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Tales of Berseria, recensione

Ecco la nostra recensione dell'ultimo, sanguinoso Tales firmato Bandai Namco

RECENSIONE di Christian Colli   —   23/01/2017

Quando abbiamo completato Tales of Berseria e sovrascritto l'ultimo salvataggio per ricominciarlo in modalità Nuova Partita + oppure riprendere il checkpoint prima del boss finale per andare a esplorare l'immancabile dungeon segreto super difficile, abbiamo praticamente tirato un sospiro di sollievo. È stata una corsa diversa dal solito: abbiamo trascorso cinquantatré ore insieme a un cast complicatissimo, parlando di vendetta, di morte e di redenzione. I personaggi dei Tales lasciano sempre qualcosa dentro, pur essendo dei veri e propri stereotipi ambulanti dell'animazione nipponica, ma quelli di Tales of Berseria sono antieroi davvero singolari. E la forza dell'ennesima proposta targata Bandai Namco sta tutta lì: c'è una forte volontà di cambiare rotta rispetto al passato, in questo JRPG, ma i limiti delle console old-gen (e più specificatamente di PlayStation 3) hanno davvero fatto di tutto per impedire alla nuova visione dei Tales di emergere e dare al brand quello slancio evolutivo di cui ora ha assolutamente bisogno. Nelle prossime righe vi spiegheremo meglio il nostro punto di vista: allacciate le cinture.

Tales of Berseria è uno dei migliori esponenti della saga, ma sente il peso della vecchia generazione

La squadra suicida

Nel nostro precedente provato di qualche settimana fa vi abbiamo raccontato come inizia la storia di Tales of Berseria, ma se avete visto qualche trailer (o le puntate dedicate a Velvet nella serie animata Tales of Zestiria the X) probabilmente saprete già abbastanza. In ogni caso, vale la pena ricordare che Tales of Berseria ha una donna per protagonista, una volta tanto, anche se non è propriamente umana: Velvet Crowe si è trasformata in demone quando suo cognato Artorius le ha assassinato il fratello davanti agli occhi, in un rituale che gli ha conferito enormi poteri e ha concesso a ogni essere umano la capacità di vedere i malak, gli spiriti che solitamente si aggirano invisibili intorno a noi.

Tales of Berseria, recensione
Tales of Berseria, recensione
Tales of Berseria, recensione

