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Negli abissi delle follia con la recensione The Evil Within 2

Abbiamo recensito il seguito dell'ultimo survival horror di Mikami, ma senza il leggendario director alle redini

RECENSIONE di Massimo Reina   —   12/10/2017
The Evil Within 2
The Evil Within 2
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The Evil Within ha costituito per molti appassionati un bel ritorno alle origini del survival horror. Pur non brillando per originalità, infatti, il titolo prodotto da Bethesda e sviluppato dal team di Shinji Mikami, Tango Gameworks, è riuscito a soddisfare buona parte del pubblico grazie a un'avventura caratterizzata da una storia scorrevole e da un gameplay che ha saputo combinare bene i vari elementi tratti dai principali esponenti del genere. Situazione più che sufficiente - assieme a un discreto quantitativo di vendite - per assicurare l'arrivo di un seguito dove il papà di Resident Evil è presente solo nel ruolo di producer. Intitolato ovviamente The Evil Within 2, il gioco promette di costruire sulle basi del predecessore un'esperienza survival un po' meno lineare e più "libera". Ma ci sarà riuscito?

Mondi contorti

Difficile parlare della trama di The Evil Within 2 senza anticipare qualcosa a chi non ha giocato il predecessore: le vicende sono infatti strettamente correlate, e cronologicamente il gioco si pone qualche anno dopo il finale del primo capitolo. Tutto gira attorno ancora allo STEM e alle sue capacità: grazie a questo congegno, Mobius ha creato Union, un luogo che rispecchia la tipica tranquilla cittadina americana di provincia, popolandola con persone provenienti dal mondo reale. Per tenere insieme il tutto e garantire la stabilità, viene scelta la mente pura e incontaminata di una bambina, Lily, la figlia del detective Castellanos che egli stesso credeva morta in un incendio. Ma la bimba scompare e quel mondo rimasto senza il suo Nucleo inizia a collassare: nel caos generale, alcuni individui con forti tendenze psicopatiche trovano la strada spianata per distorcere il mondo e dare sfogo ai propri istinti omicidi. Ed è a questo punto che entrano in ballo un Sebastian Castellanos visibilmente sfiancato, distrutto dagli eventi passati, e il videogiocatore, trascinati in un incubo "mutante" fatto di combattimenti, follia e violenza.

Fin dalle prime battute, infatti, The Evil Within 2 propone un'atmosfera malsana e decadente, con degli scenari, soprattutto interni, sporchi e corrosi, dove a ogni passo sembra quasi di poter sentire l'odore di muffa, ruggine e marcio. Per non parlare della fastidiosa, opprimente sensazione nauseabonda che si prova davanti ai corpi macellati che si possono incrociare lungo il cammino, e a certi momenti a dir poco brutali, in una serie di situazioni che sembrano strizzare l'occhio ai primi Silent Hill, ma soprattutto agli ultimi Resident Evil 7 e Outlast II, ma con meno situazioni paurose, a parte l'apparizione di qualche boss. Esplorare Union o i luoghi distorti e scioccanti partoriti dalla mente perversa dei suoi abitanti e di alcuni personaggi davvero poco raccomandabili come Stefano e Theodore, non significa solo scovare indizi utili sulla trama, oggetti per potenziare le armi e Sebastian, o portare a termine delle missioni secondarie, ma anche calarsi letteralmente nella psiche di questi individui, in quanto spesso tali posti sono l'emanazione stessa delle loro turbe. Perfino le creature, soprattutto quelle più potenti dalle quali bisogna solo scappare, almeno nelle prime ore di gioco, riflettono in larga parte le sofferenze generate dalla loro follia.

Il pericolo dietro a ogni angolo

In generale il gameplay di The Evil Within 2 non si discosta molto da quello del suo predecessore: da questo punto di vista non aspettatevi stravolgimenti di sorta, ma semplici ritocchi e qualche piccola aggiunta per variare per esempio le mosse d'attacco o di difesa di Sebastian, e renderle magari più fluide e funzionali. Differente è invece il level design: nel gioco ci sono ancora sezioni lineari e punti di non ritorno, ma esistono anche ampie aree aperte liberamente esplorabili, per visitare eventuali zone precedentemente trascurate. L'idea degli sviluppatori è quella di dare un po' di respiro ai giocatori per non opprimerli troppo con gli elementi horror e spingerli a scoprire ulteriori dettagli sulla trama attraverso la ricerca di file e il completamento di missioni secondarie. Alcune di queste sfruttano tra l'altro un nuovo aggeggio a disposizione di Sebastian, un comunicatore che rileva voci dal passato e punti di risonanza che raccontano le storie personali di altre vittime, e fungono da guida verso determinati obiettivi. Ad ogni modo, la scelta di offrire una maggiore libertà di movimento in certe aree trasforma enormemente l'esperienza di gioco, perché in quei frangenti diversi dagli altri, è il videogiocatore a plasmarne il ritmo e a decidere se vale o meno la pena soffermarsi in una determinata zona più del dovuto, col rischio però di trovarvi dei nemici, oppure evitare il tutto, "risparmiare" proiettili e proseguire dritti per la propria strada.

