Stiamo parlando di un RPG giapponese ispirato alla serie Persona: non solo per quanto riguarda l'ambientazione "liceale", ma anche per alcuni elementi della struttura di gioco. Il titolo, presentato per il mercato domestico addirittura nell'agosto del 2013, è un mix in cui il genere delle visual novel e quello dei dungeon crawler si mescolano in egual misura.
Non è un capolavoro, ma sul piccolo schermo di Vita si salvava: su PC Mind Zero è ancor più deludente
Tanti dialoghi…
Si impiegano circa un paio di ore per venire a contatto con i primi mostri: questa lunga parentesi di tempo serve a conoscere i protagonisti (a partire da quello principale, Kei) e la storia che funge da architrave nello sviluppo del titolo. In una scuola di Nippori (ma si visiteranno anche i distretti di Yokohama, Akihabara e Amamiya) si è aperto un misterioso portale da cui è uscita una creatura violenta che ha ucciso a colpi di ascia un ragazzino. Sembra che il carnefice sia vittima di nuova e potente specie di droga: in realtà si tratta di una sorta di patto col diavolo a cui dovranno, loro malgrado, scendere anche i nostri eroi.
Venendo rapiti da una "becchina", possono tornare al mondo reale solo scegliendo l'arma che maggiormente li rappresenta e che li legherà con un demone, chiamato MIND; se dovessero sbagliare sarebbero invece uccisi. Non tutti i MIND sono comunque "buoni": alcuni hanno perso la ragione e stanno fuoriuscendo dal "reame interno" per invadere il mondo reale. Ai nostri l'ingrato compito di bloccare i cattivi. Alle loro costole la polizia inizierà ad indagare con sempre maggiore insistenza e, essendo ovviamente all'oscuro di questo incredibile mondo parallelo, dubiterà che i giovani siano coinvolti in uno spaccio di stupefacenti. In tutta onestà la storia riesce a suscitare interesse, nonostante gli attori in campo si esercitino nella direzione opposta. Kei è difficilmente sopportabile con la sua aria snob, Leo sembra sin troppo stereotipato e poco profondo, e in generale nessuna delle comparse che arricchiscono il cast riesce a creare particolare empatia. Il tutto viene azzoppato dal doppiaggio in inglese: considerando che la storia procede attraverso fumetti statici, si capisce come la voce delle controparti in carne ed ossa in questo genere sia più che mai fondamentale. Purtroppo le ristrettezze economiche con cui ha dovuto far quadrare i conti il publisher Aksys Games non hanno permesso di ingaggiare dei prestavoce di livello, con risultati deludenti: per fortuna c'è la possibilità di utilizzare le voci originali in giapponese (mantenendo i sottotitoli in inglese) che rendono decisamente più giustizia al lavoro dei disegnatori.
…e tanti mostri
La storia è quindi veramente importante, come dimostrano appunto non solo i primi approcci col titolo, ma anche numerose scene di intermezzo: tuttavia la sceneggiatura non rappresenta l'unico pilastro su cui si basa l'esperienza di gioco. L'intrattenimento si affida alla dinamica dei dungeon crawler: i labirinti vengono esplorati in prima persona come accadeva in Ultima Underworld più di vent'anni fa. In modo del tutto casuale possono comparire porte, tesori e soprattutto nemici, che vengono affrontati, sempre con una visuale in prima persona, in combattimenti a turni. Il party (composto da tre elementi) fa la propria comparsa solo al momento dell'attacco, mentre durante la scelta delle mosse vengono inquadrati solo gli avversari. Oltre ad utilizzare le classiche mosse "fisiche", Kei & Company possono chiamare in causa i propri MIND: si viene così a creare un interessante mix di strategie che deve essere ben bilanciato per portare a casa la pellaccia. I demoni infatti prendono in tutto e per tutto il posto dei loro evocatori, non solo affrontando i nemici, (anche con mosse speciali che possono essere sbloccate equipaggiandoli con specifiche "carte", ossia l'equivalente della materia di Final Fantasy VII), ma anche subendo i danni al loro posto. Quando il contatore di "mental point" viene azzerato a causa dei troppi colpi presi, o anche per un utilizzo eccessivo degli attacchi, il ragazzo rimane alla mercé dei mostri che possono rapidamente farlo fuori. Sapere quando avvalersi dell'aiuto del MIND è probabilmente una delle sfide più interessanti degli scontri che si dimostrano discretamente impegnativi e longevi sin dal livello di difficoltà più basso.
