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Verso il nuovo mondo

Dall'isola di Faranga fino a un intero arcipelago in un gioco, quasi autobiografico, che racconta il travagliato passaggio dal vecchio al nuovo mondo

RECENSIONE di Pierpaolo Greco e Mattia Armani   —   23/04/2012
Risen 2: Dark Waters
Risen 2: Dark Waters
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La serie Risen deve probabilmente la propria esistenza allo scontro tra il publisher JoWood e Piranha Bytes. Un brutto colpo per gli appassionati di Gothic visto che i diritti della celebre saga sono finiti nelle mani di Spellboud con esiti non felici. Ma con Risen, il nuovo punto di inizio degli sviluppatori tedeschi, parte dell'anima di Gothic è comunque tornata a vivere. Lo ha fatto sulla soleggiata spiaggia di Faranga, con il solito eroe senza nome e con gli eventi che sono collegati, anche se in modo piuttosto remoto, a uno dei finali di Gothic 3.

La fine del vecchio mondo

Lo spunto che dà vita alla serie è la cacciata degli dei, con i temibili titani, mitiche creature elementali, che all'improvviso si ritrovano liberi di scorazzare sulla terra. Nel primo capitolo il nostro eroe, armato di lama e sprezzante del pericolo, si trova proprio a dover fronteggiare un titano che si cela alla vista nel vulcano dell'isola di Faranga. Ma il finale non è che l'inizio di una vicenda ben più ampia.

Verso il nuovo mondo

Gli altri titani infatti stanno devastando il mondo e anche i gruppi incontrati sulla prima isola, ovvero Inquisizione, Tribali e Furfanti, sono una rappresentanza di grandi forze che hanno un ruolo importante nella trama del titolo. Risen 2: Dark Waters inizia proprio da un fortino costiero dell'Inquisizione, con il personaggio principale che veste i panni di un tenente dall'atteggiamento decisamente demotivato. Del vecchio mondo infatti non è rimasto quasi nulla tranne la città di Caldera che è già in buona parte avvolta dalle fiamme. Il mare è irto di pericoli e il kraken continua ad affondare tutti i vascelli poco prudenti.

Verso il nuovo mondo

L'unica speranza è quella di migrare verso il nuovo mondo che è a tutti gli effetti una visione fantasy del Sud America del tredicesimo secolo con tanto di arcipelago caraibico. Le incantevoli isole però sono il territorio di caccia dei pirati e questi non sono mai andati d'accordo con la legge e con le uniformi. Per fortuna tra i bucanieri c'è una scissione in corso e questo ci consente di affiancare nuovamente la bella Patty, figlia di Barba D'Argento, e di salpare verso nuove avventure sfruttando come appoggio sia i soldati sia l'Inquisizione. Purtroppo trovarsi in mezzo a due fazioni ha i suoi contro e ovviamente molti altri pericoli si celano dietro l'angolo con creature onnipotenti, enormi colossi di roccia e una maledizione a dir poco spiacevole.

Semplice ma non lineare

In sostanza il primo Risen ha fatto da introduzione a questo sequel, con il mondo che nel secondo capitolo si dischiude in una serie di isole da esplorare. Lo scopo è quello di recuperare quattro artefatti che altrettanti avidi capitani hanno intascato scatenando la già citata maledizione. Due si sono ravveduti e due hanno ceduto all'ingordigia. Noi ci troveremo a dover correggere gli errori di tutti e quattro esplorando spiagge tropicali, fortini miliatari e covi pirateschi, il tutto menando selvaggiamente i pirati meno collaborativi e creature d'ogni sorta. Il feeling generale, lo diciamo subito, è quello classico dei titoli Piranha Bytes, con uomini comuni posti di fronte a poteri immensi in un mix tra medioevo credibile e fantasy a briglia sciolta.

