La nostalgia è una brutta bestia. Tratteggia i nostri ricordi con tonalità spesso ben più armoniose della realtà. Quante volte tornare in un luogo legato a memorie particolari ci ha delusi? Quanti film rivisti sembrano pallide copie di ciò che avevamo in testa? E quanti videogiochi ripresi in mano oggi crollano sotto il peso della nostalgia? Il mondo dei titoli indie sguazza nel desiderio dei giocatori più attempati di rivivere emozioni di un tempo, abbracciando gameplay apparentemente contro ogni legge di mercato. In questo panorama si affaccia un piccolo titolo, un gioco di ruolo che cela in sé tutte le interpretazioni ed i passaggi storici vissuti dal genere. Evoland è infatti un magico viaggio attraverso i ricordi di una tipologia videoludica di enorme popolarità.
Effetto nostalgia
Il titolo Shiro Games nasce dal concorso Ludum Dare, una particolare manifestazione che vede appassionati competere tra di loro creando da zero un videogame, basando le proprie idee su proposte della community. Vincitore della ventiquattresima edizione, Evoland Classic si è evoluto in prodotto commerciale, proposto su Steam e GoG a poco meno di dieci euro. Ma Evoland non è un vero e proprio gioco di ruolo, quanto più un meta videogioco. Prendendo in prestito una terminologia cinematografica, vorremo tentare di definire questo prodotto che sfrutta il linguaggio caratteristico del proprio genere per descrivere il linguaggio stesso. Ok, ci stiamo attorcigliando nel discorso. Provate ad immaginare un RPG che inizia come un classico dell'era 8 bit. Nessun colore, personaggi e mappe rigorosamente bidimensionali tratteggiati con pochi pixel. Con i tasti direzionali guidate il vostro eroe tentando di non farvi avvicinare da creature malvagie, che possono uccidervi con un solo tocco e farvi così tornare alla schermata iniziale. Facendovi largo con la vostra spada, che risponde fedelmente al tasto azione, trovate uno scrigno. Nessun tesoro vi attende al suo interno, ma piuttosto un primo passaggio evolutivo, come la possibilità di salvare la partita in determinati punti delle mappe.
Un po' più sicuri di voi, continuate il vostro viaggio ed ecco che un altro scrigno evolve la rappresentazione grafica introducendo i colori e qualche pixel in più. Successivamente arriva la possibilità di muoversi in tutte le direzioni, uscendo dalle restrizioni dei due assi cartesiani. Il viaggio prosegue più o meno seguendo sempre questa idea. L'avventura di Clink è infatti un continuo citare titoli come Final Fantasy, Zelda (il nome del protagonista non è ovviamente scelto a caso), Dragon Quest ma troverete anche momenti in cui il gameplay sembra uscire direttamente da Diablo. Non solo la grafica seguirà i passaggi storici del genere ruolistico. La giocabilità stessa, infatti, varierà, passando da dungeon labirintici alle mappe riprodotte col mitico Mode 7, da combattimenti casuali a turni fino a fasi action con decine di mostri contemporaneamente a schermo, enigmi da risolvere ed infiniti equipaggiamenti da raccogliere. La trama di Evoland è quasi superflua, inserita più per farci sorridere sugli stereotipi del giochi di ruolo, con una compagna di viaggio chiamata Kaeris ed un malvagio cattivo di nome Zephiroth, che ci spingerà a cercare i due pezzi di un medaglione dai poteri magici per salvare una terra minacciata dalle forze del male. La vera storia che Evoland vuole raccontare è in realtà quella del proprio genere, pizzicando continuamente il nostro animo tanto sensibile all'effetto nostalgia.
