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Un castello tutto nuovo

Konami continua il lavoro di rinnovamento sulla serie Castlevania con il primo capitolo per portatili di MercurySteam

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   07/03/2013

I portatili Nintendo sono stati una sorta di roccaforte per la serie Castlevania negli ultimi anni, unico ambiente in cui i titoli bidimensionali riuscivano a trovare senso e popolarità sfuggendo all'obbligo del poligono. Da Circle of the Moon su GBA a Order of Ecclesia su Nintendo DS, le storie di vampiri di Koji Igarashi hanno continuato a sopravvivere sulla linea della tradizione, mentre nel frattempo più o meno fallimentari esperimenti 3D venivano tentati su Nintendo 64, PlayStation 2 e Xbox. Ma era piuttosto chiaro che una situazione del genere non sarebbe potuta durare per molto, e proprio per questo motivo Konami scelse di dare una svolta netta affidando il reboot della serie al poco conosciuto team spagnolo MercurySteam affiancato da Kojima Productions. Nacque così nel 2010 Lords of Shadow, e il buon riscontro di critica e pubblico fu più che sufficiente per far capire a Konami che la strada era quella giusta; per questo motivo è stata quindi confermata la fiducia agli iberici per Lord of Shadow 2, di prossima uscita su Xbox 360 e PS3, e anche per la realizzazione di un capitolo in esclusiva per 3DS, intitolato Castlevania: Lords of Shadow - Mirror of Fate, che si va a porre al centro di questa trilogia.

God of the Castle

Visti i precedenti appena descritti, è ovvio come questo debutto su 3DS abbia calamitato parecchie attenzioni, oltre che le inevitabili critiche da parte del pubblico di fedelissimi devoti dei lavori di Igarashi; allo stesso tempo però, MercurySteam sembrava aver guadagnato una considerazione tale da consentire di attendere l'uscita del gioco perlomeno con un po' di speranza. In realtà, lo diciamo subito così da far sogghignare di soddisfazione gli scettici, il risultato finale non ci è parso straordinario, seppur molto lontano da potersi definire catastrofico.

Un castello tutto nuovo

Castlevania: Lords of Shadow - Mirror of Fate di certo non soffre di timori reverenziali, motivo per il quale il team spagnolo non ha avuto grossi problemi nell'allontanarsi in maniera anche decisamente radicale dalle linee guida tracciate dagli episodi tradizionali, rimescolando le carte dei più classici "Metroidvania". Ma partiamo dai punti di contatto: malgrado il passaggio a una grafica completamente 3D il gameplay rimasto assolutamente bidimensionale, così come l'ambientazione all'interno di un enorme castello capace in realtà di contenere una improbabile ma necessaria varietà di location e stili diversi. Fin dalle prime battute è però evidente come il team abbia scelto di spostare gli equilibri verso l'elemento del combattimento, operando sia sulle capacità del protagonista (o meglio dei protagonisti, di cui non parleremo per evitare di rovinarvi la sorpresa) sia sull'impegno necessario per avere la meglio sui nemici, che necessitano praticamente in tutti i casi di molti colpi e un po' di strategia per essere eliminati.

Un castello tutto nuovo

Benché all'inizio le abilità a disposizione siano veramente poche, bastano una manciata di minuti per iniziare a vedere espandersi le possibilità di attacco, sulla base di una formula che consente di "sbloccare" nuove mosse raccogliendo esperienza. Il risultato finale assomiglia molto a quello di un God of War, che pur con le debite proporzioni sembra essere stato decisamente l'ispiratore di MercurySteam; un sentore che si percepisce per esempio anche dalle mosse finali con cui l'eroe può eliminare i nemici storditi, dalla crudezza e violenza dell'azione, e anche da uno dei boss con le fattezze di una prosperosissima e discinta ammaliatrice all'interno di invitante harem, una situazione che ricorda da vicino i momenti di "svago" di Kratos con simili signorine nei vari capitoli della serie. Purtroppo però la qualità del team spagnolo non appare paragonabile a quella dei ragazzi di Santa Monica, e il combattimento risulta molto più piatto e meno appagante; al di là dell'assenza di un equiparabile "senso di scala", e di un livello di violenza comunque scimmiottato ma edulcorato per rientrare nel PEGI 16, è proprio all'atto pratico che gli scontri appaiono meno appaganti, conditi da evitabili QTE, con nemici banalotti, e soprattutto quasi mai si viene stimolati ad usare le differenti mosse a disposizione portando infine ad affidarsi sempre alle solite 3 o 4 più efficaci. In maniera simile anche le abilità e magie, quattro per ogni personaggio, risultano marginalmente utili in battaglia e banalmente applicate nella fase esplorativa. Piacevoli e impegnative invece le battaglie coi boss.