Verso il nuovo mondo

Cresce però a dismisura la componente piratesca che nel primo capitolo era vincolata a un paio di personaggi e qui invece è al centro di tutto, con il nostro eroe che si trova a dover mediare tra pirati e soldati vestendo proprio i panni del bucaniere caraibico. Un personaggio di mezzo dunque, che non si allea con alcuna fazione e che ha accettato il suo ruolo di eroe, nonostante la vena ironica che lo contraddistingue. La trama di Risen 2: Dark Waters prevede insomma un fronte compatto, sebbene permeato da traditori e canaglie, che si pone contro i titani e contro chi sta cercando di controllarli. Non mancano alcuni bivi, ma sono fini a sè stessi e non producono sconvolgimenti nel mondo di gioco. In sostanza il tradire una popolazione indigena o l'Inquisizione non causa l'esilio da un luogo e anche dopo aver fatto fuggire un terribile pirata potremo tornare a comprare tranquillamente il nostro grog dallo spaccio del fortino come se nulla fosse. Una scelta ovviamente funzionale e che non costringe il giocatore a troncare sottoquest e collegamenti, ma che di ruolistico non ha molto. Se non altro le scelte contestuali, le quest investigative e i vari esiti di numerose missioni sociali riescono comunque a dare quel feeling da gioco di ruolo al tutto, complice la possibilità di affrontare quasi tutti i compiti, incluse le missioni della trama principale, in modo assolutamente non lineare. È indubbio però che sotto molteplici aspetti l'opera di Piranha Bytes sembra quasi avvicinarsi di più a un action adventure con un gameplay estremamente profondo e variegato piuttosto che a un RPG di stampo classico a cui la stessa software house tedesca ci aveva abituato negli anni.

Combattimenti imbalsamati

Il fulcro dell'azione è rappresentato dai duelli tra spadaccini, quasi stile action con lock della mira sull'avversario e scambi dinamici di mosse, parate e contromosse. Ma in Risen 2: Dark Waters questo viene ampliato da pistole, trucchi sporchi e persino da fucili e lance con inquadratura in prima persona. Il risultato purtroppo non è perfettamente bilanciato probabilmente a causa della troppa differenza tra i vari tipi di combattimento. Inoltre il personaggio principale è molto più rigido rispetto a quanto visto nel primo capitolo della serie e i fucili consentono di sfruttare tutti i classici problemi di spostamento dell'intelligenza artificiale, tipici dei titoli open world. Eppure l'insieme è credibile e inizialmente, quando soldi e punti esperienza scarseggiano, costringe a un'attenta valutazione delle abilità da imparare visto che queste influenzano in modo radicale le possibilità di combattimento del personaggio.

Verso il nuovo mondo

Possibilità che sono cruciali mentre ci si imbatte in pirati malvagi, indigeni poco socievoli, granchi indistruttibili, ragni giganti e via dicendo. Le tipologie di mostro purtroppo sono poche e alcune sono decisamente poco ispirate. L'intelligenza artificiale poi è piuttosto povera e anche le creature che hanno abilità difensive possono essere ingannate facilmente. Per bilanciare gli sviluppatori hanno deciso che il giocatore non può parare i colpi dei mostri concedendoci solo un calcione per allontanare le zanne o gli artigli che cercano di addentarci la carne. Questo ovviamente regala una grande rilevanza alla fase di avvicinamento e rende i fucili molto più utili delle spade. Il combattimento di spada infatti, che abbiamo trattato in apertura del paragrafo, è evidentemente disegnato per gli scontri tra esseri umani, con vere e proprie combo di stoccata e pistola. In un certo senso si tratta di una forzatura, con l'eroe che non può deflettere un artiglio con la lama, ma che differenzia la caccia dal duello e crea due tipi di gameplay completamente diversi. Paradossalmente le creature realizzate meglio sono gli animali che attaccano solo se minacciati e girano in tondo, caricano e scappano in modo decisamente più credibile rispetto all'avvicinamento lineare di mostri e umanoidi.

L'ascesa di un eroe

In Risen 2: Dark Waters mon mancano le classiche skill scasso, furto e crafting. Lo stealth è gestito automaticamente dal gioco, anche se camminare lentamente è gradito ed il talento per camminare accucciati e in modo silenzioso aiuta moltissimo. Il sistema ruolistico è spezzato in varie componenti di crescita del personaggio. Si parte dalle cinque caratteristiche di base che possono essere potenziate per un massimo di otto livelli spendendo la gloria ovvero i punti esperienza che si guadagnano effettuando un numero molto elevato di azioni nel gioco. Si va dalla competenza nelle lame e nelle armi da fuoco, fino alla resistenza, all'astuzia e al voodoo.

