Season è una nuova esclusiva per PS5 che è stata considerata una delle migliori novità viste nel corso dei Game Awards 2020, ma a quanto pare all'interno del team indie Scavenger Studio le cose non riflettono propriamente la bellezza del prodotto in lavorazione, visto che il management è stato accusato di comportamenti tossici e violenti.
Un nuovo approfondimento di GamesIndustry.biz parte da varie testimonianze da parte di sviluppatori di Scavenger Studio (team autore anche di The Darwin Project) che hanno deciso di svelare l'ambiente problematico in cui si trovano a lavorare. Si tratta di 9 persone, tra sviluppatori ancora impiegati presso il team e altri che ne sono usciti, ovvero una percentuale importante se si considera che lo studio in questione è composto da circa 30-40 impiegati.
Gli sviluppatori hanno riferito che il team è composto di gente talentuosa e appassionata, ma l'ambiente di lavoro è fortemente compromesso dal management del team, in particolare per i comportamenti di Simon Darveau (proveniente peraltro da Ubisoft, altra compagnia che è stata al centro di polemiche simili, e fondatore di Spearhead Games) in qualche modo appoggiati dal CEO di Scavenger Amélie Lamarche, che per l'appunto è anche legata a Darveau da una relazione sentimentale.
Le varie testimonianze parlano di discriminazione nei confronti delle donne, fino a vere e proprie molestie e comportamenti inopportuni, dati anche dall'uso di alcolici in ambito lavorativo, ma in generale di comportamenti aggressivi nei confronti di molti dipendenti. Oltre a questo, i testimoni hanno parlato di maltrattamenti vari e palpeggiamenti.
Il problema è che queste vicissitudini non sono potute passare per procedure standard all'interno della compagnia perché di fatto non c'è una divisione risorse umane al suo interno, trattandosi di un team molto piccolo, e la figura di riferimento per queste questioni è proprio il CEO Lamarche, che però si trova fortemente legata a Darveau per questioni sentimentali e personali e di fatto sembra appoggiare il suo comportamento.
Colpisce, peraltro, come tutto questo sia in netto contrasto con ciò che traspare da Season e per cui il gioco è stato ammirato alla sua presentazione: la sua poetica bellezza e il fatto che sembri basarsi su una storia che parla di empowerment ed esaltazione della diversità.
In ogni caso, restiamo in attesa di eventuali delucidazioni e sviluppi sulla questione, che al momento sembra accodarsi ad altri casi simili emersi di recente in ambito indie come quello di Aeon Must Die o di Kena: Bridge of Spirits.