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Casse premio psicologicamente assimilabili al gioco d'azzardo, conferma uno studio australiano

Stando a uno studio australiano, le casse premio sono psicologicamente simili al gioco d'azzardo e dovrebbe essere impedito ai minorenni di acquistarne.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   18/09/2018

Stando a un nuovo studio dell'Australian Environment and Communications Reference Committee, le casse premio si basano su dei meccanismi psicologicamente simili a quelli del gioco d'azzardo e possono portare a problemi di ludopatia. Lo studio è stato condotto su 7.400 videogiocatori ed è stato presentato nel corso di un'udienza pubblica tenutasi a Canberra nella giornata di ieri, come parte degli sforzi del senato australiano per derimere la questione microtransazioni e casse premio.

Lo studio ha scoperto che chi ha avuto problemi con il gioco d'azzardo è più portato a spendere soldi nelle casse premio. Il risultato è netto e inequivocabile: "Questi risultati supportano la posizione degli studiosi che ritengono le casse premio psicologicamente assimilabili al gioco d'azzardo."

"Spendere grandi quantità di denaro nelle casse premio è stato associato a livelli problematici di spesa in altre forme di gioco d'azzardo." Nel caso fossero state psicologicamente assimilabili ad altre forme di premi casuali, come i pacchetti di figurine, i risultati sarebbero stati diversi.

Lo studio suggerisce anche che le casse premio potrebbero trasformarsi per alcuni soggetti nella porta d'accesso al gioco d'azzardo vero e proprio, con tutti i problemi di ludopatia annessi. Allo stesso tempo, i giocatori d'azzardo patologici rischiano seriamente di spendere grosse somme nelle casse premio. Per questo motivo lo studio raccomanda che i giochi con casse premio siano vietati ai minori di 18 anni e riportino sulle confezioni degli avvisi sulla loro presenza, con avvisi per i genitori.

Insomma, ormai le casse premio sono state smascherate e continuare a negarne la natura è una vera e propria negazione della realtà.

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