L'obiettivo di Artorius era quello di arginare la demonite, la stessa "malattia" che ha trasformato Velvet, e di fortificare l'ordine degli Esorcisti che ora, grazie al contributo dei malak vincolati, possono difendere meglio l'umanità. Le ragioni di Artorius per Velvet non contano nulla: lei vuole soltanto vendicare il suo fratellino Laphicet e la storia di Tales of Berseria gioca costantemente sul conflitto tra logica ed emozioni, tra il bene superiore e i desideri dei singoli individui. Velvet Crowe è un personaggio quasi intollerabile per una buona metà dell'avventura; dimenticatevi i soliti inguaribili ottimisti che i Tales hanno per protagonisti, perché Velvet ci ricorda letteralmente ogni due minuti di essere disposta a sacrificare tutto e tutti pur di raggiungere il suo scopo, e cioè ammazzare Artorius. Non si può dire che i comprimari che si uniscono alla sua causa abbiano obiettivi più nobili, poiché anche lo spadaccino Rokurou è un demone assetato di sangue, Eizen è un pirata maledetto in cerca del capitano scomparso, Magilou... be', lei vuole solo far casino. In questo quartetto di disadattati si incastrano loro malgrado due personaggi più positivi: un piccolo malak che Velvet chiamerà come suo fratello e che dovrà imparare a vivere di volontà propria e una Esorcista disillusa che si unirà al gruppo prima come ostaggio e poi come voce della coscienza. Essenzialmente Velvet inseguirà Artorius e i suoi tirapiedi in giro per il mondo, lasciandosi alle spalle una scia di distruzione che le vanterà il soprannome di "Dominus della Catastrofe": Tales of Berseria, infatti, è ambientato circa mille anni prima di Tales of Zestiria e va a riempire quei piccoli buchi nella narrazione dell'altro Tales che davano a certi personaggi ed eventi un vero e proprio alone di mistero. Bandai Namco è riuscita nella mossa del prequel soltanto in parte, ma in ogni caso Tales of Berseria è godibilissimo a sé stante e i riferimenti al contrario mantengono una perfetta autonomia. La storia, tuttavia, è espressa in modo molto diretto, nonostante il sottotesto davvero complesso da digerire: Velvet e i suoi compari sono antieroi sfaccettati con propositi immorali, ma la causa per cui si batte Artorius è ambigua tanto quanto la loro. Alla fine, quando tutto diventa più chiaro, è difficile dire chi siano veramente i cattivi. Tales of Berseria offre uno spunto di riflessione interessante, anche se non abbiamo digerito l'idea che un assassino debba essere stimato per la sua totale dedizione a una causa omicida. Come dicevamo, è una storia adulta e complessa che sferra dei veri e propri cazzotti nello stomaco e rende l'evoluzione caratteriale di alcuni personaggi - Velvet in primis - ancora più convincente. Nonostante ciò, non mancano le gag e le scenette divertenti, dosate con cura e integrate nella narrazione soprattutto attraverso il sistema dei dialoghi facoltativi in modo da alleggerire i momenti più drammatici senza indebolirne l'impatto: è un peccato, in questo senso, che alcuni dialoghi - nonostante l'ottimo adattamento in italiano - ci siano apparsi davvero troppo prolissi. Spesso il cast si ferma rimuginare sullo sviluppo della trama con lunghissimi spiegoni sulle regole della natura e della magia nel mondo che spezzano il ritmo e confondono le idee, girando intorno ad alcuni concetti chiave per costruire dei colpi di scena ad hoc.

Insieme per forza

Tales of Berseria presenta la stessa, identica struttura a cui ci hanno abituato gli ultimi vent'anni di Tales: si visita una città, si segue la storia attraverso i vari dialoghi e le cinematiche che la sviluppano, quindi ci si reca al "dungeon" di turno e si perlustra fino alla fine dove, di solito, ci attende il boss.

Tales of Berseria, recensione
Tales of Berseria, recensione

In questa formula da JRPG vecchia scuola si incastrano le piccole soluzioni congegnate negli ultimi Tales, poiché anche questa volta non c'è una mappa del mondo tridimensionale ma una cartina geografica che ci permette di viaggiare istantaneamente da un luogo d'interesse all'altro consumando le bottiglie di Inoph o salpando con la nave di Eizen. Le aree all'aria aperta che separano le città dalle cosiddette "segrete" sono praticamente dungeon a loro volta: pur non raggiungendo l'ampiezza dispersiva riscontrata in Tales of Zestiria, sono comunque sufficientemente complesse e stratificate. E proprio per questo il backtracking cui siamo stati costretti in certi momenti della storia ci ha particolarmente affaticato. Per fortuna, a un certo punto si sblocca la geotavola, una sorta di hoverboard che ci consente di sfrecciare ad alta velocità e di investire i nemici che, se più deboli del party, svaniranno in una nube di fumo senza innescare uno scontro. Purtroppo la geotavola non salva il design veramente terribile della maggior parte dei dungeon al chiuso, praticamente una sequenza interminabile di corridoi e stanze in cui ogni tanto ci si imbatte in qualche irritante rompicapo ambientale. Abbiamo avuto la forte sensazione che lo sviluppatore abbia cercato in tutti i modi di prolungare la nostra permanenza in queste aree ricorrendo a zone estremamente ripetitive, sia nella struttura che nell'aspetto, che talvolta hanno messo a dura prova la nostra pazienza: fortunatamente è possibile salvare in qualunque momento in uno slot dedicato, oltre che presso i punti di salvataggio appositi. A sollevarci il morale, durante queste escursioni, sono stati i combattimenti. I nemici sono distribuiti bene all'interno delle varie stanze e possiamo scegliere se aggirarli o combatterli, magari attaccandoli da dietro per godere dell'iniziativa o ingaggiandone più di uno alla volta per affrontare battaglie più impegnative ma anche più remunerative. Il sistema di combattimento di Tales of Berseria è, in effetti, assolutamente superbo. Il gioco sciorina un tutorial dopo l'altro per ore e ore, insegnandoci continuamente nuove meccaniche che lo rendono sempre più profondo e appagante: tendenzialmente si può anche abbassare il livello di difficoltà e giocare premendo tasti a caso senza curarsi di proprietà elementali o vulnerabilità, ma lo sconsigliamo con tutto il cuore.

