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Il profumo del Most selvatico

Dopo l'intervallo di The Run, Criterion torna al volante della serie Need for Speed con la sua interpretazione di Most Wanted

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   06/11/2012

Hot Pursuit del 2010 ha rappresentato l'esordio di Criterion con il franchise di Need for Speed, segnando l'inizio di quella che appariva sulla carta come una partnership stellare: all'atto pratico, il risultato è stato un racing game indubbiamente di ottimo livello, che però non è stato quel prodotto dirompente che sarebbe stato lecito aspettarsi dalla simbiosi fra i creatori di Burnout ed il sostanzioso budget garantito da un colosso come EA. Vediamo dunque se questo Need for Speed: Most Wanted ha le carte in regola per compiere il proverbiale salto di qualità.

Storyline is for losers

Criterion non si è mai preoccupata granché di fornire un vero e proprio background narrativo ai propri racing game, e questo Need for Speed: Most Wanted non fa eccezione: diversamente dall'originale sviluppato da Black Box nel 2005, non esiste una storia e non ci sono protagonisti con nomi e cognomi, ma solo le strade della fittizia città di Fairhaven su cui sfrecciare nel tentativo di battere i dieci piloti più ricercati dalla polizia a cui fa riferimento il titolo del gioco.

Il profumo del Most selvatico

Ciò premesso, il prodotto non si nega il piacere di una breve ma stilosa introduzione realizzata con l'ottimo motore grafico Chameleon, che sulle evocative note di Butterflies and Hurricanes dei Muse fa scorrere su schermo dei rapidi frame relativi alle corse che si andranno ad affrontare nel single player, il tutto mentre una voce femminile

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fornisce delle informazioni sulle più basilari regole della struttura ludica. La palla passa dunque nelle mani dell'utente, che senza soluzione di continuità si ritrova subito ai comandi di una fiammante Porsche lanciata sull'autostrada, prima occasione per testare il modello di guida del titolo Criterion. La scelta dello sviluppatore inglese è stata quella di non smuovere troppo le acque, riproponendo fondamentalmente una risposta delle vetture del tutto simile a quella del precedente Hot Pursuit: acceleratore, freno, turbo e freno a mano sono gli unici input che servono a guidare in Need for Speed: Most Wanted, con le derapate facilmente eseguibili con un tocco del grilletto dorsale sinistro prima di entrare in curva. Non cambiano nemmeno le regole che sottostanno all'incremento della barra del turbo, la quale si riempie in relazione alla spericolatezza dell'utente nel correre contromano, far slittare le gomme, sfiorare le collisioni e così via. Per quanto non si tratti di nulla di nuovo, il fascino di tale modello di guida è rimasto sostanzialmente inalterato, e se da un lato non si possono che encomiare l'immediatezza dei controlli ed il puro godimento di un'impostazione tanto arcade, d'altro canto in certi frangenti si può sentire la mancanza della precisione millimetrica dello sterzo e della reattività estrema tipiche degli ultimi Burnout.

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Difficile invece trovare qualcosa da rimpiangere per ciò che concerne il confezionamento grafico del prodotto, a tutti gli effetti un vero e proprio gioiello per il genere dei racing game. La città di Fairhaven è talmente bella e ricca di scorci da cartolina che quasi dispiace doverne affrontare le strade alla velocità smodata imposta dallo stile di gioco: il lavoro di Criterion sulla pianificazione dello scenario si vede e si sente, con ambientazioni tipicamente urbane che nel giro di pochi secondi lasciano spazio a strade di montagna piuttosto che a zone industriali battute da sentieri sterrati, con effetti immediatamente percepibili nel comportamento della vettura sulle diverse superfici. Niente nel comparto tecnico di Need for Speed Most Wanted sembra essere lasciato al caso: la riproduzione delle automobili è fedele fino alla più piccola guarnizione, le cutscene che introducono le varie gare godono di uno stile ricercatissimo, il potente rombo dei motori va a braccetto con una tracklist davvero azzeccata ed il frame rate non cede di un passo nemmeno quando gli effetti di luce si sprecano, e vi garantiamo che succede spesso. Tuttavia, è troppo presto per cominciare a suonare le fanfare...