Verso il nuovo mondo

Ognuna di queste statistiche ha tre talenti direttamente collegati che crescono in modo automatico all'aumentare dei livelli della caratteristica "madre" e in base all'equipaggiamento, il possesso dei collezionabili nascosti per il mondo di gioco e in modo temporaneo bevendo pozioni. Così ad esempio al salire dell'astuzia vedremo crescere anche le nostre capacità nell'uso dei trucchi sporchi in combattimento, nella persuasione durante i dialoghi e nelle azioni da ladro. A chiudere il cerchio ci sono le abilità, piatto forte dell'intera esperienza di ruolo di Risen 2: Dark Waters. Queste possono apprese esclusivamente attraverso gli NPC sparsi per il mondo di gioco che, a suon di monete sonanti, potranno insegnarci le loro conoscenze a patto di avere determinati requisiti: un certo livello della caratteristica principale e talvolta altre abilità interconnesse. È estremamente importante valutare bene cosa imparare visto che senza acquisire skill il personaggio non ha la possibilità di contrattaccare, di schivare o di effettuare colpi critici. Certo, la possibilità di sparare a un nemico durante un dialogo è allettante, ma trovarsi paralizzati di fronte a un'orda di pirati infuriati non è un'esperienza da inserire in una guida turistica che si rispetti. Una scelta che inizialmente mette in mano al giocatore un blocco di marmo su due gambe tremolanti, ma che al contempo regala un'eccellente sensazione di crescita del personaggio. Come da tradizione Piranha Bytes poi, investire molto nelle competenze da furfante è una scelta che paga soprattutto nel breve periodo visto che scassinare forzieri e forzare serrature di porte permette di mettere le mani su un quantitativo enorme di refurtiva e molto spesso è l'unica possibilità che si ha per trovare i pezzi di armi leggendarie e mappe di tesori nascosti di valore immenso.

Il titolo include vestiti pirateschi di ogni sorta, ognuno con un bonus a una specifica abilità. Non mancano poi schemi di fucili particolari o oggetti speciali come pistole d'argento appartenute a pirati famosi. Il crafting è differenziato per fucili, spade e prende una strada tutta diversa nel vudù che consente di creare pozioni e di potenziarne a dismisura gli effetti oltre a particolari scettri da utilizzare come armi per depotenziare sensibilmente il nemico o "stimolarlo" a combattere al nostro fianco. Proprio il voodoo rappresenta l'unica, vera scelta che il protagonista è obbligato a compiere ben presto nel gioco visto che la trama lo costringerà a mettersi dalla parte degli indigeni abitanti delle isole, e avere così accesso a tutti i segreti della magia oscura, oppure di rimanere fedele all'inquisizione.

Verso il nuovo mondo

Come già detto in apertura, non si notano purtroppo grandi conseguenze in termini di quest affrontabili o di influenza sul mondo di gioco ma abbracciare il voodoo permette tra le altre cose di costruire anche delle bamboline in determinati frangenti di gioco e così facendo prendere possesso del corpo di alcuni personaggi chiave così da fargli compiere azioni che spesso permettono di completare missioni in modi alternativi e senza ricorrere a combattimenti o lunghe fasi di ricerca degli oggetti. Accanto all'equipaggiamento standard ci sono poi una serie di oggetti specifici legati agli unici due mestieri del gioco: il cercatore e il cacciatore. I tesori in sostanza devono essere dissotterrati con una pala e le miniere, al contrario di quelle trovate dal povero Cristoforo Colombo, sono piene d'oro da estrarre con il piccone. Le bestie poi, la cui pelle vale quasi quanto una gemma preziosa, possono essere scuoiate, tagliuzzate e private delle zanne, anch'esse ovviamente preziose. Ebbene ognuna di queste possibilità dipende da uno strumento apposito da trovare, acquistare e tenere sempre in saccoccia.

