L'utilizzo di Google Stadia può mettere in crisi le connessioni a internet con limiti imposti al traffico dati e la tendenza verso la "latenza negativa" può amplificare ulteriormente il problema.
La smaterializzazione dell'hardware portata da Google Stadia e servizi di cloud gaming si porta dietro almeno due elementi problematici: il primo e il più evidente è quello della necessità di una buona connessione a internet, che è fondamentale per poter sfruttare i servizi nel migliore dei modi, ma c'è anche la questione del traffico dati, perché chi utilizza connessioni che hanno limiti imposti sullo scambio di dati (palesi o meno) può risultare effettivamente tagliato fuori da questa tecnologia.
Un sondaggio condotto da Broadbandnow su un campione piuttosto ristretto ma significativo, ovvero circa 1000 utenti, ha rivelato come una porzione di giocatori, che si pone tra un quinto e un sesto degli utenti potenziali di Google Stadia, ha a che fare con il problema del limite imposto al traffico dati.
L'utilizzo di Google Stadia in 4K a 60 frame al secondo richiede, secondo le stime, circa 15,75GB di dati scambiati tra dispositivo e data center per ogni ora di gioco. Questo potrebbe peggiorare ulteriormente quando entreranno in gioco gli algoritmi predittivi annunciati dal VP of engineering di Stadia Majd Bakar, che ha illustrato come il servizio Google punti alla "latenza negativa" con un sistema che dovrebbe limitare il lag attraverso una sorta di previsione dei comportamenti del giocatore, in modo da creare una sorta di buffer dei frame per compensare il ritardo.
Non ci sono dati precisi su questo frangente tecnologico, ma secondo quanto era emerso in precedenza sul sistema chiamato "Delorean" studiato per Microsoft xCloud, il fatto di "inviare frame e informazioni predittive aggiuntive può incrementare la banda dati da 1,5 a 4 volte quella normalmente in uso".