Per gli appassionati di montagna il nome El Capitan è forse meno esotico di quello che potrebbe apparire agli altri, ma certo associarlo ad un sistema operativo risulta comunque piuttosto bizzarro, a prima vista. Si tratta infatti di un grosso massiccio roccioso di granito presente all'interno del parco Yosemite in California, una montagna che ha ricoperto un ruolo importante nella cultura nord americana in quanto emblematica della storia stessa dell'alpinismo locale e vera e propria palestra per la nascente pratica del free climbing negli anni '80. Questo per far capire che si tratta più che altro di un simbolo, un vero e proprio landmark americano all'interno del celebre parco nazionale che ha dato il nome al sistema operativo precedente.
L'idea dunque è quella della continuità assoluta tra Mac OSX 10.10 e 10.11, con un richiamo concettuale all'onomastica utilizzata già per altri aggiornamenti che si sono rivelati particolarmente in linea con i "salti" precedenti, veri e propri raffinamenti come Mountain Lion nei confronti di Lion e, soprattutto, il tanto amato Snow Leopard rispetto al Mac OSX 10.6 Leopard. Ecco che il bizzarro nome assume un significato più preciso a questo punto, perché El Capitan più che un'evoluzione di Yosemite ne rappresenta piuttosto il completamento, il miglioramento sostanziale anche se sotto diversi aspetti meno evidente: metaforicamente, una nuova vetta raggiunta ancorandosi saldamente sul terreno di Yosemite, proprio come la montagna che dà il nome a questa versione. Siamo piuttosto lontani dai cambiamenti visti in fasi precedenti, come nella serie dei sistemi operativi "felini" o con Mavericks, decisamente distanti dagli sconvolgimenti offerti dalla concorrenza, che con Windows 10 ha dimostrato di aver lavorato sullo studio dell'interfaccia in maniera molto più profonda, ma questo significa anche che probabilmente Apple ha trovato da tempo la sua quadratura del cerchio, e ha deciso di avanzare per passi più piccoli e ponderati. Il fatto di mettere a disposizione gli aggiornamenti gratuitamente non fa che rimarcare la volontà, da parte di Apple, di offrire step evolutivi praticamente indolori e quasi obbligatori per tutti gli utenti Mac e in effetti non si registrano praticamente effetti collaterali negativi nel passaggio a El Capitan, sebbene si raccomandi di controllare la compatibilità di tutte le applicazioni usate con regolarità prima di effettuare l'aggiornamento. Questi sono i modelli Mac interessati dall'update a Mac OSX 10.11 El Capitan (come requisiti minimi, anche se varie caratteristiche, come Metal, AirDrop, Handoff e Instant Hotspot funzionano solo sui Mac usciti dal 2012 in poi):
iMac (da metà 2007 in poi)
MacBook (13 pollici Aluminum, tardo 2008), (13 pollici, inizio 2009 in poi), (12 pollici, inizio 2015)
MacBook Pro (13 pollici, da metà 2009 in poi), (15 pollici, da metà 2007 in poi), (17 pollici, da metà 2007 in poi)
MacBook Air (tardo 2008 in poi)
Mac Mini (inizio 2009 in poi)
Mac Pro (inizio 2008 in poi)
Xserve (inizio 2009)
El Capitan è il perfetto completamento di Yosemite, più che una rivoluzione nel sistema operativo Apple
Organizzare lo spazio e i contenuti
Per dare un'idea della sottigliezza ma anche importanza dei cambiamenti apportati, si nota subito il passaggio dal font Helvetica Neue al nuovo San Francisco, che potrebbe non piacere sulle prime ma sembra andare incontro ulteriormente allo stile "flat" intrapreso ormai da varie release, di concerto con l'evoluzione del sistema operativo mobile. D'altra parte è un carattere introdotto inizialmente per gli Apple Watch, dunque è chiara la volontà di voler uniformare l'aspetto visivo dei sistemi verso una maggiore leggerezza e pulizia di fondo.
