L'architettura Bulldozer di AMD non ha fatto gridare al miracolo e così Intel, che aveva in serbo l'uscita delle prime CPU realizzate con processo produttivo a 22nm per gli inizi del 2012, ha potuto posticiparne l'arrivo di diverse settimane, in modo da smaltire le scorte degli ottimi Sandy Bridge. Ora però i tempi sono più che maturi per Ivy Bridge, un passaggio che per la società di Santa Clara rappresenta la fase Tick nello sviluppo dei processori, ossia quella in cui, mantenendo la precedente architettura, si opera una riduzione nel processo produttivo.
La roadmap prevede il debutto di Haswell nel tardo 2013, concorrenza permettendo. Le sigle delle nuove CPU, che mantengono la nomenclatura i7, i5 e i3 (quest'ultima ancora da ufficializzare), possono creare confusione in quanto si "mescolano" con la serie 3000 che Intel ha fatto debuttare con l'architettura Sandy Bridge-E, dedicata alla fascia enthusiast del mercato, che tuttavia viene proposta col "vecchio" processo produttivo a 32nm. La versione più prestante di Ivy Bridge è la 3770 (3,5 GHz) che di fatto va a rimpiazzare il venerando Sandy Bridge 2600, mentre il Core i5 3550 (3,3 GHz) prende il posto del vendutissimo Core i5 2500; a chiudere i nuovi arrivi il più tranquillo i5 3450 (3,1 GHz).
Tutte le CPU sono caratterizzate dalla presenza di 4 core fisici, che "raddoppiano", grazie alla tecnologia Hyperthreading, nel solo Core i7 3770, l'unico ad essere dotato, proprio come il predecessore, di 8 Mbyte di cache di terzo livello (6 Mbyte per il 3550). Il conteggio dei transistor sale dal miliardo scarso del Sandy Bridge prima maniera a 1,4 miliardi: un incremento reso possibile dall'utilizzo dei visionari 3-D Tri-Gate transistor, il cui sviluppo ha richiesto un decennio di ricerche, che debuttano con Ivy Bridge e che saranno alla base di tutti i futuri progetti della casa californiana. Anche in questo caso Intel adotta dei suffissi per indicare alcune peculiarità dei propri prodotti: il 3770T, sacrificando il clock di base (2,5 GHz), riesce ad offrire un invidiabile TDP a 45 Watt (contro i 77 di default), similmente a quanto accade ai 3550S e 3450S (il cui TDP è invece di 65W). I 3770K e 3570K sono invece i più appetibili per i giocatori, in quanto, oltre a fornire di base delle frequenze di clock superiori di 100 MHz rispetto alle controparti lisce, presentano il moltiplicatore sbloccato e permettono pertanto di salire facilmente oltre le specifiche di riferimento.
Nuovo chipset: Intel serie 7
Premettiamo subito che Intel non ha modificato il socket, pertanto la maggior parte dei possessori di schede madri dotate di zoccolo 1155 LGA potrà effettuare l'upgrade, a patto di verificare gli aggiornamenti del BIOS. La serie 7 dei chipset, presentata qualche giorno prima delle CPU, apporta alcune limitate novità rispetto alla precedente, tra cui spiccano senz'altro il supporto nativo al nuovo standard Thunderbolt, al PCI-Express 3.0, e, finalmente, all'USB 3. Per il resto lo Z77/Z75 Express ricalcano in modo pedissequo il predecessore Z68; chi desiderasse rinunciare a qualche feature potrà rivolgersi ai vari H77, Q77 o B77 il cui più grande limite è quello di non permettere l'overclock del processore.
Le novità: IGP HD4000 e Quick Sync 2.0
L'azienda di Santa Clara ha concentrato gli sforzi sull'unità grafica integrata e sull'encoding dei flussi video, ottenendo in entrambi i casi incrementi significativi rispetto all'architettura Sandy Bridge.
La GPU HD4000 in dote ai soli Core i7 3770 (e a tutte le varianti per notebook), diretta evoluzione dell'HD3000, occupa un terzo del die e presenta 16 Compute Unit (4 in più di quella passata), mentre l'HD2500, a corredo delle soluzioni più economiche, è rimasta ferma a 6 CU. Intel conferma la politica intrapresa oltre un anno fa, pertanto anche con Ivy Bridge ha deciso di inserire la GPU in tutte le CPU: tale scelta può essere condivisa in ambito mobile, dove spesso la grafica integrata è l'unica a disposizione, ma non è altrettanto accettabile per le soluzioni desktop più performanti, destinate a chi si avvantaggerà dell'infinitamente superiore potenza elaborativa di una scheda discreta.
Gli upgrade a cui è stato sottoposto il sottosistema grafico gli permettono di supportare nativamente le API DirectX 11, OpenGL 3.1 e OpenCL 1.1. Gli aumenti prestazionali sono tangibili soprattutto in ambito ludico, dove riesce a registrare, grazie anche ad una piccola memoria tampone di terzo livello, percentuali di miglioramento che arrivano al doppio rispetto all'antenata. In linea teorica la forbice potrebbe essere allargata grazie all'overclock che è possibile effettuare sulla GPU, ma all'atto pratico il gioco non vale la candela, poiché il vero collo di bottiglia è rappresentato dall'assenza di memoria dedicata.