Un mondo peculiare e agrodolce

Ad arricchire il gameplay troviamo una serie di attività contestuali come duelli, mappe del tesoro, gare di tiro al bersaglio, bevute e anche trappole letali di vario genere da evitare con un quick time event. Tutti elementi realizzati in pieno stile piratesco e sostenuti da quello che è il maggior pregio del titolo, ovvero i dialoghi. Risen 2: Dark Waters non si fa infatti mancare colpi di scena emotivi, scambi al fulmicotone e battute di ogni sorta. Elementi che, in combinazione con il taglio dei volti di stampo vagamente cartoon, fanno quasi pensare a un Monkey Island in chiave RPG. Il tutto è molto meno assurdo e seminale ovviamente, ma l'atmosfera piratesca, tra sbronze e battute azzeccate, permea ogni momento del titolo.

Verso il nuovo mondo

Una parte del merito ovviamente va al comparto estetico che offre scorci spettacolari e include un uso decisamente azzeccato del depth of field, sia per gli oggetti vicini che per quelli lontani. Non mancano però svariati elementi negativi a partire dagli interni che sono decisamente scarni e spesso illuminati malamente. Per fortuna il titolo è ambientato per la maggior parte del tempo all'aperto e in questo caso a dominare è una vegetazione splendida e fitta con ombre complesse, animali in quantità, cascate gigantesche e grandi specchi d'acqua. L'ottima luce del giorno illumina poi fortezze credibili, galeoni splendidi e pontili costituiti da centinaia di assi visibilmente piazzate con cura, una ad una. Purtroppo non tutte le locazioni sono qualitativamente allo stesso livello, con Caldera che risulta decisamente anonima nonostante il muro di fuoco che la avvolge, ma Porto Isabella o il covo piratesco di Antigua sono piccoli capolavori in cui design, pietre ed effetti grafici si mescolano creando un effetto magico. Particolarmente spettacolare è poi l'acqua che bagna scogli e pontili, con i pesci che guizzano in branchi e con le onde, tridimensionali, che si ingrossano quando la burrasca si avvicina. Purtroppo queste non si infrangono sulla riva, e questo inficia la resa visiva del mare sulle spiagge.

Verso il nuovo mondo

Ma si infrangono su rocce e banchine producendo uno sbuffo bianco non curatissimo ma sufficiente a rendere la magia. In sostanza Risen 2: Dark Waters appare un titolo abbastanza curato, con alti elevati e bassi più che sopportabili. Ma, ahinoi, il comparto tecnico ci riserva un difetto meno marginale. Si tratta dell'estremo pop up che coinvolge moltissimi elementi del mondo di gioco. Si va dai personaggi, che per fortuna appaiono a una distanza sopportabile e quindi spesso non ci si fa caso, per arrivare a casse e piante che compaiono all'improvviso a 10 metri dal protagonista con un effetto visivo decisamente spiacevole. Piacevole ma sempre piuttosto anonima e comunque priva di mordente la colonna sonora che accompagna i nostri viaggi mentre il doppiaggio, esclusivamente in lingua inglese, fa il suo lavoro senza mai spiccare per intensità o recitazione ad eccezione di un paio di personaggi, tra cui il protagonista, decisamente più ispirati rispetto al resto. Il gioco è soltanto sottotitolato in italiano.

I primi passi nel nuovo mondo

Risen 2: Dark Waters non è un gioco di ruolo estremamente aperto. Le aree di gioco sono circoscritte e le isole si attraversano in pochi minuti. Ma al contempo tutte le locationsono piene di anfratti, grotte e alture che costringono il giocatore a usare il senso dell'orientamento più di quanto capiti in titoli completamente aperti. Inoltre, considerano la struttura action adventure del titolo, il fatto che le zone siano nettamente separate, cosa che include una schermata di caricamento per i viaggi marittimi tra un isola e l'altra, non è per forza un male. Nuovi micromondi da esplorare di volta in volta ci fanno infatti sentire novelli Vasco De Gama con la sensazione della scoperta che è senza dubbio affine ai climi e all'atmosfera del titolo. Inoltre, nonostante si tratti sempre di isole caraibiche zeppe di piante, gli artisti di Piranha Bytes hanno fatto un ottimo lavoro nel caratterizzare colori e luoghi con enormi cascate e colline erbose alternate a canyon oscuri e profondi. Purtroppo il lavoro non è altrettanto buono nel caso dei dungeon. Semplici grotte e templi composti da poche stanze quadrate sono probabilmente realistici ma non rendono giustizia a un titolo fantasy che parla di divinità e antichi tesori.