Tales of Berseria, recensione
Tales of Berseria, recensione

Tutto gira intorno alle "anime": si comincia con tre e se ne possono accumulare fino a cinque rubandole automaticamente ai nemici dopo averli storditi o afflitti con qualche condizione anomala. Più anime si possiedono, più colpi si possono inanellare e più danni si infliggono ma, di traverso, si diventa anche più vulnerabili e si può essere storditi più facilmente: la regola vale sia per il party del giocatore che per i nemici sul campo di battaglia, quindi bisogna trovare il giusto equilibrio in termini di anime e impiegare le cosiddette Arti di sfondamento per scaricare e ricaricare continuamente le risorse. Considerando che il giocatore può mappare fino a quattro Arti (gli attacchi speciali, insomma, che cambiano per animazioni, potenza e attributi elementali) per pulsante e che ogni personaggio possiede un'Arte di sfondamento completamente diversa da quelle degli altri, il sistema di combattimento di Tales of Berseria diventa ben presto incredibilmente creativo e vario. Quando si sblocca la Barra Esplosiva, poi, raggiunge livelli di complessità ancora più elevati: a quel punto è possibile cambiare al volo i personaggi in battaglia con le riserve, passando istantaneamente da uno all'altro per prolungare le combo, sfruttare i punti deboli dei nemici e contrattaccarli al momento opportuno, magari scagliando le spettacolari Arti Mistiche. Queste ultime non servono soltanto a infliggere una caterva di danni, ma anche ad aumentare le chance di ricevere oggetti da equipaggiare alla fine del combattimento. Tales of Berseria, infatti, abbandona l'assurdo sistema a glifi visto in Tales of Zestiria per adottare un sistema molto più intrigante che ricorda i bottini casuali di giochi come Diablo: ogni arma o armatura può essere potenziata e possiede un bonus specifico che potremo imparare permanentemente dopo aver sconfitto un certo numero di nemici. Se il bonus in questione è fisso, non lo sono però gli altri e quindi capiterà spesso di trovare tanti oggetti con bonus diversi da soppesare attentamente mentre si sconfiggono nemici e su nemici e si passano gli oggetti da un personaggio all'altro allo scopo di arricchire il loro repertorio di bonus e prepararli a ogni sfida.

L'età che avanza

I problemi riguardati il design - ma anche l'aspetto - dei dungeon riflettono senza alcun ombra di dubbio la natura old-gen di Tales of Berseria. Il gioco arriva in Europa in versione PlayStation 4 e PC proprio come il precedente Tales of Zestiria, ma in Giappone anche Tales of Berseria è stato originariamente sviluppato per PlayStation 3 e convertito per le altre piattaforme, e i limiti del vecchio hardware, in un mercato dove ormai esistono RPG come Final Fantasy XV e The Witcher 3, si sentono tutti.

