Nel 1999 i giocatori avevano già esplorato lo spazio. Si erano avventurati tra le stelle grazie a simulazioni, avventure e giochi di ruolo. Non mancava nulla di quello che abbiamo oggi, magari più grande, rifinito e graficamente impressionante. In realtà una frontiera restava inesplorata, quella sfida la affrontò, vincendola, Relic Entertainment. Nessuno fino ad allora aveva tentato di trasportare il gameplay di un qualsiasi strategico in tempo reale nella terza dimensione. Non quantomeno con quelle ambizioni. All'improvviso le navi da battaglia e i caccia guadagnarono un asse di movimento, al giocatore si aprirono nuove manovre e possibilità. Una porta che restò aperta il tempo del primo Homeworld, dell'espansione Cataclysm e del seguito, prima di richiudersi per sempre in favore di altre esperienze più accessibili e immediatamente spendibili con il grande pubblico. Qualcuno ha tentato di intraprendere una strada parzialmente simile, Stardock e Sin of A Solar Empire su tutti, ma nessuno riuscì - e volle provare - a replicare esattamente quella stessa formula, lasciandoci a lungo orfani delle stesse eccezionali sensazioni di allora. Almeno fino al fallimento di THQ, all'acquisizione dei diritti da parte di GearBox e all'uscita di questa Homeworld Remastered Collection.
Homeworld Remastered Collection è un meraviglioso tributo agli appassionati di strategia spaziale
Anni luce dopo
Partiamo dalle basi: Homeworld Remastered Collection include l'originale e il seguito, sia nelle versioni che giocammo oramai più di dieci anni or so, sia in quelle che GearBox ha confezionato nell'ultimo anno di lavoro rivoluzionando la componente audiovisiva. Basta lanciare l'eseguibile e scegliere quale caricare. L'espansione Cataclysm è invece rimasta in un limbo distributivo che non le ha permesso di entrare in questa collection e dal quale, probabilmente, non uscirà mai più.
Che si decida di fare un tuffo nel passato utilizzando le versioni di allora o che si preferiscano quelle aggiornate, la sostanza ludica è pressoché la stessa. Le due campagne raccontano un viaggio spaziale per trovare una nuova casa, un'ultima possibilità prima dell'oblio. È difficile razionalizzare perché la storia funzioni, in fondo viene raccontata attraverso alcune cutscene semi statiche e un po' di dialoghi, ma Homeworld non è mai stato solo e solamente gameplay. Il senso di solitudine e di impotenza che si percepisce portandosi dietro le proprie forze da una missione all'altra, gli splendidi fondali e la grandezza delle enormi, vuote mappe che si ripetono simili tra loro riescono a immergere quel tanto che basta da convincerci, ancora oggi, ad apprendere meccaniche che sulle prime non sono immediate. Rispetto ad altri strategici la micro gestione delle unità ha un ruolo secondario così come la fase di crescita tecnologica, importante ma non complessa. Costruire nuove unità e sviluppare tecnologie che danno accesso ad ulteriori opzioni è relativamente semplice, lasciandoci liberi di pianificare i movimenti delle forze a nostra disposizione attraverso la duplice mappa, quella che ci mostra il campo di battaglia e l'altra tattica, dalla quale pianificare la strategia.
Muovere le unità in tre dimensioni richiede un po' di pratica, soprattutto perché quando le cose si fanno più complesse il rischio di perdersi qualche pezzo è elevato, ma le soddisfazioni sono notevoli.
L'utilizzo della tastiera per richiamare i gruppi di controllo non è mai stato così importante, anche nel relativamente compassato single player, ma dopo i primi attimi di smarrimento si ottengono gratificazioni che nessun altro titolo è mai riuscito a replicare. Di partita in partita si imparano ad utilizzare le diverse formazioni per prendere di sorpresa il nemico, si tentano manovre ardite attaccando da più direzioni e si sperimentano nuove strade. Homeworld resta, ancora molti anni dopo, uno dei pochi strategici che riesce a risultare divertente anche dopo la terza o quarta volta che si prova una missione proprio perché ogni nuovo tentativo permette un approccio diverso al problema. O quantomeno riesce a dare questa illusione. Si potrebbe discutere sulla qualità di Homeworld 2 non perfettamente in linea con quella dell'originale, ma se si accetta che un seguito non abbia grandi spunti innovativi e si accontenti di costruire su quanto già fatto dal predecessore, è difficile lamentarsi. Diciamo che il secondo episodio perde qualcosa in termini di narrativa e aggiunge qualcos'altro per quanto riguarda il mission design. Se in single player le modifiche sono molto contenute - ad esempio non c'è più il carburante come seconda risorsa oltre ai minerali, come invece accadeva in Homeworld - il multiplayer ha subito profondi cambiamenti. Gearbox ha trasportato entrambi i capitoli su una versione aggiornata del motore del secondo, mossa che le ha permesso di ottimizzare un solo engine e, nel caso del gioco competitivo, di unificare le due esperienze. Tutte le fazioni - Hiigaran, Kushan, Taiidan e Vaygr - sono ora sotto lo stesso tetto, un salto che ovviamente non poteva essere indolore e ha suggerito di lanciare la componente multiplayer ancora in beta. In questo senso bisogna fidarsi e sperare che i feedback frutto di migliaia e migliaia di partite vengano utilizzati al meglio per bilanciarla. Peccato che per giocare ci si debba registrare alla piattaforma Shift di GearBox che aggiunge davvero poco all'esperienza e rappresenta solo un passaggio in più.