Lista dei desideri

Una città come Fairhaven, nella quale si può trovare una supercar a propria disposizione ad ogni angolo di strada, può esistere solo nei sogni o nei videogiochi: gli appassionati di automobili sportive troveranno dunque pane per i loro denti, potendo mettersi alla guida di bolidi come la Dodge SRT Viper GTS, la Maserati GranTurismo MC Stradale, la Porsche Panamera Turbo S, la Nissan GT-R ed altre ancora. Non mancano poi auto "impossibili" come la Alfa Romeo 4C Concept, la Koenigsegg Agera R o la Pagani Huayra, e c'è persino spazio per l'amarcord con modelli storici quali la Lamborghini Countach 5000 QV o l'indimenticabile Lancia Delta HF Integrale Evoluzione 2.

La fortuna aiuta gli audaci?

Se dal punto di vista tecnico Need for Speed Most Wanted segna un netto passo in avanti rispetto ad Hot Pursuit, per ciò che concerne la struttura della componente single player, il titolo si divide fra luci ed ombre a causa dell'ambiguità di alcune delle nuove feature introdotte da Criterion. Partiamo dal nodo fondamentale che riguarda l'approvvigionamento delle vetture: anziché sbloccare nuove e più potenti auto con i punti ottenuti dalle vincite, qui i nuovi veicoli si ottengono semplicemente esplorando Fairhaven, dato che gran parte dei 41 modelli si trovano più o meno nascosti all'interno dello scenario di gioco.

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Individuata una macchina papabile di essere aggiunta alla propria collezione (si riconoscono grazie all'evidente marchio del costruttore che ci fluttua sopra), è sufficiente avvicinarsi e premere un tasto per ottenerla e mettercisi al volante, con buona pace del senso di progressione dei convenzionali racing game:

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se infatti questo aspetto può costituire uno stimolo per battere palmo a palmo le strade della città, d'altro canto è innegabile come si senta la mancanza di un sistema di ricompense più convenzionale. Le uniche eccezioni alla regola sono proprio le dieci auto most wanted, dato che per ottenerle bisogna dapprima raggiungere una determinata quantità di punti (detti Speed Point) e successivamente batterle in eventi dedicati. Anche in questo caso le sensazioni sono contrastanti, perché Need for Speed: Most Wanted si porta dietro quasi in blocco pregi e difetti riscontrati nelle sfide di Hot Pursuit: si tratta dunque di gare senza dubbio frenetiche ed adrenaliniche, che però sembrano dipendere più dalla fortuna che dall'abilità dell'utente. Si può guidare senza alcuna sbavatura per tutto il percorso e magari sbattere anche fuori strada un paio di volte il proprio avversario, ma basta un errore sul finale per buttare tutto alle ortiche, considerando come i piloti guidati dalla CPU tendano miracolosamente a recuperare sempre il terreno perduto in pochi secondi.

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Persino i poliziotti che fungono da antagonisti nei numerosi inseguimenti sembrano giocare sporco, e sfuggire ad una pattuglia può diventare per questo motivo più una seccatura che un motivo di sfida. Un'altra scelta di Criterion destinata a spaccare in due l'utenza è quella che riguarda il sistema di gare ed i conseguenti power-up: ogni auto che si trova in giro per Fairhaven è collegata a cinque diverse competizioni di difficoltà crescente, esaurite le quali ci si trova costretti ad abbandonare il veicolo in favore di un altro per accumulare ulteriori Speed Point. Purtroppo, gli eventi correlati ad ogni vettura non si differenziano mai troppo l'uno dall'altro, e passare tanto spesso da un volante all'altro ripetendo degli iter così simili acuisce la nostalgia per un meccanismo di progressione più classico. Discorso analogo per i potenziamenti da sbloccare, elargiti a seguito di un piazzamento nelle prime due posizioni in ognuna delle cinque gare abbinate ad un'auto: non solo si tratta di modifiche che influenzano leggermente le statistiche del mezzo senza alterarne l'estetica, ma la loro varietà è molto limitata e la successione in cui vengono regalate è sempre la stessa. Insomma, nel single player di Need for Speed: Most Wanted si viene pervasi dalla sensazione di compiere tanti piccoli micro-cicli piuttosto di una campagna di ampio respiro, un aspetto che potrebbe far storcere il naso ai puristi del genere ma che di converso farà felice chiunque preferisca avere accesso da subito ad una maggiore quantità di contenuti.

