Che quello degli FPS sia un genere particolarmente stanco e stantio, soprattutto dal punto di vista delle modalità single player, è indubbio. Per Kristan Reed, l'autore dell'articolo da cui nasce questa notizia, negli ultimi anni sono usciti titoli incapaci di portare un minimo di novità nel genere più commerciale in assoluto, dove per andare avanti basta raggiungere i checkpoint in sequenza ammazzando tutto ciò che si muove. Ogni tanto ci si mette dietro a una copertura per ricaricare l'energia e il gioco è fatto. La varietà degli sparatutto in prima persona usciti negli anni passati è solo un ricordo, nemmeno troppo antico in verità, perché basta guardare alla precedente generazione di console per trovare titoli con molte più idee di quelli attuali.
Ormai il focus delle produzioni maggiori è tutto nella modalità multiplayer e il single player è stato relegato a una specie di extra che viene dato per accontentare un certo tipo di videogiocatore. Le campagne sono sempre più corte e lineari, l'interattività con il mondo di gioco è sempre più limitata e le cose da fare sono sempre di meno. Gli sviluppatori fanno di tutto per non mettere in difficoltà il giocatore ed esperienze intense come quelle di Half-Life, GoldenEye, Unreal, Quake II e Duke Nukem 3D sono solo un ricordo appannato, così come quelle di titoli non necessariamente FPS, ma in buona parte derivati come System Shock 2, Deus Ex, No-One Lives Forever, TimeSplitters e Rainbow Six.
Al giocatore non è rimasto più nulla da fare. Non c'è più niente da esplorare e tutti gli ostacoli vengono rimossi in fase di design. Gli FPS moderni sono dei tiri al bersaglio estremamente spettacolari, più vicini ai rail shooter che ai classici del genere. Nell'articolo viene portato come esempio Battlefield 3 (ma si potrebbero citare molti altri titoli), dove la campagna single player sembra soltanto un modo per mettere in mostra il motore grafico e nulla più. Rimuovendo tutti i potenziali fattori di frustrazione, si toglie anche la soddisfazione dell'essere arrivati alla fine di un livello impegnativo. La facilità permette di attraversare i livelli a una tale velocità che si finisce per non gustarseli e, spesso, non si capisce neanche quello che è successo.
Stesso discorso per la narrativa. Alle tante dichiarazioni in merito fatte negli anni dagli sviluppatori, sono seguiti pochissimi fatti e le storie sono rimaste banali e vuote. Spesso ci si trova accanto a personaggi con cui non si ha alcun legame e con cui si massacrano i nemici soltanto perché sono "i cattivi". I nemici stessi hanno la stessa intelligenza artificiale di molti anni fa e, dopo un periodo di sviluppo (pensate al passo fatto in tal senso con il primo Unreal o con F.E.A.R. Purtroppo siamo ancora lì. Anzi, spesso siamo tornati indietro). L'autore dell'articolo fa quindi riferimento a Modern Warfare 3, parlando del sistema del sistema di respawn dei nemici identico a quello dei primi capitoli della serie, da cui non ha mosso un passo in avanti.
Reed conclude la sua lunga analisi, con una provocazione: "questo è un ottimo periodo per essere fan degli FPS, soprattutto se vi interessa solo il multiplayer e non vi importa delle storie banali e senza senso che raccontano, dell'abuso fino alla nausea delle ambientazioni militari, dei livelli lineari e della completa mancanza di sfida e ambizioni che infetta le modalità per giocatore singolo dei blockbuster degli ultimi anni."
Voi che ne pensate? Gli FPS sono rimasti veramente al palo? Oppure l'uso di risorse per la creazione di modalità multiplayer, invero sempre più complesse e articolate, ha privato il single player delle attenzioni che meriterebbe in fase di sviluppo? L'uso spropositato di sequenze scriptate che, per quanto spettacolari, richiedono pochissimi input da parte del giocatore, sono un modo per far evolvere il genere, oppure sono la sua tomba definitiva? Nonostante tutti i problemi evidenziati, come mai gli FPS vendono sempre tantissimo e, anzi, fanno segnare ogni Natale dei nuovi record? Forse proprio in virtù del multiplayer?
Fonte: IGN