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Ospite raro, ospite caro

Un vecchio classico dell'era d'oro PC torna sui sistemi Apple a quasi 20 anni di distanza dalla sua uscita. Avrà resistito al passaggio del tempo?

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   10/01/2011

Versione testata: iPad

Parlare di The 7th Guest non è particolarmente semplice perchè la nostalgia tende con atroce costanza a offuscare la memoria critica di chi scrive. E' anche e soprattutto per questo che aver fatto partire per la prima volta la furba riedizione di questo classico videoludico su iPad ci ha lasciato particolarmente sorpresi. E purtroppo non in senso positivo.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla storia. Sì, perchè The 7th Guest ha una trama piuttosto complessa e arzigogolata: Henry Stauf è un ladruncolo da quattro soldi che passa il suo tempo a rapinare poveri viaggiatori fino a quando non commette addirittura un omicidio durante le sue azioni criminali.

Ospite raro, ospite caro

Addormentandosi come se nulla fosse, sogna una bambola che diventa la sua personale ossessione e lo costringe a lavorare giorno e notte nel tentativo di costruirla. In questo modo Stauf inizia una nuova vita come costruttore di giocattoli: di notte li sogna e di giorno li realizza per poi venderli. Ma ben presto l'idillio viene interrotto da uno strano virus che sembra uccidere senza alcuna via di scampo tutti i bambini della cittadina dove Henry vende le sue opere. E, prima di venire additato come possibile untore e colpevole, l'eclettico personaggio investe tutti i soldi guadagnati nella costruzione di una villa spettrale popolata di enigmi, trabocchetti e strane presenze dove si rifugia per il resto della sua vita alimentando il mistero intorno alla sua figura. Nessuno sente più parlare di lui fino a quando sei persone ricevono l'invito a passare la notte nella sua abitazione: chi tra loro riuscirà a risolvere l'enigma presente nella sua stanza vedrà il suo desiderio più nascosto e segreto esaudito. Questo canovaccio narrativo viene rapidamente narrato nella lunga introduzione a The 7th Guest e il giocatore verrà semplicemente catapultato all'interno della villa senza conoscere nulla del personaggio che interpreta, a parte il suo nome: Ego. Scoprirà andando avanti nel gameplay chi è, cosa ci fa lì dentro, cosa è successo ai sei invitati e soprattutto perchè la diabolica voce di Stauf lo perseguita chiamandolo settimo ospite.

Professor Layton in salsa horror

Come avrete sicuramente già compreso in parte leggendo le righe di cui sopra, The 7th Guest è una sorta di puzzle game, unito a elementi da avventura grafica con un evidente tono thriller e horror dove le vere protagoniste sono le sequenze in full motion video ovvero scene riprese dal vivo di attori in carne e ossa poi digitalizzati e inseriti all'interno di ambienti statici disegnati e renderizzati in 3D. Proprio queste scene hanno rappresentato il fiore all'occhiello della produzione Trilobyte quando arrivò sul mercato quasi 20 anni fa (nel 1993 per la precisione) stimolando le vendite dei lettori CD-ROM che in quel periodo si stavano lentamente affermando visto che il gioco veniva distribuito esclusivamente su questo supporto.

Ospite raro, ospite caro

E proprio queste scene oggi risultano piuttosto sgradevoli all'occhio allenato del giocatore ormai abituato a ben altre rappresentazioni realistiche. Guardare oggi queste figure in carne e ossa digitalizzate in modo molto rudimentale con pezzi di blue screen ben evidenti, flickering dell'immagine e più in generale un distacco eccessivo e veramente grezzo dallo sfondo degli scenari, estremamente poveri e basilari, lascia purtroppo interdetti anche non volendo giudicare con troppa crudeltà l'aspetto grafico della produzione volutamente portata sui sistemi Apple nella sua versione originale, senza alcun tipo di ritocco o rielaborazione. Anche i puzzle sono gli stessi identici del passato, con una piccola riduzione: dai 22 del The 7th Guest degli anni '90 si è passati agli attuali 19 per la difficoltà incontrata dallo sviluppatore nel portare sul piccolo schermo dell'iPhone 3 particolari enigmi senza passare mesi a ripensarli e progettarli da zero. Proprio come in una sorta di Professor Layton per adulti, il giocatore dovrà spostarsi all'interno della casa attraverso delle schermate fisse per risolvere i puzzle sparsi secondo un ordine pre-esistente ma non rigidamente obbligatorio e proprio in questo elemento cardine dell'esperienza si annida uno dei due maggiori difetti di The 7th Guest. Per gran parte degli enigmi non sarà mai chiaro fino in fondo cosa bisognerà fare. Fatta eccezione infatti per alcuni minimi indizi che Stauf darà quando viene avviata la sfida e per alcune riflessioni fatte a voce alta dal protagonista, non ci sarà mai una vera e propria indicazione su cosa deve fare il giocatore per risolvere il puzzle. A pochissimo serve un libro di aiuti presente su un tavolo della libreria, anche questo pronto a dare soltanto lacunose indicazioni in chiave poetica oppure a mo' di filastrocca; tutto è nelle mani del giocatore in una sorta di gioco nel gioco: ancora prima di risolvere il puzzle è essenziale comprendere in cosa consiste la sfida. E come se questo non bastasse anche la difficoltà degli enigmi sembra essere completamente casuale: non c'è una vera e propria progressione complice la sequenza non lineare degli enigmi e spesso vi ritroverete a rimanere per ore su un puzzle solo per capire come funziona, per poi incontrarne subito dopo un altro che risolverete in meno di 5 minuti. Se non altro bisogna riconoscere a Trilobyte il grande lavoro fatto in merito alla varietà dei puzzle. Nonostante non arrivino a 20 in termini numerici, li troviamo in grado di spaziare su ogni fronte: da quelli logici a quelli basati sulla composizione di frasi, fino a quelli geometrici o legati agli scacchi.

