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Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Tra intoppi di sviluppo, petizioni e richieste disattese, Dark Souls conclude finalmente il proprio iter su PC. E' ancora la solita Lordran?

RECENSIONE di Marco Perri   —   03/09/2012

Dark Souls è stato uno dei giochi più interessanti e coinvolgenti della generazione cui appartiene, e senza dubbio un capolavoro del suo genere. Complesso, profondo, un fantasy esoterico arricchito da uno stile narrativo che ha reso ogni angolo dell'ambientazione, boss e personaggio incontrato lungo il cammino un insieme coerente e dalla trama affascinante, ben collegato e spiegato nel dettaglio più dalle comunità di appassionati che non dal gioco stesso.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Questa introduzione non è altro che un doveroso omaggio al titolo che a fine 2011 portò multipiattaforma l'eredità di Demon's Souls (esclusiva per PlayStation 3), espandendo così una saga ufficiosamente definita come proseguo spirituale di King's Field, primo gioco di ruolo apparso su PlayStation, nel lontano 1994, e iniziatore di un gameplay "spada e scudo" dall'elevata difficoltà che rese noti al mondo i ragazzi di From Software. Chiacchierato, discusso, temuto, Dark Souls è stato un successo tanto di critica quanto commerciale ed essendo uscito unicamente su console non c'è stato molto da attendere per assistere all'insurrezione popolare dell'eterogeneo mondo dei giocatori PC, che con petizioni e comunicati hanno richiesto al publisher Namco Bandai una conversione del titolo. I soldi, si sa, son come l'uva: più ne mangi, più ne vorresti, e Namco non si è fatta pregare.

Un parto travagliato

Alle idi di aprile 2012 gli oltre 90.000 sottoscrittori della petizione avranno gioito leggendo l'annuncio ufficiale di Namco Bandai di questa Dark Souls: Prepare to Die Edition, peccato solo che nemmeno un mese prima il producer Masanori Takeuchi, conscio della situazione, avesse commentato come tutto fosse in mano al publisher e non vi fosse nulla di pronto, o quantomeno definito.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Faccia di bronzo o emblema di sincerità? Ovviamente, non si saprà mai con certezza, ma in casi come questi sono i fatti a parlare chiaro e il loro eco sposta certamente la bilancia sulla seconda ipotesi. A rendere l'atmosfera ancora più paradossale è la conferma che il DLC incluso in questa edizione sarà disponibile per console solamente a partire da fine ottobre, quindi addirittura due mesi dopo l'uscita della versione PC. From Software sembra quindi aver scelto il PC come destinazione privilegiata del loro impegno e della loro inventiva, peccato non della loro competenza.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Non sono stati nascosti i problemi incontrati in fase di conversione da parte del team che proprio a poche settimane dall'uscita, tra umiltà e timidezza, ha confermato che la risoluzione nativa del gioco sarà di 1024*720, senza migliorie alle textures e con il numero di fotogrammi bloccato a un limite massimo di trenta. Delle premesse quanto mai scoraggianti. La passione e la moderazione son due fattori che spesso cozzano, e non è semplice trovare una via oggettiva per spiegare cosa un utente PC dovrebbe pretendere, e aspettarsi, da questa edizione. In fondo, come già detto, Dark Souls è un prodotto che si regge ampiamente sulle proprie gambe anche mesi dopo la sua uscita, ma non per il comparto puramente tecnico, sia chiaro. Il motore grafico di From Software rafforza quanto già mostrato ai tempi con Demon's Souls: un buon numero di poligoni dei personaggi, nemici e ambienti, con animazioni che, grazie anche a pattern di movimento statici ed effetti di blur studiati a tavolino, mascherano più o meno abilmente una fluidità che è appena sufficiente a garantire la giusta giocabilità (e talvolta nemmeno quella), con una buona draw distance a disegnare sfondi e panorami dalle gamme cromatiche molto evocative.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Purtroppo, a livello tecnico, la Prepare to Die Edition riprende quando visto su console, ma non lo evolve di una virgola. Per quanto sia possibile definire tramite settaggi la risoluzione in upscaling a 1080p con motion blur e anti-aliasing attivabili, tutto questo appare solo ed esclusivamente come una sorta di enorme castello di carte pronto a crollare. Si, perché comparando PC e console il risultato è assolutamente identico: risoluzione, textures, animazioni, drastici cali di framerate in alcune aree, frame buffer. Anche la nebbia e le illuminazioni sono rimaste invariate, così come i bug di collisione di alcune armi. L'unico punto leggermente a vantaggio della versione PC riguarda il contrasto dei neri, un pochino più accentuato e quindi maggiormente godibile. Anche a livello di controlli è fortemente consigliato l'utilizzo di un pad visto che i tecnicismi di movimento non riescono per forza di cose ad adattarsi ad un utilizzo mouse e tastiera. Questa conversione rispecchia quindi la definizione stessa del termine, senza aggiungere né togliere: sembra in tutto e per tutto di giocare alla versione su console, sono addirittura presenti gli obiettivi poiché il gioco poggia il proprio online sulla piattaforma Games for Windows LIVE.