Come si fa una remastered
È inutile perdere troppo tempo nella descrizione di un gameplay unico, a tratti un po' antico ma ancora splendido. Vale il consiglio incondizionato di provarlo e farsi da soli un'idea. L'aspetto più interessante da analizzare di questa Homeworld Remastered Collection è certamente quello relativo alla qualità del lavoro tecnico fatto da Gearbox. Chi scrive l'originale se lo ricordava meravigliosamente dettagliato e suggestivo, un memorabile viaggio nelle profondità spaziali. Rilanciarlo oggi fa tenerezza tanto sono primitive e lo-fi le immagini a schermo. Quasi miracolosamente il lavoro fatto sulle versioni aggiornate riesce non solo a fare una gran bella figura ma addirittura a rendere giustizia a quel ricordo.
A partire da fondali spaziali di incredibile profondità e gusto. È tutt'altro che improbabile che giocando vogliate fermarvi qualche istante per catturare un'immagine o due da riutilizzare come salva schermo. Le astronavi hanno mantenuto lo stile di un tempo ma sono adesso vestite da texture incredibilmente dettagliate, pensate per supportare nativamente fino al 4K. Ogni schermata è un tripudio di colori fluo, toni accesi e meravigliosi contrasti tra l'oscurità del vuoto spaziale e la palette iper satura utilizzata per dipingere le flotte che si danno battaglia. Tecnologie raffinatesi nel tempo come il normal mapping garantiscono spessore e credibilità ad ogni nave da estrazione, caccia, fregata o semplice rimorchio. I raggi laser che partono dalle bocche da fuoco e attraversano il vuoto cosmico si proiettano sulle superfici circostanti mentre le scie luminose dei reattori si intrecciano in aria ad ogni nuovo scontro, formando un intricato, bellissimo festival di luci. Il sonoro nelle prime versioni veniva caricato direttamente dal CD del gioco, in streaming, mentre qui è stato ricampionato utilizzando le registrazioni originali non compresse. Il risultato sia per le musiche di Paul Ruskay che per il doppiaggio, recitato di nuovo, convince appieno. Tanto per farsi un'idea, i due Homeworld originali occupavano poco più di un gigabyte di spazio mentre questa remastered ne impiega oltre ventidue. L'interfaccia è stata solo in parte mantenuta nella parte bassa della cornice in favore di una migliore distribuzione. In tal senso è molto apprezzata la possibilità di scalarne la dimensione in base alle esigenze e alla risoluzione, anche se forse si sarebbe potuto fare uno sforzo ulteriore per renderla ancora più chiara e utilizzabile. Il risultato è che certe icone non sono immediatamente comprensibili e sulle prime bisogna andare più volte nel menu delle opzioni per capire a quale tasto o combinazione corrisponda ciascuna funzione. Nel complesso comunque ci troviamo al cospetto di una remastered fatta davvero bene, che per una trentina di euro garantisce decine di ore di gioco e per una volta non si rivolge solo ai nostalgici e agli amanti del retro gaming, ma strizza l'occhio a chiunque è in cerca di un ottimo strategico in tempo reale.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 980
- Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit
Requisiti minimi
- Processore 2.2GHz Dual Core
- 1 GB RAM
- Scheda Video NVIDIA GeForce 8800 GTS (512MB) / ATI Radeon HD4800 (512MB)
- 20 GB di spazio su disco
Requisiti consigliati
- Processore 2.3 GHz Quad Core
- 4 GB RAM
- Scheda Video NVIDIA GeForce GTX 560 / ATI Radeon HD 5850 (1GB VRAM)
- 20 GB di spazio su disco
Conclusioni
Se vi state chiedendo quanto sia invecchiato visivamente Homeworld a sedici anni dall'uscita, la risposta è: tantissimo. Per fortuna GearBox ha fatto un ottimo lavoro di aggiornamento scegliendo di lasciare quasi inalterato il gameplay ma lavorando davvero sodo sulla componente audiovisiva, che sembra quasi prodotta per un titolo contemporaneo sviluppato da zero. Lanciare l'edizione Remastered dei due capitoli ci trasporta nuovamente all'interno di un'esperienza ancora oggi divertente da giocare e suggestiva, assolutamente imperdibile per ogni giocatore munito di PC. Se il multiplayer, ancora in beta, dovesse venir supportato a dovere e la community di modder prenderà nuovamente vita, non è impossibile pensare che questo ritorno di fiamma possa diventare qualcosa di più e magari fruttare un terzo episodio ufficiale.
PRO
- Ottima edizione remastered
- Gameplay ancora oggi unico e divertente
- Il multiplayer unificato ha grandi potenzialità...
CONTRO
- ...ma è ancora in divenire
- Si sarebbe potuto fare un lavoro migliore in termini di interfaccia