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Fortnite, il gioco doppia copia che ha ucciso la creatività

Fortnite è una doppia copia di successo, un gioco per il quale non vale la pena sprecare la parola creatività, figlio perfetto del suo sviluppatore.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   22/10/2018

Si narra che quando nelle stanze di Epic Games qualcuno pronunci per errore la parola 'creatività', i dirigenti mettano mano alle pistole e sparino alla cieca contro i PC che hanno davanti, per non rischiare di dover valutare qualche nuova idea. Lo studio dei Jazz Jackrabbit e della serie Unreal non è mai stato famoso per i suoi concept coraggiosi, quanto per le sue capacità tecniche, nonostante con la serie Gears of War abbia inventato praticamente un sottogenere. Niente di male, sia chiaro, anche perché se sopravvive da così tanti anni (Epic MegaGames fu fondata nel 1992) lì dentro deve sicuramente esserci qualcuno che il mercato lo capisce bene e gli dà ciò che vuole, sia a livello di videogiochi, sia a livello di tecnologie utili per realizzarli.

In fondo l'Unreal Engine è un motore eccezionale, usatissimo e costantemente aggiornato, mentre a titoli come gli Unreal (in particolare il primo), Unreal Tournament e i già citati Gears of War va dato atto di essere riusciti a ritagliarsi un loro posto nella storia del medium, che non è cosa da poco. Del resto se nel tempo di sua vita mortale Epic Games è stata, in momenti differenti, la più temibile concorrente della id Software degli anni d'oro, l'autrice di una prestigiosa esclusiva console, la leader del mercato degli engine e ora la gestrice del gioco più famoso del globo, quello di cui tutti parlano e con cui tutti si confrontano, non può che essere uno studio a cui guardare con invidia e ammirazione. Rimane però sempre viva negli occhi la sua natura fortemente industriale, nel senso più freddo del termine. Epic Games è una macchina di un'efficacia soffocante e di un cinismo raro. Forse è proprio il prodotto Fortnite a descrivere al meglio la sua mentalità essenzialmente parassitaria.

Fortnite è definibile come un doppio clone: nato come copia di Minecraft, fallisce miseramente prima di riciclarsi come copia di PUBG e ottenere un successo clamoroso. Già il titolo 'Fort-Nite' viene scelto per risuonare simile a 'Mine-Craft' e dà lì è tutto un prendi, esamina, modifica il giusto e adatta. Fortnite viene costruito con grande capacità, ma richiede moltissimo tempo, troppo, e sfora più volte l'uscita (ricordate quando lo si voleva addirittura come cancellato?). Nel mentre Epic Games sviluppa un altro gioco: Paragon, un League of Legends maybe che nessuno cerca, nessuno vuole e che finisce per essere completamente ignorato. Fortnite esce con un mostruoso ritardo, vende, ma non abbastanza. Inanellato l'ennesimo fallimento, Epic tenta la carta della doppia copia guardando al gioco del momento: PUBG. In fondo le meccaniche ci sono: basta adattarle, disegnare una grossa mappa ed ecco qua un battle royale free-to-play pronto per cavalcare l'onda anomala (è facile solo se siete Epic Games, fidatevi).

Chissà quali erano le aspettative di Epic Games per Fortnite Battle Royale. Comunque sia sono state sicuramente superate. Fortnite BR ha di fatto ammazzato Paragon, ha soffocato nella culla gli altri progetti dello studio e ha ucciso Fortnite stesso, che dal 2019 diventerà un extra gratuito della modalità battle royale, con buona pace dei puristi che continuano a evocare il tradimento del progetto originale. È tutto bellissimo e non c'è niente di sbagliato, solo non chiamiamola creatività o evoluzione del medium videoludico o quant'altro. Non sprechiamo aggettivi, né positivi, né negativi, perché è semplicemente il gioco del momento, quello che tutti cercano su Google (che spiega anche come mai si pubblichino tante notizie in merito) e che per i non appassionati è diventato sinonimo di videogioco stesso. È una moda qualsiasi cui tutti siamo esposti pure se non ci interessa, come certe magliette firmate o certe pose su Instagram. Insomma, è insignificante per i videogiochi quanto è significativo per il mercato dei videogiochi. Tanto basti.