Prepare to mod!

Allontanandosi da facili critiche, ci si potrebbe chiedere quali di questi siano punti a sfavore. E' vero, in un gioco come Dark Souls: Prepare to Die Edition un flusso a sessanta fotogrammi lo avrebbe reso forse alieno alla sua struttura di gioco lento e molto tecnico. Inoltre, un lavoro di abbellimento grafico generale avrebbe magari fatto passare in secondo piano l'enfasi posta sul lato artistico e ambientale del prodotto. Un numero maggiore di frame di animazioni avrebbe reso diversi i combattimenti e punti di collisione troppo definiti avrebbero probabilmente snaturato qualche scontro. Forse, o forse no.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Di certo, non si potevano chiedere i salti mortali a un team che in pochi mesi si è dovuto rimboccare le maniche, convertire un titolo immenso e aggiungervi un contenuto aggiuntivo, però non si può nemmeno passare sopra alla visibile vecchiaia grafica, alla presenza di noti bug e ai rallentamenti che in alcune zone (Città Infame e Baratro dell'Abisso su tutte) appaiono veramente intollerabili e anacronistici, specialmente su PC molto più performanti delle console attuali. Appare come una beffa il fatto che un appassionato modder dal nome Durante, prevedendo in anticipo tutto questo e lavorando su variabili interne dei registri del gioco, abbia rilasciato una patch leggerissima che toglie il blocco di risoluzione e garantisce un miglioramento sostanzioso all'estetica del gioco, permettendo di godere di dettagli altrimenti invisibili. Maggior tempo e più attenzione ai dettagli avrebbero giovato senza dubbio ad una conversione che sottolinea come spesso tempistiche di uscita forzate siano dannose e doppiamente controproducenti, sia dal punto di vista tangibile di chi acquisterà questa edizione per la prima volta sia per chi la rigiocherà per la seconda e vedrà che è tutto identico a quanto già visto, con un inevitabile colpo di frusta dei fan che pretendevano, specialmente nel contenuto qualitativo e quantitativo del DLC, un po' più di rispetto per uno dei titoli di culto della generazione.

Vecchie novità

Una sezione molto importante di questa edizione è l'inclusione del contenuto aggiuntivo Artorias of the Abyss, che promette a detta degli sviluppatori nuove aree, nuovi boss, nuove armi, magie e un'intera sezione dedicata al PvP. Un pacchetto sbloccabile solo a un punto molto avanzato del gioco, indubbiamente colmo di grandi aspettative poiché è attualmente esclusiva PC e verrà venduto su console solamente a fine ottobre a 14,90 euro, un prezzo di certo non indifferente. Vista la cura che From Software ha impiegato per confezionare ogni area, ambiente e stanza di Dark Souls era scontato aspettarsi un DLC con tanto da fare, zone tutte nuove colme di angoli da esplorare nel dettaglio e boss carismatici con i quali battagliare.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

Purtroppo, questo contenuto aggiuntivo è non poco deludente, e sia chiaro, non c'è niente di mal fatto né di fuori posto. Vi sono quattro nuove aeree, quattro boss, un'arena dedicata per gli scontri contro altri giocatori e nuove magie. Un compito apparentemente eseguito alla perfezione. Se però ci si ferma un attimo, specialmente dopo essere venuti da decine di ore di esplorazione attraverso i tanti ambienti dentro Lordran, e si analizza quanto offerto da questa nuova Oolacile, sono ben pochi i punti a risplendere. Sembra quasi che From Software abbia confezionato questo DLC in maniera svogliata. Ogni sezione ha un irrimediabile retrogusto di già visto, con ambienti ed elementi completamente riciclati da altre aree viste nella quest principale, e questo non può che pesare negativamente su un giudizio d'insieme. Anche il contenuto della confezione riprende quanto visto con la Limited Edition venduta all'uscita su console, riprendendo contenuti già proposti a suo tempo (colonna sonora, artwork) e impreziosendoli con un poster e qualche cartolina. Considerato, quasi un anno dopo, il prezzo al quale viene venduta la Prepare to Die Edition (49,90 euro) ed il poco lavoro svolto, non si è di certo di fronte a punte di eccellenza d'offerta.

