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Lifeless Planet, recensione

Poteva diventare un capolavoro, invece fatica ad essere anche un calesse

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   18/06/2014

Peccato. Provando la prima parte di Lifeless Planet in versione accesso anticipato ce ne eravamo innamorati. Ritmo lento e riflessivo, interfaccia minimale, senso di smarrimento totale, trama intrigante dai molti possibili risvolti filosofici, enigmi semplici ma diversificati e un certo gusto estetico nel saper sfruttare con saggezza e tocco artistico i pochi mezzi a disposizione (lo sviluppatore Stage 2 Studios è formato da una sola persona).

Lifeless Planet, recensione

Insomma, ci aspettavamo grandi cose dalla versione definitiva, che prometteva molti altri scenari e la conclusione della storia lasciata in sospeso davanti a un'immensa porta aliena da aprire inserendo un codice, facilmente decifrabile andando per tentativi, tramite un braccio meccanico appena trovato. Ecco, partiamo proprio dal braccio meccanico per ricostruire le motivazioni del nostro giudizio finale, non certo lusinghiero. Nella versione accesso anticipato, lo si trovava nell'ultima parte, prima cioè di essere rimandati a data da destinarsi per poter proseguire. Serviva per risolvere due puzzle, molto diversi da tra loro: il primo richiedeva di afferrare una sfera energetica e piazzarla in una specie di generatore, il secondo è quello cui abbiamo già accennato, ossia il codice da inserire su una porta aliena tramite la pressione sequenziale di alcuni pulsanti. La nostra idea, allora, fu che si trattasse di due puzzle introduttivi, utili per prepararsi a situazioni più complicate. Purtroppo, dopo aver finito Lifeless Planet, possiamo affermare che non è così. Sì, nel resto dell'avventura ci sono altri puzzle che richiedono l'uso del braccio meccanico, ma sono identici ai due sopra descritti. Non simili, proprio identici. Le uniche varianti sono la distanza delle sfere energetiche dai generatori nel primo tipo di puzzle, che richiedono passeggiate più lunghe, e un diverso codice da inserire per aprire altre porte identiche a quelle del secondo tipo di puzzle. Comunque non è solo il braccio meccanico ad essere stato sotto sfruttato, perché anche tutti gli altri puzzle sperimentati nella prima parte del gioco tornano identici a se stessi nella seconda.

Leggendo la nostra recensione, pare che a Lifeless Planet sia finito l'ossigeno prima di concludersi

Dall'universale al banale

L'unica novità della seconda parte di Lifeless Planet è l'incontro con alcune creature aliene di natura vegetale, che possono ammazzarci all'istante se ci entriamo in contatto. In realtà ce ne sono di vario tipo, alcuni dei quali non ostili che ci aiuteranno a superare alcuni ostacoli, fungendo da passerelle o da vere e proprie piattaforme.

Lifeless Planet, recensione

Quindi il problema è la ripetività? No, o almeno non del tutto. Se lo sviluppatore di Lifeless Planet fosse riuscito a mantenere lo stesso livello narrativo della prima parte fino alla fine, non disperdendo il fascino di quanto narrato in spiegazioni posticce, che rinchiudono la visione iniziale in una gabbia di banalità, avremmo sorvolato volentieri su tutto il resto. Purtroppo non è così e, anzi, le delusioni maggiori arrivano proprio da quello che per tutti era il punto di forza del gioco. Il pianeta desolato e distante, di cui sono stati sterminati gli occupanti terrestri da una forza misteriosa, diventa una specie di parabola ecologista sui limiti dell'ambizione umana. Il senso evocato dall'uso dell'iconografia della Guerra Fredda si disperde quasi nel nulla, fagocitato da una storia fantascientifica di media fattura, in cui alcune brevi sequenze oniriche creano frizioni insopportabili. Quando si capisce cosa è successo quasi viene voglia di smetterla di leggere i documenti sparsi per le mappe, così da rimanere ancorati all'illusione di trovarsi dentro a qualcosa di significativo.

