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Ulukai 1.1

Dopo quindici anni Outcast torna in una versione rivista per i PC moderni

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   16/01/2015
Outcast
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La grafica voxel è sempre quella
La grafica voxel è sempre quella

Come molti titoli diventati di culto, Outcast non ebbe il successo che meritava. È uno di quei videogiochi di cui è difficile trovare qualcuno che parli male, che sembra essere legato soltanto a bei ricordi, ma che alla prova del mercato è stato un grosso fallimento, oltretutto a più riprese: lo fu all'epoca della prima edizione, al punto che il team di sviluppo di allora, Appeal, fu costretto a chiudere i battenti; lo è stato al momento del lancio della campagna Kickstarter per il seguito, andata purtroppo molto male, nonostante il rumore e l'apparente interesse generale, e chissà se lo sarà ancora, ora che è stata lanciata la versione 1.1. A cosa serve questo aggiornamento fuori epoca? Outcast fu pubblicato per la prima volta nel 1999 ed era il classico titolo sperimentale fuori misura, desideroso di innovare in ogni direzione, prendendo però a piene mani elementi dai concorrenti allora più in voga. Oggi parlare di un mondo aperto in cui interagire con centinaia di personaggi non giocanti non fa molto effetto, visto che stiamo descrivendo a grandi linee il genere standard dei titoli più commerciali sul mercato, ma nel 1999 si trattava di una grossa novità, inedita per i giochi d'azione. Sì, perché nei giochi di ruolo si erano già avuti mondi aperti più o meno definiti che garantivano libertà molto relative, ma per i giochi d'azione questa impostazione era rarissima e spesso usata in modo parziale. Outcast non fu il primo del suo genere, ma contribuì a definirlo e permise di intravedere le potenzialità dietro a una maggiore libertà lasciata al giocatore in scenari aperti complessi, anche senza la pressione esercitata dalle statistiche. L'impatto, almeno sulla critica, fu notevole e sono tanti i giocatori dell'epoca disposti a cantare il loro amore per un'esperienza in più di un senso indimenticabile. Non resta che comprendere se quindici anni dopo valga la pena o meno di tornare a vestire i panni dell'Ulukai.

Tempi e ispirazioni

Nella nuova versione si può alzare la risoluzione
Nella nuova versione si può alzare la risoluzione
Ora il joypad di Xbox 360 è supportato nativamente
Ora il joypad di Xbox 360 è supportato nativamente

Il protagonista di Outcast, l'ex Navy SEAL Cutter Slade, si trova alle prese suo malgrado con un mondo da salvare. Il suo compito principale era di fare da scorta a degli scienziati in un mondo alieno, ma qualcosa è andato storto e lo troviamo già all'inizio nel gioco appellato dalla popolazione indigena come Ulukai, il prescelto che li salverà dal male che li opprime. Dopo una breve fase iniziale, che funge più che altro da tutorial, Slade può iniziare a esplorare il vasto mondo, diviso in sei aree dallo stile grafico differente. Al giocatore viene data la libertà di comportarsi un po' come vuole, aiutando i locali o comportarsi da fetido imperialista. A giocarci oggi dopo tutti gli anni passati e i mondi videoludici visitati, i debiti di Outcast verso alcuni dei titoli più chiacchierati dell'epoca appaiono evidenti, a partire da Tomb Raider di Core Design, che dettava legge in termini di esplorazione, passando per Thief: The Dark Project di Looking Glass, al cui successo dobbiamo probabilmente l'inserimento delle meccaniche stealth (mal fatte e, alla lunga, abbastanza inutili), senza dimenticarci di sparatutto in prima persona come Quake 2, Half-Life e Unreal, che offrono il modello per l'intelligenza artificiale dei nemici, molto più reattivi di quelli che solitamente affrontiamo nei giochi moderni. Di suo Outcast aveva l'amalgama, ossia il modo in cui prendeva ogni elemento e lo inseriva in un quadro diverso da quello delle fonti citate. Soprattutto, il titolo di Appeal, oggi Fresh3D, aveva un mondo molto più vivo di quelli della concorrenza. Il buon Slade poteva chiacchierare con praticamente ogni abitante, ottenendo informazioni più o meno utili, aiuti e missioni a seconda del suo comportamento. Puntare un'arma contro qualcuno produceva effetti. Sparargli ne produceva di durevoli. Volendo c'erano anche alcune meccaniche simil gioco di ruolo, non legate al personaggio, che rimaneva identico nelle caratteristiche dall'inizio alla fine dell'avventura, ma relative alle armi e ai gadget, che potevano essere potenziati e davano a Slade delle nuove possibilità di esplorazione o gli semplificavano la vita. Insomma, si trattava di un titolo molto complesso e con molte sfaccettature differenti.

Scopriamo se vale la pena o meno giocare alla versione 1.1 di Outcast

Versione 1.1

Le sei armi potenziabili sono tutte qui
Le sei armi potenziabili sono tutte qui

La versione 1.1 di Outcast, nient'altro che una grossa patch di aggiornamento, nasce dal fallimento della già citata campagna Kickstarter per la realizzazione del reboot in alta definizione. Senza troppi misteri, gli sviluppatori lo considerano un modo alternativo per cercare di raccogliere fondi per quel progetto. Le novità in termini di gameplay sono praticamente zero, se non l'aggiunta del supporto nativo del joypad di Xbox, mentre sono stati rivisti diversi aspetti tecnici per rendere il motore grafico più digeribile dai moderni sistemi. Intanto ora è possibile alzare la risoluzione del gioco portandola a risoluzioni più elevate. Facendolo a freddo si sarebbe corso il rischio di notare i difetti di alcuni elementi, disegnati per la vecchia risoluzione. La soluzione è stata ridisegnare l'interfaccia di gioco e sostituire le immagini di background con delle nuove versioni, anch'esse in alta definizione. Per il resto il gioco rimane identico all'originale, con lo stesso motore grafico basato su un sistema voxel, invecchiato maluccio in verità, ma che garantisce comunque al titolo uno stile visivo peculiare, e le stesse dinamiche, con qualche bug in meno tra quelli storici, ma anche con qualche bug inedito dovuto alle nuove caratteristiche.

Conclusioni

Digital Delivery Steam, GoG
Prezzo 4,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (17)
8.6
Il tuo voto

Dopo tutti questi anni Outcast non ha perso il suo fascino. Certo, la grafica voxel ha fatto il suo tempo e, nonostante gli regali un certo stile, è invecchiata peggio di altre tecnologie. Vero anche che alcune meccaniche di gioco sono un po' rudi rispetto agli standard moderni. Rimane però tutto quel fascino da titolo pioniere che non solo non ha perso, ma che si è anche accresciuto con il passare del tempo. Insomma, per quello che costa vi consigliamo caldamente di acquistarlo per rivivere una grande avventura, così da contribuire anche al sempre invocato e attesissimo seguito.

PRO

  • Un mondo sempre affascinante
  • Il sistema di gioco ha retto bene alla prova degli anni
  • Le novità permettono di giocarci al meglio anche oggi
  • I nemici sono più intelligenti di quelli dei giochi moderni

CONTRO

  • Il voxel è invecchiato davvero male
  • Qualche bug fastidioso ereditato dal 1999
  • Le meccaniche stealth erano inutili allora e lo sono anche oggi