Più che porting, emulazione
La versione per PC è una misera conversione di quella già esistente per PlayStation Vita e sulle cui caratteristiche era stato progettato originariamente Mind Zero. La risoluzione a cui è preferibile giocarci è quindi quella di 960x544 pixel, che di fatto corrisponde ad una finestra grande circa un quarto di uno schermo FullHD: è possibile "stirare" l'immagine fino a farla coprire l'intera superficie del monitor, ma in questo caso ovviamente la definizione va a farsi benedire soprattutto nei combattimenti, dove sembra di avere a che fare con un titolo PC della metà degli anni '90. A dirla tutta anche le splendide illustrazioni di Kuzuma Kaneko, indubbiamente uno dei punti di forza della release portatile di Mind Zero, perdono molto del loro fascino nel passaggio ai grandi monitor dei PC. L'utilizzo di tastiera e mouse è praticamente impossibile, mentre con il classico joypad dell'Xbox si riesce a governare agevolmente il tutto, anche se non mancano dei fastidiosi bug: ad esempio a volte il pulsante A, che dovrebbe servire per confermare un'azione, non viene assolutamente preso in considerazione dal sistema. Questo è particolarmente fastidioso nelle fasi di uscita dei dungeon, dove è necessario premere il tasto per un numero imprecisato di volte prima che venga recepita la volontà di uscire dal labirinto. Irritanti anche i tempi di caricamento che se sul modesto hardware di PlayStation Vita potevano essere accettati, sono del tutto intollerabili su sistemi dotati di quantità esagerata di RAM e processori ipervitaminici. La longevità si attesta su buoni livelli considerando anche la presenza di missioni secondarie che fanno salire sino alle quaranta ore l'esperienza complessiva di gioco; la colonna sonora invece è, come da tradizione nipponica, una vera chicca.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo Windows 7, 8, Windows 10
- Processore Intel Core i5
- 2 GB di RAM
- Scheda video nVidia GeForce 8800 GT o AMD Radeon HD3700 (nVidia GeForce GT 650 per Windows 8)
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows 7/8
- Processore Intel Core 2 Duo
- 2 GByte RAM
- Scheda video nVidia GeForce 7900 GT o AMD Radeon X1900 (nVidia GeForce GT 620 per Windows 8)
- Spazio su disco 3 Gbyte
- Scheda audio compatibile con DirectX 9.0c
Conclusioni
MIND Zero è un titolo con diversi chiaroscuri. Da un lato la trama, robusta e ben realizzata anche se eccessivamente verbosa nei dialoghi, si inserisce degnamente nella tradizione dei manga nipponici; dall'altro però la caratterizzazione dei personaggi non si rivela all'altezza e viene ancor più azzoppata da un doppiaggio in inglese troppo piatto. I combattimenti sono l'altro pilastro su cui si basa la produzione di Zerodiv e funzionano abbastanza bene, sfruttando un sistema che, pur non brillando per originalità, riesce a mettere sul tavolo diverse opzioni che rendono gli scontri impegnativi. Sfortunatamente una certa ripetitività dell'azione unita alla durata media degli scontri potrebbe far desistere dal completamento dell'opera chi non vi si applichi con dedizione. La pessima conversione penalizza un titolo che resta consigliabile solo ai veri appassionati degli RPG nipponici.
PRO
- Trama coinvolgente
- Combattimenti impegnativi
- Ottima longevità
CONTRO
- Pessimo porting condito da diversi bug
- Doppiaggio non sempre all'altezza
- Alla lunga può risultare ripetitivo