Una paio di nuove opzioni consentono di scurire la barra in alto del menù e il dock, e di renderle entrambe a scomparsa, in modo da guadagnare ulteriori pixel preziosi per chi lavora su schermi di dimensioni ridotte. Per chi è appassionato di Mission Control e angoli attivi, avendo a che fare con diversi programmi in contemporanea su schermi anche piccoli, un altro cambiamento evidente è fornito dalla nuova visualizzazione delle finestre aperte attivando l'applicazione, che invece di apparire "ammucchiate" per programma come in precedenza vengono ora sparse sullo schermo in modo da essere tutte visibili, con una soluzione che ritorna dunque ai vecchi tempi dell'Exposé e che sarà probabilmente gradita a molti. Dal punto di vista dell'organizzazione degli spazi un grosso passo avanti è rappresentato dalla nuova opzione Split View, che consente di suddividere lo schermo tra due applicazioni, occupandolo interamente e distribuendo il testo e gli strumenti di conseguenza, in modo da poterle utilizzare contemporaneamente senza problemi di visualizzazione. È in effetti la risposta di Apple allo Snap di Windows, una funzionalità particolarmente apprezzata anche su quest'altra piattaforma.
La possibilità di trascinare facilmente le finestre tra Split View, Mission Control e i diversi desktop che possono essere aperti in contemporanea rende l'organizzazione visiva piuttosto ordinata e intuitiva, anche se c'è bisogno di un po' di pratica prima di trovare la propria soluzione ideale. Un grosso lavoro è stato effettuato anche su Spotlight, il sistema di ricerca di file e documenti che ora si espande anche al di fuori delle risorse del computer, andando a cercare risultati direttamente su internet all'occorrenza e ordinandoli per coerenza con i parametri cercati. Da notare la possibilità di utilizzare il "linguaggio naturale" per raffinare la ricerca: invece di ricorrere alle vecchie variabili booleane per applicare ulteriori parametri e filtri tra i termini chiave su cui effettuare l'operazione è possibile comporre una frase in maniera naturale, come ad esempio "documenti di ieri" o "foto di maggio 2015" per ottenere i risultati corrispondenti. Il lavoro di indicizzazione e ricerca è notevole, anche se permangono alcuni limiti che non consentono ancora di abbandonare completamente un minimo di organizzazione e ricerca personale dei file, inoltre su questo aspetto si sente un po' la mancanza di un assistente virtuale come Siri che avrebbe potuto donare una marcia in più a Spotlight, come effettuato da Cortana su Windows, nonostante tutte le carenze che la comunicazione vocale con i computer hanno ancora, rispetto ai metodi di lavoro e alle interfacce tradizionali.
Foto, mappe e note
Foto è stato al centro di un gran lavoro in occasione del lancio di El Capitan, anche se non è effettivamente parte integrante del sistema operativo essendo disponibile anche sui sistemi operativi precedenti. Nonostante le dichiarazioni ripetute da parte di Apple sulla volontà di mantenere Mac OSX e iOS come due entità differenti, una convergenza tra i due sistemi è inevitabile e questa si mostra anche nella nuova organizzazione dell'applicazione dedicata alle foto, che va a sostituire ufficialmente il vecchio iPhoto per la gestione delle immagini sul computer.
I collegamenti con iOS si mostrano non solo nella connettività avanzata che consente di condividere le foto tra i diversi dispositivi attraverso iCloud, ma anche nella visualizzazione delle immagini e organizzazione di queste, del tutto simile all'app Foto presente su iPhone e iPad, con gli album suddivisi cronologicamente e la possibilità di zoomare dentro e fuori gli elenchi in maniera progressiva e piacevole alla vista. Ha destato un certo clamore la decisione di abbandonare Aperture per concentrarsi esclusivamente su Foto, considerando l'introduzione delle caratteristiche di editing che avrebbero dovuto rendere l'applicazione del tutto autosufficiente. In verità il programma si rivela piuttosto elementare nelle sue sfaccettature più tecniche e probabilmente non può funzionare come valido sostituto ad altre applicazioni dedicate all'editing come Lightroom o la suite di Adobe, ma anche rispetto allo stesso Aperture fatica a trovare una propria precisa identità e fornire la completezza di strumentazione richiesta dagli utenti più avanzati, anche se l'apertura ad estensioni di terze parti potrebbe ovviare a tali mancanze in futuro. Cambiamenti di minore entità quelli applicati a Mappe, applicazione su cui Apple ha lavorato molto per ovviare ai disastri del lancio e che ora offre nuove opzioni come visualizzazione in 3D delle immagini satellitari e informazioni sul traffico in tempo reale, ma il problema è che le nuove feature restano comunque legate ai centri d'importanza internazionale, generalmente poco sfruttabili per quanto riguarda la maggior parte del territorio italiano. Infine, le Note hanno ottenuto quello che potrebbe essere il più sostanziale incremento di caratteristiche per quanto riguarda le applicazioni di supporto. La maggiore funzionalità di queste risiede nell'utilizzo congiunto tra Mac e dispositivi iOS, con la condivisione delle Note attraverso iCloud che risulta particolarmente comoda per chi sfrutta l'ecosistema Apple, ma la nuova versione del programma consente anche ulteriori possibilità di modificare e formattare il testo, inserire elementi multimediali e una particolare integrazione con Foto, Sketches, Mappe, audio e video per arricchire i messaggi.
