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Nel cuore della Zona

Il fallimento di una massiccia operazione militare per il controllo di Chernobyl ci porta a vestire i panni di Alexander Degtyaryov, un agente segreto spedito nel posto meno ospitale nel mondo per scoprire cosa è successo.

RECENSIONE di Mattia Armani   —   02/02/2010
S.T.A.L.K.E.R. Call of Pripyat
S.T.A.L.K.E.R. Call of Pripyat
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Sterminati due sfortunati mercanti incontrati poco dopo l'arrivo sul campo il nostro equipaggiamento compie un balzo di qualità istantaneo. E' stato un incidente. Non ci crederà nessuno. Ma non è detto che qualcuno debba saperlo e chi vive nella Zona sa benissimo a cosa può andare incontro. Il primo luogo sicuro sulla nostra strada è la Skadovsk, una nave in secca dove trova riparo una comunità che può fornirci la maggior parte dei servizi fondamentali e, forse, qualche informazione.

Desolazione affollata

La zona di partenza è una vasta palude che ospita giganteschi relitti arrugginiti e prima di arrivare a Pripyat dovremo attraversare la zona industriale, Jupiter, dove grossi edifici si susseguono a perdita d'occhio. Tre ampie mappe costituiscono la zona di gioco. Si tratta di aree vaste che contengono parecchie missioni geograficamente circoscritte alla mappa stessa. È quindi raro dover attraversare tratti troppo lunghi e incontrare fastidiosi caricamenti durante una quest. La Zona è densamente popolata e piena di rifugi, alleati occasionali, oggetti da vendere e punti di interesse che sono spesso caratterizzati da costruzioni piuttosto complesse e ben modellate. I ragazzi di GSC hanno inoltre migliorato il loro sistema di intelligenza artificiale A-Life. Gli Stalker si avventurano in cerca di manufatti e quando sono in coppia si coprono le spalle gli uni con gli altri. I compagni pattugliano le postazioni conquistate. Gli animali carnivori trascinano e mangiano i cadaveri. I lupi attaccano in gruppo e scappano quando soli per tornare alla carica una volta radunato il branco.

Nel cuore della Zona

Il tutto visibile a una distanza invidiabile che ci consente di fantasticare su quella luce che vaga tremolante a di la del monte e di rimanere abbagliati dalle sagome in chiaroscuro che un improvviso fulmine ha stampato sulla nostra retina. Purtroppo le guerre tra fazioni sono state eliminate ma gli abitanti della Zona hanno sempre qualche buon motivo per mettere mano alle armi. Un mondo terribile ma vivo e vivido ancora flagellato dalle emissioni. L'aria si appesantisce. Il cielo si tinge di tonalità innaturali. Gli abitanti della zona cominciano a correre mentre il pulviscolo radioattivo inizia a bruciare le cornee. Innegabilmente il panorama e il numero di persone che fugge intorno a noi riesce a magnificare l'esperienza delle emissioni in Call of Pripyat.

Stanchi della noiosa routine?

Le missioni sono numerose e soprattutto offrono obiettivi variegati e sono piacevolmente condite da diverse scene di intermezzo. Sconsigliato quindi saltarle e correre verso l'epilogo appena ottenuto un buon equipaggiamento. Gli incarichi ripetitivi di Clear Sky sembrano infatti essere un ricordo, anche se ovviamente qualche quest di recupero è inevitabile. Diversi obiettivi possono essere raggiunti in modi differenti, per esempio informando il bersaglio di un omicidio o di un furto e tradendo ovviamente il datore di lavoro originario. Possiamo invece decidere di agire nel modo più onesto possibile anche se buona parte degli incarichi di onesto ha ben poco.

Nel cuore della Zona

In certi frangenti Call of Pripyat si avvicina quasi ad un survival horror. Parecchie creature, due delle quali introdotte proprio in questo capitolo, non possono essere affrontate semplicemente sparando all'impazzata e quando ci si addentra nei cunicoli sotterranei la prudenza vale ancora più dell'equipaggiamento. In questi casi è fondamentale tenere sott'occhio l'indicatore sonoro per evitare di attirare attenzioni indesiderate ed è bene ricordare che attraversare un cespuglio o camminare nell'acqua sono azioni che causano parecchio rumore. Anche il segnalatore di radiazioni è vitale ma in Call of Pripyat è stato sostituito da un marker che cambia colore. La rilevazione quindi risulta meno precisa anche se l'indicatore sonoro dovrebbe essere più che sufficiente per calcolare il livello di rischio. Il segnale di radiazioni compare ora sulla destra, assieme ad altre icone che indicano lo stato dell'armatura, la condizione delle armi soggette a usura, l'ingombro dell'equipaggiamento e varie ed eventuali come il bisogno di cibo.

L'abito non fa il monaco, fa il soldato

Call of Pripyat mette a nostra disposizione una vasta gamma di armi, granate e medicinali per consentirci di sopravvivere alla zona. Immancabile il PDA che segnala creature e punti di interesse nelle circostanze e in dotazione ci sono ovviamente torcia e binocolo. Non si tratta di semplici accessori ma di strumenti vitali per scorgere i nemici nel buio o a lunga distanza. Essere sorpresi da energumeni pesantemente armati o da mutanti con troppi denti in bocca non rientra nell'elenco delle esperienze piacevoli. Altrettanto importante il rilevatore che possiamo trovare in diverse varianti. Migliore è il modello migliore sarà la rilevazione delle anomalie e della posizione dei manufatti che spesso vi si trovano all'interno.

