Se ci chiedessero qual è il Final Fantasy più rappresentativo della famosissima serie omonima, potremmo facilmente parlare del quarto episodio e chiuderla lì. L'epopea di Cecil, Rosa, Kain e gli altri possiede tutte le migliori qualità cui si associa normalmente la serie: l'ambientazione fantasy, una grande storia d'amore, un antagonista carismatico, una crisi mondiale, magia, evocazioni e personaggi ben distinti sia nella caratterizzazione, sia nelle capacità in battaglia.
Non stupisce, quindi, se sia stato uno dei primi Final Fantasy ad avere un vero e proprio sequel. Uscito in Giappone per sistemi mobile nell'ormai lontano 2008, Final Fantasy IV: The After Years fu portato in seguito, tramite WiiWare, anche nel resto del mondo. Il sequel del jRPG che fece la storia nel 1991 fu accolto tiepidamente: ne riciclava infatti molti asset, proponendo una storia episodica che lasciò con l'amaro in bocca i fan della saga. Successivamente, i due giochi furono raccolti in una compilation riveduta e corretta per PSP, considerata dai fan l'edizione migliore della "bilogia". Ora che entrambi i Final Fantasy IV sono approdati su Steam, vediamo di tirare le somme su quale sia il modo migliore di giocarli.
Final Fantasy IV: The After Years meritava qualcosa di più di una scialba conversione da iOS
Passaggi generazionali
Nel 2007, poco prima dell'uscita di The After Years, Final Fantasy IV era approdato anche su Nintendo DS con un vero e proprio remake che divise ulteriormente pubblico e critica: alcuni non apprezzarono il revamp tridimensionale che tanto si aggrappava allo stile etereo di Yoshitaka Amano, ma oggettivamente quella versione del quarto Final Fantasy era un piccolo gioiellino grazie all'aggiunta del doppiaggio, alle cutscene dinamiche e all'implementazione di piccole e gradite modifiche nel gameplay.
La stessa versione fu poi portata nel 2012 su iOS e Android, riscuotendo un discreto successo nonostante la pesantezza di un engine ormai più che vetusto. Un anno dopo, Square Enix decise di rifare anche The After Years impiegando lo stesso motore grafico del prequel per Nintendo DS, sviluppandolo direttamente per sistemi mobile. È proprio quella la versione uscita anche per PC in questi giorni, e il peso degli anni si sente fino in fondo: proprio come la primissima edizione bidimensionale riciclava gli sprite e gli asset del Final Fantasy IV originale (o meglio, della sua conversione per Game Boy Advance) anche questo The After Years ripropone pesantemente gli stessi modelli poligonali e le stesse texture del prequel per Nintendo DS e sistemi operativi mobile. Purtroppo, è anche un po' colpa della storia: ambientata diciassette anni dopo l'epilogo di Final Fantasy IV, la nuova trama si concentra su una nuova generazione di eroi che si unirà alla vecchia per sventare una minaccia sovrannaturale che rischia di distruggere il mondo. Il pilastro centrale del nuovo cast è Ceodore, il figlio di Cecil e Rosa che comincia la sua avventura come cadetto delle Ali Rosse di Baron, desideroso di dimostrare il suo valore per uscire dalla prestigiosa ombra dei suoi genitori. Il suo rito di iniziazione coinciderà, però, con un attacco al regno di Baron, portato da misteriosi e letali nemici. Anche questa versione di The After Years si suddivide in una dozzina di episodi che si concentrano ciascuno su un gruppo diverso di personaggi, fino a riunirli negli ultimi capitoli dell'avventura. Purtroppo si tratta di una decisione discutibile che spezza il ritmo e la sensazione di progresso: ogni volta che inizia un nuovo capitolo ci ritroviamo a controllare dei personaggi che ripartono praticamente da zero, svalutando temporaneamente tutto il tempo dedicato al leveling e al grinding nel capitolo successivo per migliorare le nostre capacità in combattimento. Per riunire il cast bisognerà aspettare svariate ore, e questo saliscendi in termini di progressione si fa sentire parecchio, soprattutto perché il sistema di combattimento, un Active Time Battle all'antica, inizialmente è piuttosto scialbo.
Non voglio mica la luna
Le meccaniche introdotte fin dai primi minuti di gioco sono, infatti, piuttosto irritanti. In sostanza, The After Years ci obbliga a tener da conto le fasi lunari, poiché incidono sulla nostra efficacia in combattimento, ma anche su quella dei mostri. Durante la luna piena, per esempio, la magia nera diventa più potente, mentre gli effetti di quella bianca restano immutati, ma gli attacchi fisici infliggono la metà dei danni. Ogni volta che si affronta un combattimento, dunque, bisogna tenere presente queste variabili, fortunatamente illustrate nell'interfaccia, ma in certi casi, specialmente nei dungeon più impegnativi, è necessario manipolare lo scorrere del tempo, anche dormendo nelle locande, se si vuole sopravvivere fino al boss di turno.
Di conseguenza, l'alternanza dei cicli lunari diventa ben presto più artificiosa che strategica. Piacevole aggiunta, invece, il sistema degli attacchi di gruppo, che coinvolge più personaggi con animazioni speciali e talvolta spettacolari. Purtroppo, però, i combattimenti sono lentissimi anche modificandone la velocità nella schermata delle opzioni, e il frame rate incostante diventa ben presto fastidiosissimo, anche perché The After Years non muove certo chissà quale grafica: anzi, siamo stati costretti a giocarci in una finestrella, perché a schermo intero e alla massima risoluzione la vetusta cosmesi del gioco è un vero e proprio pugno nell'occhio. Da questo punto di vista, la conversione di Square Enix lascia davvero a desiderare. L'assenza del doppiaggio, per esempio, è un vero e proprio dramma: alcune sequenze narrative piombano nel silenzio più assoluto, e non è possibile saltarle, costringendoci a guardare i rozzi modelli poligonali che gesticolano o aprono e chiudono la bocca fino alla fine di quella che dovrebbe essere una battuta e che magari abbiamo finito di leggere da parecchi secondi. Fortunatamente, quando la musica c'è, è una delizia... ma i fan di Nobuo Uematsu riconosceranno subito le tracce riciclate e la differenza qualitativa e stilistica con quelle del suo sostituto compositore, Junya Nakano. Dulcis in fundo, si fa per dire, questa versione di The After Years manca del capitolo intitolato Interludio, presente nella compilation per PSP, che faceva da ponte tra i due Final Fantasy IV, e di tutti gli extra contenutistici, come per esempio alcuni boss esclusivi.
Conclusioni
Da una conversione di The After Years per iOS/Android non ci aspettavamo certo chissà quale miracolo, ma Square Enix si è davvero impegnata pochissimo, propinando un porting superficiale e lacunoso che si trascina dietro un sacco di problemi tecnici ormai ingiustificabili. La compilation per PSP resta oggettivamente il modo migliore per godersi Final Fantasy IV, ma qualora non riusciste a recuperarla dovrete chiedere a voi stessi se l'avventura originale di Cecil e compagnia vi è piaciuta talmente tanto da poter soprassedere ai difetti di questo monumento alla pigrizia.
PRO
- Il mondo, i personaggi e le atmosfere di Final Fantasy IV
- È l'unico modo per giocare a questa versione di The After Years su PC
- Completamente in italiano
CONTRO
- La compilation per PSP è molto più ricca di contenuti
- Doppiaggio assente
- Vari problemi tecnici con la risoluzione e il frame rate
- La progressione episodica e alcune meccaniche nei combattimenti