Heavy Metal
L'evoluzione a El Capitan risulta meno evidente rispetto ad altri aggiornamenti perché la maggior parte delle novità rimane sotto al cofano del Mac, con un lavoro di ottimizzazione delle performance notevole, almeno per quanto visto fino a questo punto. Una delle più rilevanti novità in questo senso è il supporto per Metal, la nuova API progettata per sfruttare la GPU in modo da equilibrare il carico computazionale tra questa e la CPU in maniera più attiva.
Si tratta di trasferire parte del lavoro di calcolo sull'unità grafica, ad esempio per quanto riguarda draw calls e processi in GPGPU alleggerendo dunque i compiti affidati alla CPU e risultando in una maggiore ottimizzazione delle performance. Metal deriva dal lavoro effettuato da Apple su iOS in particolare ed è stato particolarmente pubblicizzato per i miglioramenti visibili nell'ambito del mobile gaming, ma su Mac sembra avere una grande applicazione per quanto riguarda la gestione dei processi grafici dell'interfaccia di El Capitan, che in effetti risulta più veloce e meno dispendiosa in termini computazionali sulla CPU, cambiamenti particolarmente visibili sui computer con schermo Retina e processori non particolarmente prestanti, che ricevono una notevole spinta dall'utilizzo della nuova API. Dal punto di vista videoludico ovviamente non ci possiamo aspettare miracoli, anche perché Metal è studiato per sfruttare in particolare le GPU integrate Intel (almeno per quanto riguarda le accelerazioni Core Graphics e Core Animation) che già da parte loro non consentono performance di alto profilo per quanto riguarda il gaming su computer vero e proprio, dunque i miglioramenti si avvertono in altri ambiti, dal semplice utilizzo di El Capitan a probabilmente vari programmi di elaborazione grafica come Adobe After Effects, programmi Autodesk, Final Cut Pro e simili dove le operazioni di rendering dovrebbero ricevere una notevole velocizzazione, pari a otto volte le performance registrate in precedenza, secondo quanto riferito da Apple nel corso del WWDC.
Affidandosi a Metal è probabile che Apple abbia intenzione di rallentare ulteriormente con il supporto di OpenGL su OSX, che già risulta alquanto in ritardo rispetto a Windows e Linux visto che si limita ad arrivare alla versione 4.1 mentre gli altri sono già a 4.5, senza considerare ovviamente il mancato supporto per DirectX e Vulkan che viaggiano su binari diversi. Per quanto riguarda il consumo della batteria sui portatili, Apple non ha particolarmente pubblicizzato eventuali miglioramenti con l'utilizzo di El Capitan, dunque ci aspettiamo comportamenti in linea con quelle, già notevoli, di Yosemite, in particolare su MacBook Air e Pro Retina, trovando probabilmente una mediazione tra incremento nelle performance grafiche e consumo ulteriore della batteria. Rimanendo nell'ambito del sistema, un altro cambiamento di grande entità, sebbene di scarsissima visibilità, è l'incremento nella sicurezza generale dato dall'introduzione della System Integrity Protection, un sistema che in sostanza tende a limitare i poteri di eventuali super-utenti root non autorizzati in modo da evitare intrusioni e danni ai file di sistema, a ulteriore dimostrazione di come Apple consideri particolarmente importante questo aspetto nei propri prodotti.