Nel cuore della Zona

La maggior parte delle armi è un'eredità diretta dei precedenti S.T.A.L.K.E.R. mentre le armature hanno subito qualche cambiamento. Ogni gear difensiva ha dei pro e dei contro in relazione al modello e al tessuto. Le differenze riguardano la protezione ambientale, lo spazio e la presenza di bonus come la rigenerazione. Inoltre le armature meno robuste, anche se dotate di molti bonus, hanno bisogno di vari upgrade prima di essere effettivamente efficaci. Ovviamente, una volta introdotta la possibilità di investire risorse per potenziare il nostro vestiario, i ragazzi della GSC Game World ci hanno anche dato la possibilità di riparlarle. Il modello di mira rispetta le leggi della balistica e sembra essere il medesimo di Clear Sky anche se pistole e mitragliatori sembrano lievemente più precise. Ogni proiettile è dotato di fisica credibile e i tiri sulla lunga distanza, soggetti alla legge di gravità, sono tanto soddisfacenti quanto difficili.

Framerate

In risoluzione 1920x1080, con la nostra configurazione di prova, il framerate di Call of Pripyat si è rivelato piuttosto altalenante. In alcuni frangenti il counter è volato oltre i 160 fps per poi cadere in picchiata verso i 30 fotogrammi in zone particolarmente ricche di vegetazione e di vita umana o animale. I combattimenti nella zona industriale hanno fatto registrare il picco minimo. Ma anche con 25 fps il titolo si è rivelato giocabile e i rallentamenti sono stati quasi inavvertibili.

Non bello, affascinante

L'unica novità degna di nota riguarda il supporto DX 11 per chi ha acquistato una Radeon di ultima generazione e può godere cosi di modelli più morbidi e acqua più realistica. Tornano quindi le textures ultra definite di Clear Sky e purtroppo tornano anche le textures slavate che inficiano la resa visiva globale. Ma sono i ciuffi d'erba, piatti e granulosi, a rappresentare il punto più basso dell'engine e purtroppo ricoprono gran parte del territorio. I modelli dei personaggi invece si difendono ancora bene, soprattutto considerando la natura free roaming del gioco, ma sono anche tremendamente poco espressivi e praticamente privi di espressioni facciali. Al contrario i modelli di alcuni mutanti sono ormai troppo poveri e bruttarelli cavarsela all'alba del 2010.

Nel cuore della Zona

Insomma, ben poco è cambiato da Clear Sky e anche i difetti sono i medesimi, compreso un depth of field utile per dare profondità alla scena ma troppo marcato e talvolta fastidioso. Eppure in certi frangenti l'engine targato GSC lascia a bocca aperta. I lampi proiettano centinaia di ombre estremamente realistiche, i raggi di luce riempono l'aria e ogni momento della giornata ha la sua luminosità, la sua specifica atmosfera. Inoltre gli elementi di contorno contribuiscono a distrarci dagli elementi di scarsa qualità. Enormi spaccature nel terreno emettono esalazioni che deformano l'aria, raffiche di vento spazzano la vegetazione, mostri d'acciaio alti decine di metri riempono lo sguardo e corvi animati splendidamente solcano il cielo. Il tutto ovviamente supportato dal consueto, ed estremamente vario, comparto sonoro. I campionamenti sono credibili e accompagnano contatori, rilevatori, detonazioni di una trentina di armi differenti, ringhi, versi animali, urla ed esplosioni. Qualche fruscio di troppo forse ma ben celato da una colonna sonora di ottima fattura e contestualmente perfetta. Purtroppo, mentre i dialoghi più importanti sono doppiati in italiano, i commenti ambientali dei personaggi, almeno sulla nostra versione, sono rimasti in russo.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.4
Lettori (147)
8.6
Il tuo voto

La giocabilità e le migliorie estetiche di Clear Sky incontrano il bilanciamento e l'accessibilità di Shadow of Chernobyl. Il risultato è un titolo che mantiene la complessità della serie ma risulta più accessibile, più piacevole e più vivo. A completare il quadro troviamo una serie di missioni articolate che ci guidano lungo la strada per Pripyat. Una strada piuttosto complessa ed impegnativa a dire il vero e che forse può scoraggiare i giocatori occasionali ma che lascerà certamente soddisfatti gli appassionati della serie.

PRO

  • Missioni più curate
  • Più accessibile e meno ripetitivo di Clear Sky
  • Estremamente suggestivo

CONTRO

  • Texture altalenanti
  • Alcuni elementi dell'engine non al passo con i tempi

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema Operativo: Windows 7
  • CPU: Intel Core i7 920
  • RAM: 6 GB
  • Scheda Video: GeForce GTX 275

Requisiti minimi

  • Sistema Operativo: Windows XP/Vista/Windows 7
  • CPU: Athlon 2200 o P4 2.0 GHz
  • RAM: 512 MB RAM
  • Hard Disk: 5 GB di spazio libero
  • Scheda Video: 128 MB, GeForce 5700 o Radeon 9600

Requisiti consigliati

  • Sistema Operativo: Windows Vista, Windows 7
  • CPU:Intel Core 2 Duo E7400 o AMD 64 X2 5600+
  • RAM:2 GB
  • GPU: 512 MB RAM DirectX 9 o 10, GeForce 9800GTX or Radeon