Trofei PlayStation 3

Accorgendosi forse della carenza di un reale senso di progressione nel single player, Criterion ha abbondato nei trofei relativi a questa modalità, che si accaparra la stragrande maggioranza dei 47 totali, di cui 35 di bronzo, 9 d'argento, 2 d'oro e uno di platino. Si tratta per larga parte di ricompense che si possono ottenere andando avanti normalmente nella campagna, con qualche eccezione relativa ad obiettivi da soddisfare in alcune gare ben specifiche, più le solite chicche per i fanatici del 100% come trovare tutti i cartelloni di Fairhaven o guidare ogni singola vettura.

La parte sociale di Fairhaven

Giocando a Need for Speed: Most Wanted, si percepisce evidentemente l'intenzione innovatrice di Criterion, che magari è incappata in qualche ingenuità di troppo nel single player, ma a cui comunque va dato atto di aver provato a battere qualche nuova strada in un genere spesso statico come quello dei racing game. Due punti sui quali lo sviluppatore inglese ha centrato in pieno il bersaglio sono invece quelli relativi alla snellezza dei menu ed alle forti componenti social che accompagnano ogni sessione ludica.

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Nel primo caso, ottima si è rivelata l'introduzione del sistema Easy Drive, nome elegante per identificare un menù accessibile in tempo reale tramite la croce direzionale che consente di assolvere ad ogni esigenza senza doversi fermare praticamente mai: cambiare auto, modificare i potenziamenti, impostare una destinazione

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o lanciare una gara già scoperta sulla mappa di gioco sono solo alcune delle feature accessibili per un sistema che si dimostra il partner perfetto per l'impostazione free roaming del prodotto EA. Torna poi in versione riveduta, corretta e potenziata quell'Autolog introdotto per la prima volta in Hot Pursuit, ovvero una sovrastruttura social che tiene conto di tutti i progressi compiuti dall'utente e li confronta istantaneamente con quelli dei propri amici. In questo ambito, Criterion è senz'altro salita di livello, fondendo in maniera ancora più armoniosa questi meccanismi con la normale routine ludica: ad esempio, basta sfrecciare davanti ad un autovelox per vedere subito su schermo se la velocità registrata è inferiore o superiore a quella di altri utenti, o ancora il giocatore che riesce a compiere il salto più lungo dopo aver sfondato un cartellone avrà l'onore di vedere il suo nome impresso su quella stessa insegna nelle partite degli amici connessi ad Autolog.

Il profumo del Most selvatico

Un gusto per l'interazione che si estende alla totalità della componente multiplayer online, probabilmente la parte migliore dell'intero pacchetto offerto da Need for Speed: Most Wanted. La possibilità di esplorare Fairhaven in compagnia di amici offre non solo infinite occasioni di svago, ma mette in campo anche le gare più divertenti, data l'assenza degli sleali piloti guidati dalla CPU: in questa modalità, tutto ruota attorno alle cosiddette setlist, ovvero insiemi di competizioni da affrontare in rapida successione che alternano gare di stampo tradizionale a sfide più esotiche, che premiano gli autori delle migliori acrobazie o i più veloci a raggiungere un dato obiettivo. Ed è senz'altro questo il vero punto di forza del racing game Criterion, ed affermare che il prodotto perde gran parte del proprio appeal se privato del supporto online sembra tutt'altro che esagerato.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation 3
Multiplayer.it
8.0
Lettori (194)
8.0
Il tuo voto

Con Need for Speed Most Wanted sembra quasi che Criterion abbia voluto fare il passo più lungo della gamba, sacrificando il tradizionale schema di progressione dei racing game in favore di una soluzione che, a conti fatti, risulta tanto originale quanto priva di spessore nonché foriera di una certa ripetitività nel single player. Fortunatamente, il prodotto EA può contare su un comparto online di primo livello, che fa bella mostra di sé grazie ad un Autolog ancora più integrato e soprattutto con una modalità multiplayer divertente a tutto tondo. E sicuramente il comparto audiovisivo di primissimo livello rende più facile perdonare allo sviluppatore inglese qualche presunzione di troppo in termini di design.

PRO

  • Tecnicamente ottimo
  • Il modello di guida è sempre vincente
  • Multiplayer ed Autolog molto ben implementati

CONTRO

  • Single player un po' troppo facilone e ripetitivo
  • Manca il senso di progressione
  • Comportamento fastidiosamente sleale della CPU