Gli NFT (nonfungible token) sono ancora l'argomento caldo del momento, ma ogni giorno che passa si scopre che tanti dei loro vantaggi professati dagli evangelisti di questa tecnologia sono in realtà solo una pia illusione, come ad esempio le royalty perpetue che un autore dovrebbe guadagnare dalla vendita di un bene digitale.
I contratti smart degli NFT sono pensati per dare ai creatori più controllo sulle loro opere, almeno sulla carta. In linea teorica, ogni volta che un NFT cambia di mano, l'autore dovrebbe ricevere una percentuale della transazione. Purtroppo c'è un problema tecnico bello grande che non rende possibile garantire che ciò avvenga davvero.
A sottolinearlo è stato Jeff Gluck, il CEO di CXIP Labs: "Il problema con la struttura attuale delle royalty degli NFT è che i negozi non sono compatibili tra loro. I contratti smart non possono comunicare tra di loro in caso di eventi che attivano le royalty nell'ecosistema."
Per spiegare: la maggior parte dei token degli NFT sono basati su ERC-721. Quindi, quando un artista vende per primo una sua opera, riceve parte dei ricavi. Ma se poi l'acquirente va in un mercato secondario come Rarible e rivende l'NFT per una cifra superiore, l'autore non riceverà nulla dalle transazioni. Di base le royalty sono legate al negozio in cui l'NFT è stato venduto inizialmente e l'autore non può impedire all'acquirente di metterlo in vendita in altri mercati.
Il problema si fa ancora più grande in caso di vendita diretta tra autore e acquirente, perché di fatto l'autore viene tagliato fuori da qualsiasi altra transazione.