Se ne parla da moltissimo tempo e di tanto in tanto spuntano nuove opinioni, purtroppo spesso negative laddove accostate a casi di cronaca in cui si cerca un facile capro espiatorio. Secondo un articolo pubblicato da L.A. Times, tuttavia, i videogiochi non "fanno male" ai bambini.
"Le vite dei nostri figli sono strutturate in maniera molto differente rispetto a com'erano le nostre", ha spiegato la professoressa Constance Steinkuehler, presidentessa della Higher Education Video Game Alliance. "Molti bambini passano più tempo a giocare che non a fare i compiti." Una forma di assuefazione, certo, ma che non porta a comportamenti violenti. "Giocare con i videogame è una pratica anti-stress, nonché l'unico intrattenimento che trasforma il tempo davanti al televisore in una forma di attività."
L'approfondimento parte dall'autore dell'articolo, David Lazarus, che ha osservato il comportamento di suo figlio appunto nei confronti dei videogame, cercando di comprenderlo e di supervisionarlo man mano che passava da giochi più "leggeri" ad altri con tematiche adulte, come i conflitti bellici di Call of Duty.
Il passaggio a giochi dotati di una componente multiplayer, come League of Legends e Brawlhalla, ha portato il ragazzino a confrontarsi con altri utenti, a partecipare a tornei e socializzare: un aspetto che Lazarus non ha potuto evitare di confrontare con la sua passione giovanile per i giochi di ruolo, concludendo che dialogare con altri giocatori dal vivo o via chat non faccia un'enorme differenza.
"I genitori dovrebbero sempre fare attenzione a eventuali comportamenti ossessivi", ha dichiarato Scot Osterweil, creative director dell'Education Arcade del MIT. "Passare troppo tempo davanti a uno schermo è un male per chiunque." Osterweil si è però detto d'accordo con la professoressa Steinkuehler nell'affermare che non ci sono prove a supporto delle teorie per cui i videogiochi, specie quelli violenti, portino i più giovani a comportamenti antisociali. Anzi, volendo affidarsi alle statistiche, bisogna dire che i crimini violenti negli Stati Uniti sono calati negli ultimi trent'anni, dunque in concomitanza con la diffusione dei videogame.
"Se ci fosse una correlazione fra videogiochi e violenza, la vedremmo", ha continuato Osterweil, chiedendosi quale bambino sia a maggior rischio di comportamento antisociale: uno che passa sei ore a giocare con i videogame oppure uno che passa sei ore da solo nella sua stanza a esercitarsi con il violino? "In molti videogiochi i ragazzi vengono sfidati a completare obiettivi complessi per padroneggiare il gameplay. Non si tratta di una cosa negativa, anzi può aiutare a sviluppare abilità che si estendono oltre il gioco."
La supervisione e la comprensione da parte degli adulti è fondamentale, ad ogni modo. Secondo Magy Seif El-Nasr, director del Game Design Program presso la Northeastern University, i genitori dovrebbero sforzarsi di conoscere i giochi dei loro figli e condividerne l'esperienza. "Trasformatela in un'attività mirata a migliorare il vostro legame: vi permetterà di passare del tempo con i vostri figli e di comunicare con loro."