Da notare, tuttavia, che l'analista considera comunque rilevanti le esclusive temporali sugli interi giochi.