IIDEA ci ha presentato i risultati del quinto censimento dei game developer italiani gestito in collaborazione con IDG Consulting, società di ricerca e consulenza nota a livello internazionale. Vediamo tutte le informazioni più interessanti che abbiamo avuto modo di scoprire.
La ricerca è stata condotta tramite un questionario online attivo dal 24 febbraio al 1 aprile 2021 ed era aperto a imprese e liberi professionisti italiani operanti nel settore dello sviluppo di videogiochi. Le risposte valide sono state 160 (+26% rispetto al 2018).
Tramite i dati condivisi, possiamo scoprire che il PC rimane la piattaforma di sviluppo preferita, seguita dal mobile (che passa dal 29% del 2018 al 27%). Lo sviluppo su console è comunque cresciuto. Vediamo anche che il 27% degli studi ha sviluppato un titolo per Realtà Virtuale, Realtà Aumentata o Mixed Reality. Il 60% dei progetti VR sono stati fatti su piattaforme Oculus. L'interesse per VR/AR/MR è inoltre aumentato: nel 2021/2022 il 41% degli studi ha intenzione di lavorare su prodotti di tale categoria.
Per quanto riguarda i generi di giochi più sviluppati, al primo posto troviamo "Azione/Avventura" con un 44%, seguito da "Arcade" (25%) e "Puzzle" (21%). Nelle ultime posizioni troviamo invece "Sparatutto" (6%), "Rhythm" (5%) e "Picchiaduro" (4%). L'ambito automobilistico è uno dei più forti, con grandi aziende come Milestone (MotoGP, Ride), Kunos Simulazioni (Assetto Corsa) e Raceward Studio (RiMS Racing, attualmente in sviluppo).
Per quanto riguarda le società in sé e per sé, scopriamo che il 73% delle società sono attive da almeno 4 anni, rispetto al 51% del 2018. Quasi due società su cinque, inoltre, sono attive da più di sette anni. Cresce inoltre il numero di società con un fatturato superiore ai 500.000 euro (26% rispetto a 17% del 2018). Sono cresciute anche le società con un numero di dipendenti superiore a 20 persone. Il numero di addetti del settore è cresciuto a oltre 1.600 persone, ovvero un +45% rispetto al 2018. Gli sviluppatori sono tendenzialmente giovani: il 79% ha meno di 36 anni.
Secondo il 46% degli addetti, inoltre, l'Italia è divenuto un Paese più attrattivo per lo sviluppo di giochi. Il 27% ha risposto invece di no, mentre il restante 27% ha affermato di non saper dare una risposta. Ampliando la visuale all'intero Globo, i rispondenti hanno affermato che tra i Paesi più attrattivi per lo sviluppo vi sono il Regno Unito (73%), USA (72%), Germania (48%), Canada (44%) e Giappone (41%).
Pare inoltre che la maggior parte degli sviluppatori non siano stati messi in difficoltà dalla pandemia: il 53% afferma che non vi sono stati problemi, mentre il 21% afferma che addirittura l'impatto è stato positivo. Il 29% dei rispondenti ha affermato di aver ricevuto aiuti pubblici durante la pandemia. Il 68% degli studi ha anche affermato che manterrà lo smart working in futuro. Nel complesso, l'87% dei rispondenti è ottimista sul futuro del settore e della propria attività.
Uno dei problemi principali, secondo gli studi, è trovare personale altamente qualificato. Per questo si punta a creare metodi più efficaci, come la collaborazione con le università e le scuole specializzate, la creazione di scuole specializzate in-house, favorire il rientro dei talenti italiani dai maggiori hub di sviluppo esteri e implementare lo smart working per assumere talenti internazionali. Inoltre, la maggior parte dei team ha investito per creare una forte cultura aziendale per evitare problemi di mismanagement, che causano l'abbandono di dipendenti. I team sono inoltre distribuiti su tutto il suolo nazionale, non solo in poche regioni.
Anche la versatilità è un punto fondamentale. I team italiani si adattano allo sviluppo di giochi mobile o titoli premium per PC e console, passando dai titoli più casual fino a prodotti AA, creando anche team da zero per l'occasione. Molte società sono inoltre partite da settori diversi (azienda B2B o di servizi, ad esempio), per dedicarsi ai videogiochi solo in seguito, aumentando anche il numero di dipendenti di 5 o 6 volte nel corso degli ultimi anni.
Molti team italiani sono stati in grado di creare partnership internazionali. Ubisoft Milan ha convinto Nintendo alla creazione di Mario + Rabbids Kingdom Battle. Storm in a Teacup ha stretto un accordo con Xbox e ha ricevuto finanziamenti da Epic Games. 34BigThings è diventato parte del gruppo Embracer (casa madre di THQ Nordic, Koch Media...). Questi sono ovviamente solo alcuni esempi.
"La rilevazione di quest'anno ci restituisce segnali positivi di crescita per le imprese e l'occupazione nel settore e ci dimostra la grande flessibilità e capacità di adattamento che ha avuto l'industria locale rispetto alla pandemia Covid-19", ha dichiarato Luisa Bixio, Vice Presidente di IIDEA in rappresentanza dei soci developer. "Per sostenere la crescita del settore in Italia e rafforzare la sua competitività internazionale, è importante che vengano disegnate e messe in atto delle politiche di sostegno a 360 gradi in direzioni diverse e complementari come: supportare lo sviluppo di nuove proprietà intellettuali, rendere l'Italia più attrattiva per gli investitori e per i talenti nazionali e internazionali, investire nell'internazionalizzazione del settore e consolidare e rafforzare il know-how delle imprese italiane".
Potete trovare l'intero censimento sul sito di IIDEA.