Tanti piccoli assaggi
Il continuo evolversi dell'aspetto estetico e del gameplay sono insieme il più grosso pregio e difetto del titolo, purtroppo. Da un lato l'avventura, se l'idea riuscirà a coinvolgervi, vi incollerà allo schermo fino ai titoli di coda, grazie alla passione degli sviluppatori per i GDR che traspare da ogni pixel. Allo stesso tempo viene a mancare una qualunque parvenza di profondità, vista l'inutilità della crescita del personaggio, l'assenza di equipaggiamento, negozi che sono presenti più per testimoniare la loro presenza nel genere che per una funzione reale. Il gameplay di Evoland e tutti gli elementi accessori sembrano i fondali di cartone dei film hollywoodiani di una volta, tanto coinvolgenti ed efficaci quanto fittizi.
La sfida quasi nulla dei combattimenti casuali, la cui presenza si fa a volte troppo insistente, viene fortunatamente bilanciata dalle fasi action più divertenti, soprattutto nei dungeon alla Diablo. Forse il difetto più grave del titolo Shiro Games è la presenza di tanti piccoli assaggi, che però non permettono mai di arrivare alla portata principale, presentando il conto fin troppo presto. Non è un problema solo di durata dell'avventura, si parla infatti di un pomeriggio per arrivare ai titoli di coda, ma delle idee proposte a volte davvero valide, capaci di caratterizzare fasi di gioco di pochi minuti per poi essere messe da parte in favore di altre. Come detto, ciò giova alla varietà, ma limita enormemente le potenzialità di un titolo che avrebbe potuto puntare ben più in alto. Così com'è si limita a fare un omaggio ben riuscito ma fin troppo modesto ad alcuni pezzi di storia del videogioco.
Dagli 8 bit ai poligoni
Partendo da una grafica a 8 bit per arrivare a scenari e personaggi tridimensionali, Evoland mette in mostra un comparto grafico davvero curato. Tocchi di classe come la città con i fondali pre renderizzati, prima in bassa definizione poi impreziositi dall'alta risoluzione o ambienti poligonali che acquisiscono atmosfera con l'aggiunta del sistema di illuminazione sono solo esempi dell'ottimo lavoro svolto.
Forse le limitazioni di budget non hanno permesso di andare oltre la grafica un po' cartoonesca degli ultimi frangenti di gioco, fermando l'evoluzione qualche anno prima rispetto agli ultimi esponenti del genere. Magari vedremo qualcosa di più in un possibile seguito? Lo stesso lavoro è stato svolto nel comparto audio, con il tema principale che guadagna definizione. La colonna sonora giova enormemente al coinvolgimento ed all'atmosfera, attingendo a piene mani da storiche soundtrack accompagnando i combattimenti con veloci melodie ed arrangiamenti che mescolano orchestra e chitarra distorta. Entrare in un villaggio avvierà invece la classica musichetta un po' noiosa, con un flauto soporifero. Insomma, anche in ambito sonoro le citazioni si sprecano.
Conclusioni
Evoland è un titolo talmente particolare che ci è difficile chiuderlo nelle briglie di un sistema di valutazione classico. Osservato con l'occhio clinico del recensore, soffre di un gameplay pesantemente limitato, denso di idee a tratti davvero azzeccate ma sempre accennate quasi più per solleticare l'appetito del giocatore, che non per saziarlo. Il gradimento di un'opera come questa dipende più che mai dal vostro trascorso videoludico. Se amate il genere dei giochi di ruolo di stampo orientale, ma non solo, dategli una chance e vi imbarcherete in un viaggio nei vostri ricordi piacevole seppur breve. Tutti gli altri potrebbero non capire il vero intento di Evoland e rimanere inesorabilmente delusi, sconfitti dai difetti di questo meta gioco.
PRO
- Grafica curatissima
- Effetto nostalgia
- Tante buone idee...
CONTRO
- ...spesso solo abbozzate
- Un po' corto, nonostante i segreti
- Molti non lo capiranno
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- AMD Phenom X3
- 4 GB di RAM
- Scheda video Nvidia GTX 570
Requisiti minimi
- Processore 1.7 GHz
- 1 GB RAM
- Scheda video con supporto Directx 9.0c
- 100 MB di spazio su disco