Lifeless Planet, recensione

Passino le transizioni tra gli scenari tagliate con l'accetta, raccordi semplicemente errati e sgrammaticati; passino le numerose sezioni platform, che non sono certo il motivo per cui si voleva amare Lifeless Planet; ma lo spreco di una visione così monumentale non si può davvero tollerare. Eppure sarebbe stato sufficiente seguire le orme di un piccolo capolavoro come Monument Valley, in cui la storia viene raccontata da poche frasi pronunciate in momenti precisi e le tracce degli eventi che precedono l'avventura sono rinvenibili non tanto nel racconto verbale, quanto nella molteplicità dei collegamenti culturali attivati dall'aver saccheggiato a piena mani e aver riletto in senso ludico l'opera di Escher. Lifeless Planet fa esattamente il contrario: dall'aprirsi all'indefinito e all'inconoscibile della prima parte, che a molti ha ricordato, a questo punto impropriamente, la sequenza finale di 2001 Odissea nello Spazio, si finisce per confrontarsi con una bagatella tra specie nella seconda, in cui l'unica speranza è la classica "via di mezzo", nata dall'incontro di due culture immensamente distanti tra loro.

Tutto qui?

Più si va avanti, più la domanda "tutto qui?" prende una forza insopportabile, più i bellissimi scenari perdono il loro peso nell'economia ludica, lasciando ampio spazio alla voglia di mettere fine all'avventura, che oltretutto la tira anche per le lunghe. Si passa da una fase platform all'altra sperando che ogni salto sia l'ultimo e che finalmente si arrivi all'inevitabile e telefonatissima conclusione, chiara ben prima di palesarsi (non vi raccontiamo nulla, tranquilli). I puzzle si ripetono, alcune ambientazioni falliscono il loro scopo (c'era davvero bisogno della landa infuocata?) e ogni difficoltà, seppur rara, viene vissuta come un peso più che come una sfida.

Lifeless Planet, recensione

Potremmo continuare dicendovi che cambiato il punto di vista sul gioco, molto di ciò che era tollerabile, non lo è più. Ad esempio viene da chiedersi a che servono le sequenze in cui siamo minacciati dall'esaurirsi dell'ossigeno, visto che accadono sempre in punti predeterminati con delle bombole di riserva nelle vicinanze, sempre ben visibili dalla distanza. Una volta va bene, ma la seconda, la terza e la quarta? Ormai lo abbiamo capito che nelle altre fasi l'ossigeno non si esaurirà mai. Lo stesso discorso è fattibile per le sezioni da platform estremo con il jetpack, dove bisogna usare un combustibile speciale per raggiungere piattaforme molto distanti. Come mai il suddetto carburante si esaurisce sempre in punti predeterminati? Non si poteva pensare a qualcosa di più graduale? Sicuramente sono i momenti migliori dal punto di vista ludico, però alla lunga si capisce che non aggiungono molto o, quantomeno, finiscono per essere limitati in potenza dalla linearità dei livelli. Non sarebbe stato meglio sfruttare le funzioni avanzate del jetpack in livelli più aperti, magari intrecciando un po' i vari puzzle, ossigeno compreso? Purtroppo lo sviluppatore ha deciso diversamente e a noi non rimane che prenderne atto, come non ci rimane che prendere atto che quello che poteva essere un grande gioco si è rivelato infine un prodotto mediocre.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP
  • Processore: Core 2 Duo o AMD equivalente
  • RAM: 1500 MB
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GT 430 o ATI equivalente
  • Spazio su disco: 900 MB
  • DirectX: 9.0c

Requisiti consigliati

  • OS: Windows 7
  • Processore: Intel Core i3 o superiore
  • RAM: 3000 MB
  • Scheda video: NVIDIA Geforce GT 640 o superiore
  • DirectX: 10

Conclusioni

Digital Delivery: Steam, Gamersgate, GOG
Prezzo: 19,99€
Multiplayer.it
5.0
Lettori (10)
5.6
Il tuo voto

Anche in fase di commento non possiamo che ribadire la nostra delusione. Delle vecchie promesse di Lifeless Planet rimangono gli affascinanti scenari e il senso di desolazione comunicato dall'ambientazione, solo ora connotato negativamente. Per il resto ci troviamo di fronte a un titolo dalle grandi ambizioni narrative, affogate in un mare di banalità. Paradossalmente il gioco dà il meglio di sé quando non dice niente, cioè quando non cerca di convincerci del senso di ciò che ci sta raccontando. Poteva essere la narrazione di un viaggio oltre i limiti dell'essere umano, si è rivelato una giostrina anche piuttosto noiosa. Peccato.

PRO

  • Alcuni scenari rimangono bellissimi
  • Le prime ore di gioco convincono che valga la pena portare a termine il gioco

CONTRO

  • Purtroppo non è così
  • Puzzle insignificanti e ripetitivi
  • Narrativamente è un calando continuo