L'IGP viene promosso nell'utilizzo quotidiano, dimostrandosi a proprio agio anche nella riproduzione di flussi video complessi come quelli dei Blu-Ray, ma i suoi numeri sono ancora inadeguati per poter pensare di impensierire AMD, la cui tecnologia Fusion resta il benchmark di riferimento. Sul fronte dell'encoding Ivy Bridge porta ad un ulteriori livello la tecnologia proprietaria Quick Sync, che avevamo già avuto modo di lodare con Sandy Bridge. Utilizzando un applicativo come Media Espresso, che la supporta pienamente, si possono ottenere prestazioni superiori del 50% rispetto a quelli della seconda generazione di Core.
Performance
Messo sotto torchio, il Core i7 3770K dimostra una buona potenza elaborativa, apprezzabile soprattutto nei test sintetici, come Cinebench e 3DMark 2011, ma non fa gridare al miracolo.
In generale infatti non riesce ad impensierire il peso massimo di casa Intel, il Core i7-3960X, mentre si colloca in una posizione leggermente superiore al Sandy Bridge 2700K, che opera a parità di frequenze. Il press kit ufficiale di Intel, che parla di miglioramenti compresi tra il 5 e il 10% rispetto al predecessore, per una volta sembra discretamente attendibile. Come sempre non fa molto testo l'ambito gaming, dove è prediletta la frequenza operativa, mentre viene poco sfruttato il multi-threading: per tale motivo nella maggior parte dei giochi Ivy Bridge ripropone gli stessi valori delle altre CPU Intel.
Consumi e overclock
È cosa nota a tutti che la riduzione del processo produttivo porta ad una minore richiesta energetica: esempi lampanti sono forniti dalle nuove GPU di AMD e Nvidia che, passando dall'architettura a 45nm a quella a 28, hanno tagliato i consumi senza che questo incidesse sulle prestazioni.
Miglioramenti estremamente significativi sono fatti registrare anche da Ivy Bridge, il cui TDP, come detto, è inferiore di ben 18W rispetto a quello di Sandy Bridge (95 contro 77). Questo si riflette in un minor consumo sia in idle che (soprattutto) in full load, dove i nuovi Core sono delle vere e proprie meraviglie. A riposo infatti si registrano numeri solo leggermente inferiori rispetto alla passata generazione e comunque quantificabili nell'ordine di un paio di watt al massimo; lo scenario si trasforma a pieno carico, quando l'asticella segnala valori inferiori del 15% rispetto alla seconda generazione di Core. Ivy Bridge si comporta però meno bene del previsto in fase di overclock, nonostante il moltiplicatore (nelle versioni K) sia passato da 57 a 63. Con un Front Side Bus bloccato a 100 MHz, teoricamente sarebbe dunque possibile spingere i nuovi Core sino all'avveniristica soglia dei 6,3 GHz, ma in realtà i neonati di casa Intel si fermano molto prima: già a 4,9 GHz si possono verificare delle schermate di errore, e per raggiungere i 5,2 GHz dei Sandy Bridge bisogna dotarsi di un performante dissipatore a liquido, in quanto la produzione di calore è davvero elevata e lo spazio fisico per smaltirla è molto ridotto (il die size del 2600K è infatti di 216 mm2, mentre quello del 3770K è di appena 160mm2).
In conclusione
I soli numeri non sono sufficienti per esprimere l'eccellente lavoro di Intel, che con la nuova famiglia di Core conferma di essere all'avanguardia della tecnologia: nell'utilizzo quotidiano il Core i7 3770K si posiziona sui livelli del costosissimo i7-3960X, eccezion fatta per gli applicativi più CPU-oriented dove paga dazio a causa del minor numero di core; ma quel che conta è che questi valori sono raggiunti con un incredibile risparmio del 40% di energia.
I nuovi processori rappresentano l'equilibrio perfetto tra prezzo e prestazioni: pur essendo destinati alla cosiddetta fascia di mercato mainstream, risultano essere, specialmente nelle derivazioni col moltiplicatore sbloccato, degli ossi duri anche per quelli che dovrebbero rappresentare il top di gamma, ossia i Sandy Bridge-E i cui 6 core fisici e 12 Mbyte di cache di terzo livello spesso non sono sufficienti per giustificare una forbice di prezzo che arriva ai 700€. Aggiornamento "obbligato" per chi proviene dalla prima generazione di Core, Ivy Bridge, grazie alla compatibilità con il socket 1155, si rende appetibile anche per buona parte dei possessori di Sandy Bridge. Chi opera overclock spinti potrà sollevare dei dubbi sull'utilità dell'upgrade, mentre per tutti gli altri vale la pena di fare un'approfondita riflessione, soprattutto se si tratta di sistemi non equipaggiati con CPU 2700/2600/2500.