Tales of Berseria, recensione
Tales of Berseria, recensione

La direzione artistica sopperisce al problema soltanto in parte; Tales of Berseria non è assolutamente un brutto gioco a vedersi, anzi è coloratissimo e vivace (nonostante le tematiche sanguinose) e i modelli poligonali dei personaggi risaltano soprattutto durante le cinematiche che il team ha girato con un occhio molto più attento del solito alla coreografia. Quasi indistinguibili da un cartone animato - benché ancora lontani dalla resa di titoli paradossalmente più vecchi come lo splendido Tales of Vesperia - i modelli dei protagonisti e dei loro principali nemici spiccano per la texturizzazione e l'attenzione ai dettagli. Le animazioni in combattimento si susseguono fluide e spettacolari tra lampi ed esplosioni a profusione, ma quando si tratta di interagire al di fuori di uno scontro i personaggi tendono a starsene fastidiosamente impalati con le braccia lungo i fianchi come fossero delle belle statuine. Forse è proprio per distogliere l'attenzione da questo contrasto che Bandai Namco ha implementato la maggior parte delle conversazioni sotto forma di illustrazioni statiche, ma l'effetto alla lunga stanca e in certi momenti, quando i dialoghi si dilungano troppo come già detto, appare anche un po' misero. Sul fronte delle ambientazioni la situazione migliora soltanto in parte. Alcuni scenari sono effettivamente splendidi, specialmente se si tratta di percorrere vaste praterie con l'erba che oscilla al vento e le nuvole che proiettano le loro ombre animate sopra di noi. Altri, invece, ci sono sembrati veramente poveri, sfavoriti peraltro da texture in bassissima risoluzione e un frame rate indeciso. Le grotte e le rovine in cui dovremo infiltrarci, in particolare, tendono ad assomigliarsi un po' tutte, complice anche la colonna sonora che in alcuni frangenti è poco incisiva e riutilizza le stesse tracce in molteplici ambientazioni. È strano perché il compositore Motoi Sakuraba solitamente non delude, ma questa volta ci sono rimaste impresse poche tracce, tra le quali quelle che vantano l'inconfondibile firma di Go Shiina (come la musica della città di Loegres, ad esempio) e quelle che accompagnano i momenti catartici della storia. Sul fronte della localizzazione, invece, non possiamo proprio lamentarci. Al di là della canone di accompagnamento del filmato introduttivo, l'energica Burn dei Flow, rimasta in lingua originale, è possibile scegliere tra il doppiaggio in inglese, ottimo, e quello in lingua giapponese per gli amanti degli anime sottotitolati.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i7-2600k @ 3,4 GHz
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 780
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core 2 Duo E8400 3.0GHz o AMD Phenom II X2 550, 3.1GHz
  • Scheda video: GeForce 9800 GTX o AMD Radeon HD 4850
  • Memoria: 2 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7, 8, 10 (64-bit)

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5-750, 2.66GHz o AMD Phenom II X4 965, 3.2GHz
  • Scheda video: GeForce GTX 560 o Radeon HD 7870
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 7, 8, 10 (64-bit)

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 49,99 € / 69,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (45)
8.8
Il tuo voto

Quella di Tales of Berseria è una storia onesta, tutto sommato: parla di gente cattiva che fa cose cattive, ma riesce comunque a mettere in crisi la prospettiva del giocatore con tematiche e risvolti nient'affatto banali. E questo ci è piaciuto molto, perché ha dato al nuovo Tales quella carica innovativa che alla serie mancava da troppo tempo. Purtroppo, lo slancio verso il futuro è arenato da limiti tecnici che nel 2017 si fa un po' fatica a giustificare: Bandai Namco deve necessariamente fare un salto di qualità tecnologico se vuole che i prossimi Tales riescano a imporsi sul mercato odierno. Per chi è già fan della serie, invece, non c'è proprio discussione: Tales of Berseria è imperdibile.

PRO

  • La storia è intrigante, il cast sfaccettato e originale
  • Il sistema di combattimento è superlativo
  • È longevo e ricco di segreti da scoprire

CONTRO

  • Graficamente sente il peso delle origini PlayStation 3
  • La colonna sonora non è memorabile
  • Alcuni dungeon sono davvero scialbi