Verso il nuovo mondo

Quantomeno ci saremmo aspettati l'antro dove riposa la nave di Willy L'Orbo per chi da giovane si è nutrito della pellicola dei Goonies, ma ci saremmo accontentati anche di qualche bel labirinto Azteco. A dire il vero non mancano un paio di caverne leggermente più ampie ma risultano comunque anonime e sono imparagonabili a quanto offerto dagli RPG più recenti. Tolti dungeon ed esplorazione libera gran parte del lavoro degli sviluppatori è stato dunque speso sul contesto e sul comparto narrativa. Il risultato è sicuramente ottimo ma un'impostazione del genere non ammette una longevità da record. In quaranta ore è possibile fare svariate quest secondarie ed essere già pronti per andare verso il gran finale. Ovviamente il sugo si allunga nel caso si decida di esplorare ogni angolo e anfratto dei territori esplorabili alla ricerca di ogni singolo tesoro. Spendiamo le ultime parole per l'equipaggio che ci accompagnerà nel nostro viaggio itinerante. Il gioco non offre una vera e propria gestione del party ma si limita a farci accompagnare da un personaggio tra quelli che abbiamo convinto a seguirci nelle nostre peripezie. In qualsiasi momento potremo tornare a bordo della nostra nave e scegliere un altro compagno di avventure ma, una volta scesi a terra, lui si limiterà a seguirci e a combattere in modo totalmente automatico al nostro fianco rimanendo a terra in attesa di nostre cure se colpito in modo mortale. Scordatevi insomma una gestione del party in senso classico o la possibilità di avventurarsi accompagnati dalla forza dei grandi numeri.

Conclusioni

Versione testata: PC
Multiplayer.it
8.4
Lettori (159)
7.8
Il tuo voto

Dialoghi brillanti, tesori, leggende, bevute, duelli, vecchi diari, mostri marini, pistole e moschetti fanno di Risen 2: Dark Waters un'esperienza piratesca di primo livello. Il tutto grazie anche a un comparto tecnico ricercato in grado di regalare scorci visivi di grande intensità ma non privi di difetti piuttosto marcati. Purtroppo la componente ruolistica è piuttosto limitata in alcuni frangenti ed elementi di gioco e si denota una certa linearità di fondo nel prosieguo della quest principale ma le possibilità non mancano e svariate situazioni offrono comunque una possibilità di scegliere l'approccio preferito. I puristi del genere storceranno sicuramente il naso di fronte ad alcune rinunce, ma il risultato è comunque pregevole e coinvolgente, a patto ovviamente di apprezzare il peculiare mix tra fantasy e galeoni spagnoli.

PRO

  • Ambientazione curata e dialoghi di qualità
  • Combattimento peculiare e vario
  • Menù chiari e omnicomprensivi
  • Alcuni scorci visivi sono straordinari...

CONTRO

  • ...ma la qualità tecnica è altalenante
  • L'aumento di varietà nel combattimento costa parecchio in termini di bilanciamento e rifinitura
  • Dungeon pressochè inesistenti

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 7
  • Processore: Core i7 920
  • Memoria: 6 GB
  • Scheda video: GeForce GTX 570

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP (Service Pack 2)
  • Processore: Dual Core 2.1 GHz
  • Memoria: 2 GB
  • Spazio su disco: 5.5 GB
  • Scheda video: 512 MB Radeon 3870 / GeForce 8800 GTX
  • Connessione: Attivazione online

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows XP (Service Pack 3), Windows Vista (Service pack 1), Windows 7
  • Processore: Dual Core 3 GHz
  • Memoria: 4 GB
  • Spazio su disco: 5.5 GB
  • Scheda video: 1024 MB Radeon 4890 / GeForce GTX 260