L'effetto 3D

Il gioco offre un buon effetto di profondità, seppur piuttosto fine a sé stesso per due terzi dell'avventura; l'ovvia e oramai arcinota necessità di un perfetto allineamento dello schermo con gli occhi, unito al fatto che il 3D generi un po' di "confusione" in più nell'azione, suggerisce però una disattivazione che non fa alla fine soffrire più di tanto. Peccato invece che gli utilizzi più originali e interessanti della feature appaiano solo nel terzo atto, ad avventura ormai quasi conclusa.

Atti di forza

Detto di un sistema di combattimento derivativo e senza guizzi, che quindi non può andare oltre una sufficienza abbondante, ovviamente va considerata anche l'altra "fetta" del gameplay di Castlevania: Lords of Shadow - Mirror of Fate, ovvero l'elemento esplorativo. Come detto in apertura, nonostante si tratti sempre di un Metroidvania, anche in questo caso MercurySteam ha scelto di prendersi qualche libertà dalla tradizione; perché se elementi platform e semplici enigmi sono in linea con quanti visto in passato, il backtracking è stato di fatto quasi del tutto eliminato in favore di una progressione molto più lineare e semplice.

Un castello tutto nuovo

La presenza perenne di una freccia rossa che indica la direzione da seguire per raggiungere il successivo obiettivo azzera quasi del tutto qualsiasi elemento esplorativo, che viene sostenuto solo dalla ricerca di pergamene e forzieri per estendere energia e magia (altro richiamo a God of War). Il level design appare gradevole, ma nuovamente del tutto privo di momenti di grande qualità o intuizioni particolari; si procede quasi sempre senza sorprese e senza difficoltà, con le uniche frequenti interruzioni legate ai già citati impegnativi, e verso la fine anche ripetitivi, combattimenti. Esistono poi fattori che non convincono del tutto, e che lasciano un po' perplessi; su tutti, la scelta di dividere in tre atti (con tre diversi protagonisti) l'avventura. I primi due sono sono in realtà complementari e simbiotici, oltre che molto simili tra loro; l'unica grossa differenza, nel secondo, sta nella estemporanea presenza di due grossi (per dimensioni) puzzle ambientali che in realtà sembrano forzatamente inseriti nell'avventura e che costituiscono più un rallentamento di ritmo che un divertimento. Il terzo atto appare invece più slegato, per certi aspetti diverso, e probabilmente è anche stato quello su cui i programmatori hanno iniziato a costruire il gioco; l'inizio infatti è incredibilmente lineare nel level design, per larghi tratti vuoto, e con una ripetizione di alcuni elementi del tutorial che lascia perlomeno perplessi dato che arrivano dopo circa 6 ore di gioco in cui sono stati già ampiamente assimilati. Oltre a ciò, la differenza dai primi due atti si denota anche da un maggiore utilizzo dell'elemento tridimensionale, con per esempio la sequenza con un boss o l'entrata in scena di un nemico "dal fondo" della stanza che hanno il sapore di una sperimentazione grafica spinta molto, molto più che negli altri atti. Per quanto riguarda infine la componente grafica, a livello puramente tecnico lo sforzo del team spagnolo si percepisce distintamente; pur con un frame rate bassino e che subisce qualche crollo nelle situazioni più pesanti, la complessità poligonale e il lavoro sul dettaglio di personaggi, nemici e ambienti è notevole. E' nello stile che ci troviamo meno concordi: la scelta di abbandonare l'ispirazione gotica per una soluzione molto più banale e "americana" rende il risultato finale poco caratterizzato, con l'unica eccezione delle sequenze narrative non giocabili di intermezzo tipo cartoon in cel shading molto gradevoli.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.8
Lettori (62)
8.1
Il tuo voto

Castlevania: Lords of Shadow - Mirror of Fate è purtroppo un gioco discreto e nulla più. Una valutazione che certamente non è condizionata dai paragoni coi precedenti capitoli bidimensionali della serie diretti da Igarashi; siamo noi stessi convinti, pur amando molto gli episodi classici, che il franchise Konami dovesse necessariamente cambiare e trasformarsi in qualcosa di diverso, anche su portatili. Il lavoro di MercurySteam è però afflitto da numerose problematiche, è benché sia evidente l'impegno e la passione nella realizzazione, è perennemente assente il senso di qualità e l'attenzione per il dettaglio che contraddistingue i grandi giochi da quelli divertenti e nulla più. Castlevania: Lords of Shadow - Mirror of Fate è un titolo che scorre via senza picchi e acuti, che si gioca con piacere ma che non lascia praticamente nulla una volta completato. Peccato.

PRO

  • Avventura lineare ma piacevole
  • Buona componente grafica
  • Interessanti idee nel sistema di combattimento...

CONTRO

  • ...ma sviluppate in maniera non del tutto convincente
  • Level design appena discreto
  • Manca la qualità dei grandi giochi