C'è un messaggio molto forte alla base di Detention, che emerge con chiarezza tra le schermate e su cui è stato costruito l'intero gioco. È una testimonianza e un avvertimento che non dovrebbe essere sottovalutato e che Coffee Yao e gli sviluppatori di RedCandle hanno voluto confezionare in forma di videogioco, ovvero un mezzo di comunicazione in grado di raggiungere un pubblico ampio e giovane. Abbiamo già recensito il gioco nella sua versione PC ma torniamo a parlarne anche in occasione dell'uscita su Switch sia per valutare la qualità dell'adattamento, essendo originariamente un'avventura punta e clicca trasportata in ambito console, sia per rimarcare l'importanza di questa piccola perla che rischierebbe di finire trascurata nella marea indie che si è abbattuta sulla console Nintendo. Per capire di preciso quale sia il contesto in cui si svolge la storia vi troverete facilmente a cercare informazioni sul "Terrore Bianco" e il periodo della legge marziale a Taiwan, apprendendo una piega della storia che dalle nostre parti probabilmente non viene trattata più di tanto ma che risulta di enorme interesse.
Anche solo per essere una molla in grado di scaturire questa curiosità, Detention è un titolo prezioso, il cui valore travalica i suoi aspetti puramente videoludici, che a dire il vero non sono nemmeno privi di difetti. Alla fine degli anni 40, Taiwan diventa sostanzialmente ostaggio del Kuomintang, il partito nazionalista cinese che avendo perso lo scontro con Mao Tse-Tung si ritira sull'isola a fonda la Repubblica di Cina in netto contrasto con la Repubblica Popolare Cinese. Da lì in poi, Taiwan diventa una sorta di realtà sospesa tra i mondi, tenuta insieme da una legge marziale durata quasi quarant'anni durante i quali sono stati commessi una quantità incalcolabile di crimini sui civili. Su questa base storica, che rimane solo apparentemente sullo sfondo, si innesta una storia introspettiva e incentrata sul senso di colpa e la necessità di affrontare la realtà che ha comunque un doppio legame indissolubile con il contesto in cui è inserita.
Una vita quasi normale
Siamo negli anni 60 e Wei e Ray sono due studenti delle scuole superiori. Il regime estende la sua ombra su ogni aspetto della vita, ma i due ragazzi conducono un'esistenza più o meno normale (per quanto possa esserlo in un contesto di questo genere) scandita da quelle che sembrano le solite preoccupazioni quotidiane di due giovani che vivono buona parte della loro giornata a scuola. Questo fino all'arrivo di un violento tifone che costringe i due a rimanere isolati all'interno dell'edificio, dove gli eventi prendono una piega inaspettata. Tra i corridoi e la aule vuote emergono allora le crepe di una normalità che è solo di facciata, mentre l'orrore si insinua nei luoghi prendendo forme diverse, partendo dai cliché del genere ma arrivando in territori alquanto inediti per i videogiochi horror, che non possiamo illustrare nel dettaglio per non rovinare tutta l'esperienza, essendo fondata sulla scoperta della storia.
C'è la solita dotazione di spettri e presenze classiche dell'horror orientale, che si rifà alla tradizione locale tra leggende, mitologia e folklore, ma sono perlopiù rappresentazioni scelte per veicolare la vera inquietudine alla base della trama, che ha basi molto più concrete e diventa sempre più terrificante quanto più si avvicina a ciò che è familiare e normale per la protagonista Ray. L'orrore di Detention scava più a fondo di quanto possa sembrare in un primo momento, sfruttando anche il codice stabilito dal genere ma raccontando a modo suo una narrazione che è intima e introspettiva ma anche carica di rimandi al contesto storico e socio-politico che gli sviluppatori volevano evidentemente far emergere e diffondere con questa loro opera. In questo senso è un'esperienza quasi unica, evitando l'ermetismo eccessivo e dall'altra parte senza cadere nel didascalico quando illustra lo scenario circostante. E sempre in questo senso è anche un gioco importante, perché ci racconta una verità storica terribile facendocela vivere in prima persona, in una maniera che sarebbe impossibile per altri mezzi di comunicazione e senza rinunciare a una forma-videogioco che ha comunque degli elementi di interesse anche come avventura.
Conclusioni
Bisogna perdonare a Detention qualche ruvidezza e ingenuità in termini di game design perché tutto va visto in funzione del suo messaggio. Questa piccola opera di RedCandle nasce dalla necessità di raccontare una storia e a questo scopo piega le dinamiche tipiche di un'avventura grafica, giocando anche con il codice classico del genere horror ma ottenendo un risultato tutto particolare: non è solo una storia di presa di coscienza ed espiazione e non è soltanto una testimonianza di un periodo storico, è tutto questo fuso insieme in un ricordo che è anche un monito e ha l'importanza di informarci e farci riflettere su concetti profondi. Non è davvero una cosa da poco per un "semplice" videogioco.
PRO
- Storia interessante e non banale, che solleva temi importanti
- Ottima presentazione di un contesto storico dai forti connotati
- Bella impronta stilistica
CONTRO
- Non dura a lungo
- Dinamiche ludiche un po' abbozzate tra avventura e gioco horror