Negli abissi delle follia con la recensione The Evil Within 2

Rimanere del tutto a secco è abbastanza improbabile, a dire il vero, ma la quantità di proiettili è sufficientemente risicata da fare in modo che il giocatore non abusi mai troppo del grilletto. Il titolo in questo senso spinge l'utente a un uso intelligente delle risorse a sua disposizione, a studiare l'ambiente e le creature da abbattere, prima di venire a capo del problema ed eliminare la minaccia. Per questo tende a premiare l'azione furtiva dietro ripari di ogni genere o dentro dei cespugli, l'uccisione alle spalle o l'evasione, almeno a livello di difficoltà maggiore, dove le creature sono più pericolose, nonostante quelle dozzinali in generale non brillino per acutezza. In caso contrario, l'azione diventa simile a quella dei moderni sparatutto in terza persona e bisogna agire di conseguenza, sfruttando se possibile qualsiasi cosa pur di venire a capo dello scontro, soprattutto contro i boss che sono piuttosto ostici. Anche in questo caso gli sviluppatori hanno deciso da un lato di attenersi agli stilemi tipici dei survival horror classici, dall'altro di ampliare la formula con una maggiore interattività ambientale con bidoni, carrelli, pozze di benzina e casse per rallentarne l'avanzamento o infliggere più danni. Le migliorie comunque non risiedono tutte nella mappa aperta, visto che The Evil Within 2 offre anche un sistema di sviluppo sensibilmente più elaborato rispetto al predecessore, che separa armi e abilità del personaggio. Il protagonista, all'interno di alcuni edifici inattaccabili, oltre a salvare, può costruire oggetti, potenziare armi e creare munizioni, stavolta grazie a una serie di oggetti raccolti per la strada. Mentre nel vecchio mondo onirico all'interno della sua mente, tramite la solita, particolarissima "sedia" e la "vecchia amica" Tatiana, Sebastian può sfruttare la gelatina verde ottenuta uccidendo i mostri per migliorare le sue caratteristiche fisiche, dal danno alla resistenza ai colpi fino a quella alla corsa e alla fatica.

Negli abissi delle follia con la recensione The Evil Within 2

Trofei PlayStation 4

The Evil Within 2 offre un totale di 52 Trofei suddivisi in 36 di Bronzo, 14 d'Argento, 1 d'Oro e 1 di Platino. Per ottenerli occorre soddisfare le richieste del gioco, come per superare un particolare boss, migliorare al massimo le statistiche di Sebastian o uccidere un certo numero di nemici con un'arma o uno stile specifico, e così via.

La follia prende forma

Dal punto di vista grafico The Evil Within 2 abbandona le bande nere del predecessore, così da poter essere goduto a tutto schermo. Visivamente non raggiunge quasi mai vette di eccellenza tali da lasciare il giocatore a bocca aperta, ma questo non vuol dire che non sia bello a vedersi: esteticamente è superiore al primo capitolo e grazie a una serie di ottimizzazioni offre diversi scorci ambientali esterni piuttosto ben riusciti (a parte qualche pop in sulla distanza) che, forti di un'ottima gestione delle luci e degli effetti particellari, restituiscono una buona visione d'insieme. Qualche critica invece la muoviamo per alcuni dei numerosi interni presenti nel videogioco, dove nonostante la cura per i particolari, capita di ritrovare punti rivestiti da texture abbastanza scialbe, anche se queste non sfociano mai a livelli scadenti o a bassa risoluzione. Su questo fronte aiuta certamente una direzione artistica simile a quella del primo episodio, a nostro parere azzeccata, che bene riesce a rappresentare i mondi contorti scaturiti dalla psicologia malata di alcuni individui dello STEM. Una caratteristica che ha permesso ai Tango Gameworks di sbizzarrirsi con illusioni ottiche, imprevedibili cambi di setting e trasformazioni, inquietanti giochi di luce, oggetti particolari accuratamente posizionati e altri escamotage per rendere l'atmosfera angosciante e oppressiva, e per mascherare qualche imperfezione. Belli, infine, i modelli poligonali dei personaggi principali e dei boss, anche se per i primi abbiamo delle espressioni facciali non sempre convincenti e naturali. Notevole invece il lavoro svolto sui caricamenti che sono sempre estremamente rapidi. Per quanto riguarda il comparto audio, encomiabile l'impegno sul doppiaggio italiano, globalmente ben recitato e con voci diverse tutte nella parte. Ottimi gli effetti audio e la colonna sonora, che più di una volta faranno venire qualche brivido sulla pelle del giocatore, specie quando accompagnano l'apparizione di creature come Anima.

Conclusioni

Versione mostrata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (121)
8.5
Il tuo voto

The Evil Within 2 è una produzione molto simile al titolo che l'ha preceduto, calata in un contesto ancora più violento ma capace di toccare anche delle corde psicologiche, e dove si respira un senso di inquietudine costante, minacciati dalle figure incombenti di creature mostruose che si agitano nell'ombra. A parte le aree più grandi e aperte, il gioco non offre novità davvero eclatanti, è vero, ma i ritocchi generali, il gameplay più incentrato sull'esplorazione e sugli elementi survival, e un livello di sfida come sempre elevato, contribuiscono a dare notevole sapore all'esperienza complessiva e a renderla meritevole dell'interesse di ogni appassionato del genere.

PRO

  • Atmosfera malsana e contorta
  • La direzione più aperta è una bella novità
  • Boss impegnativi, alcuni mettono davvero i brividi
  • Grossa enfasi sull'elemento survival e sulla narrativa

CONTRO

  • Poche situazioni realmente paurose
  • Tecnicamente ha ancora qualche problema
  • Nessuna novità particolarmente eclatante