Due passi per Oolacile

Non bisogna essere dei cultori sfegatati per notare come i nuovi ambienti ricalchino facilmente quanto visto nella quest primaria. Il Giardino del Santuario così come il Bosco Reale hanno un richiamo floreale e forestale ampiamente apprezzato nel Giardino Radiceoscura, con strutture, alberi e ponti che ricalcano però costruzioni e stili già esplorati. Stesso discorso per la Contea di Oolacile (senza dubbio la sezione più bella) molto piacevole artisticamente e a livello sonoro, ma giocoforza piena di elementi medievali sporchi che, per quanto caratterizzati e resi unici da un'architettura inclinata a segnare lo sprofondamento nell'oscurità, rimandano a quanto già visto nel Borgo dei Non Morti e più in generale nella sezione alta di Lordran, fallendo nello scatenare chissà quali emozioni anche per colpa di un level design basilare e purtroppo figlio di una struttura a binario.

Dark Souls: Prepare to Die Edition, recensione

La sezione finale nell'Abisso è cupa ma breve, mal programmata, con pesantissimi cali di frame rate e priva di quel senso di oppressione che tale dovrebbe essere, con ambienti scarni e senza personalità. Persa tra le nebbie del passato e inghiottita dall'oscurità per via di un rito di evocazione mal riuscito, la povera contea di Oolacile è sull'orlo del baratro, ma è straniante, vista la situazione, vedere così poca varietà di nemici a schermo. Fatta esclusione per i boss, i nemici che popolano questo contenuto sono pochi e privi di spessore, forme umanoidi scarsamente caratterizzate che affidano a semplici pattern di combattimento una difficoltà visibilmente tarata verso il basso. Gli scontri con i boss sono come sempre ben confezionati, anche se per il livello con il quale si arriverà a sbloccare il contenuto non sarà arduo batterne la maggior parte, mentre per il resto basta solo un po' di determinazione. Sarebbe stato splendido spendere parole per spiegare il funzionamento dell'arena del PvP, peccato che nonostante l'attesa al suo interno non si sia mai trovato qualche avventuriero con il quale combattere. Forse il poco tempo di disponibilità del gioco sul mercato e magari il fatto che il punto sia parecchio avanzato avranno spostato verso il basso la possibilità di incontrare qualcuno ma, senza sfidare la statistica, è chiaro come vi siano delle mancanze tecniche con il codice del matchmaking, suddiviso in duello 1vs1, a squadre 2vs 2 e deathmatch 4vs4. Una simpatica opportunità per il confronto, peccato che, per rimanere in tema, non vi fosse anima viva.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (253)
8.4
Il tuo voto

Dark Souls: Prepare to Die Edition appare come un prodotto incompleto. Sarebbe ingiusto criticarlo esclusivamente per il mero lavoro di porting, eseguito senza infamia e senza lode, ma se si aggiunge alla qualità altalenante e alla brevità del contenuto aggiuntivo, completabile in poche ore, anche la totale assenza di migliorie per correggere alcune pecche di gameplay, è impossibile non visionare il tutto come un'enorme opportunità mancata. Difficile, profondo, appassionante: Dark Souls: Prepare to Die Edition era e rimane un prodotto da giocare, possedere e con il quale passarvi tante splendide ore, ma la corposità del titolo non può nascondere una conversione che appare disinteressata e poco curata. A quasi un anno di distanza, era doveroso dare ai possessori di PC ben altri motivi per spingerli a esplorare la fantastica Lordran.

PRO

  • Profondità di gioco superlativa
  • Include il contenuto aggiuntivo
  • E'sempre Dark Souls

CONTRO

  • Tecnicamente insufficiente
  • DLC non eccelso
  • Da giocare esclusivamente con il pad

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP 32 bit
  • Processore: Intel Core 2 Duo E4300 1.8GHz, AMD Athlon 64 X2 Dual Core 3600+
  • RAM: 2GB
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 9500 GT, ATI Radeon HD 4650