Ospite raro, ospite caro

L’interfaccia, questa sconosciuta

E parliamo quindi del secondo cruciale difetto di The 7th Guest: la sua interfaccia di gioco. Quanto detto per l'aspetto grafico vale anche per la precisa decisione di Trilobyte di lasciare praticamente inalterato il metodo di controllo, una volta gestito con l'uso del mouse (e non vogliamo citare gli anacronistici menu di salvataggio, caricamento e impostazioni). Il touch screen viene quindi utilizzato "al contrario": l'azione viene compiuta quando si toglie il dito dallo schermo non quando si seleziona qualcosa con il tocco come consuetudine farebbe pensare. Bisogna comunque dire che si fa pratica con l'interfaccia da subito (anche se non avrebbe fatto male un tutorial per guidare il giocatore all'inizio), purtroppo però alcuni problemi sistemici permangono per tutta la durata del gioco: andare in giro tutto il tempo con il dito sullo schermo per trovare il punto di interazione non è particolarmente intuitivo e capiterà moltissime volte di attivare l'azione di spostamento da un ambiente all'altro per sbaglio semplicemente perchè si è tolto il proprio indice dallo schermo per stanchezza.

Ospite raro, ospite caro

Tra l'altro il gioco per evitare di far coprire all'utente l'area sensibile dello scenario con le proprie dita utilizza un escamotage tanto utile quanto fastidioso: il punto effettivamente selezionato è sempre diversi pixel più in alto rispetto a dove si poggia la falange con spiacevoli conseguenze soprattutto nei puzzle di precisione.
Una nota di merito bisogna invece spenderla per l'audio del gioco pur con le dovute precauzioni. Innanzitutto la colonna sonora è particolarmente piacevole, nonostante una certa ripetitività di fondo e l'evidente campionatura degli strumenti in stile MIDI, ma è il doppiaggio a stupire positivamente grazie a un'ottima recitazione degli attori e a numerosi effetti di ralenty e modifica del tono per instillare l'atmosfera da brivido nello scenario. Badate bene però, The 7th Guest è interamente in lingua inglese e non offre alcun tipo di sottotitoli. Questo potrebbe essere un importante deterrente per chi non mastica l'idioma di Albione visto e considerato che la trama sarà narrata soltanto a voce e una manciata di enigmi saranno basati su giochi di parole e sulla ricostruzione di frasi.

La versione testata è la 7.1
Prezzo: 2,39€ su iPhone, 4,99€ su iPad
Link App Store

Conclusioni

Multiplayer.it
6.5
Lettori (5)
4.6
Il tuo voto

The 7th Guest è un'operazione nostalgia riuscita al limite della sufficienza. Il gioco originale è stato lasciato praticamente inalterato in questo porting, fatta eccezione per alcuni enigmi rimasti fuori per ragioni di sviluppo e per un'interfaccia che, nel suo essere adattata al touch screen, soffre per alcune scelte di design decisamente poco coerenti con gli standard moderni. Tralasciando tutto il discorso sull'aspetto tecnico e grafico del gioco che soffre purtroppo moltissimo per i suoi 17 anni di vecchiaia e pur volendo rimanere focalizzati sugli enigmi incontriamo non poche negatività. I puzzle hanno sicuramente una buona varietà ma rimangono numericamente pochi e afflitti da uno spettro di difficoltà molto ampio ma senza alcun tipo di continuità. E come se questo non bastasse, gran parte del tempo impiegato a risolverli viene invece perso nel tentativo di capire come funzionino. In conclusione ci sentiamo di consigliare il gioco solo a chi l'ha adorato in passato o ama così tanto puzzle ed enigmi che non ha paura di farsi scoraggiare dai difetti elencati nella recensione.

PRO

  • Il comparto audio è piacevole e ancora moderno
  • La trama può essere coinvolgente
  • Gli enigmi sono piuttosto vari...

CONTRO

  • ...ma molte volte sono estremamente difficili anche solo da comprendere
  • L'interfaccia è piuttosto ostica da padroneggiare
  • Graficamente i 17 anni di vecchiaia del gioco si vedono tutti