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Nel meriggio oscuro

Dopo un decennio dal primo capitolo, American McGee ci riporta nella sua versione del Paese delle Meraviglie, tra personaggi fuori di testa e ambientazioni macabre

RECENSIONE di Vincenzo Lettera   —   17/06/2011
Alice: Madness Returns
Alice: Madness Returns
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Versione testata: PlayStation 3

Prendere una fiaba per bambini o un incantevole romanzo per poi stravolgerlo e rielaborarlo in chiave più matura o macabra è un espediente narrativo che ha sempre il suo fascino. Qualsiasi sia il medium utilizzato. Un giro in libreria e salta all'occhio The Bloody Chamber, l'antologia di Angela Carter in cui storie come La Bella e la Bestia o Biancaneve sono riviste sotto una luce più cupa; oppure Forever Neverland, un racconto che narra dei disturbi psicologici di Wendy al ritorno dall'Isola Che Non C'è.

Nel meriggio oscuro

In ambito cinematografico basta guardare all'ultimo anno nelle sale, con delle (infelici) interpretazioni di Alice e Cappuccetto Rosso. E per quanto riguarda i videogiochi? Senza scomodare alcune ottime opere provenienti dalla scena indie, l'avanguardia di questo filone viene associata dai più ad American McGee's Alice, fortunato action platform per PC con cui una decina di anni fa il game designer statunitense si era guadagnato una folta schiera di fan. A così tanta distanza dal primo capitolo, l'arrivo di un seguito ufficiale significa molto soprattutto per questa particolare fetta di appassionati, mentre tanti altri si sono limitati a seguire con curiosità lo sviluppo di questa bizzarra e inquietante interpretazione del capolavoro di Lewis Carroll. Il nostro ritorno a Wonderland, tuttavia, è stato più angosciante di quanto ci aspettavamo. E non necessariamente in senso positivo.

Qui siamo tutti matti

La trama di Alice: Madness Returns riprende gli avvenimenti del primo capitolo da dove erano stati interrotti dieci anni fa, con un'Alice cresciuta di qualche anno e apparentemente decisa a lasciare le sue paure e le sue psicosi nel vecchio manicomio di Rutledge. Ora la protagonista si è trasferita in una Londra vittoriana decadente e lercia, nel tentativo di combattere i fantasmi del passato e di scoprire la verità che si cela dietro il misterioso incendio che uccise la sua famiglia e che fu la causa dei suoi problemi mentali. La capitale britannica funge da prologo tra un capitolo e l'altro, concedendo al giocatore qualche breve momento di esplorazione in un'ambientazione tanto cupa quanto carismatica. Tra le strade di Londra Alice è impotente, succube dell'opprimente scenario urbano e delle persone che lo abitano; ma è proprio quando si vorrebbe esplorare meglio queste strade piene di prostitute e locali stracolmi di ubriaconi che i complessi riaffiorano nella mente di Alice e la costringono a tornare nel Paese delle Meraviglie. Dopo aver sconfitto la Regina di Cuori nello scorso episodio, stavolta la piaga che si è abbattuta sulla terra incantata e sui suoi abitanti è un treno infernale che devasta ogni cosa al suo passaggio: distruggendo porzioni del Paese delle Meraviglie, questa gigantesca locomotiva fa a pezzi anche i ricordi e l'equilibrio mentale di Alice, costretta quindi a fermarla prima che sia troppo tardi.

Nel meriggio oscuro

Grazie all'universo fantastico e ai personaggi incredibili partoriti dal genio di Lewis Carroll, ancora una volta American McGee si è visto servire su un piatto d'argento tutte le ispirazioni per un'efficace reinterpretazione stilistica: esplorare la sua Wonderland significa viaggiare tra mondi incredibili in compagnia di folli creature, sebbene, paradossalmente, il personaggio meno caratterizzato sembra essere proprio la protagonista. Considerando il suo tribolato passato e la sua instabilità mentale, da Alice ci si aspettava un personaggio più inquieto, schizofrenico e instabile, ma se si escludono i continui viaggi da Londra al Paese delle Meraviglie ci si trova davanti a una ragazza piuttosto normale.

Trofei PlayStation 3

Giocando a Madness Returns è possibile sbloccare una cinquantina di trofei diversi, sebbene la maggior parte richieda il semplice avanzare di livello in livello. Il più delle volte viene chiesto al giocatore di collezionare i ricordi segreti di Alice, eliminare un certo numero di nemici o sbloccare e indossare nuovi abiti, sebbene non manchino trofei più originali, nei quali effettuare particolari combinazioni d'attacco o sconfiggere boss utilizzando una particolare arma.

Una lenta agonia

Purtroppo, se Madness Returns eccelle da un punto di vista stilistico, fallisce invece nella sua realizzazione tecnica. Anche volendo chiudere un occhio su una grafica ormai parecchio datata, si notano tutte le ingenuità dei programmatori e degli artist di Spicy Horse: il modello di Alice fluttua clamorosamente per tutta la durata del gioco, laddove le pessime texture, oltre a rovinare anche gli ambienti più gradevoli, vengono spesso caricate in ritardo. Il colpo di grazia lo danno un framerate talvolta ballerino e i numerosi muri invisibili che strappano con violenza ogni illusione di poter esplorare il Paese delle Meraviglie. Sia chiaro, sarebbero difetti coi quali si potrebbe tranquillamente convivere, se non fosse che il gioco inciampa clamorosamente nel tentativo di offrire un'esperienza longeva e sempre coinvolgente. Pur di prolungare la visita del giocatore nel Paese delle Meraviglie, ogni capitolo di Alice: Madness Returns propone livelli inutilmente stiracchiati ed idee sempre uguali, che toccano il fondo con noiosissime sessioni da sparatutto a scorrimento orizzontale e un reiterato Gioco del 15 che, grazie al cielo, può essere tranquillamente saltato.

Nel meriggio oscuro

Avremmo preferito di gran lunga un gioco più breve ma più intenso, in cui abbandonare una nuova ambientazione prima ancora di potercene stancare, e invece Madness Returns commette tutti quegli errori che un qualsiasi manuale di game design da due lire prova a sconsigliare. Ed è un vero peccato, perché pad alla mano il gioco si rivela una perfetta miscela di platform e action in terza persona: sulla bontà dei controlli non si può obiettare nulla, sia per quanto riguarda le frenetiche fasi di combattimento, ricche di combo, schivate e devastanti attacchi, sia nelle sessioni esplorative, nelle quali la capacità di fluttuare ed effettuare tripli salti in aria rende intuitiva e mai frustrante anche la più intricata delle situazioni. Le armi sono poi tutte potenziabili, offrendo al giocatore un motivo in più per andare in cerca dei power-up e dei piccoli segreti nascosti qua e là nei vari livelli.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (182)
8.4
Il tuo voto

Stilisticamente notevole e perfetto nei controlli, il gioco di American McGee affascina per la follia dei personaggi e il design delle ambientazioni, saltellando continuamente da una decadente Londra a un infernale Paese delle Meraviglie. A mani basse sarebbe potuto essere il più interessante action platform dell'anno, non fosse stato per livelli eccessivamente ripetitivi e una realizzazione tecnica ai limiti dell'osceno. Non si tratta però di una completa bocciatura, anzi: i fan del primo episodio e gli appassionati del romanzo originale apprezzeranno di certo il modo in cui è stata ricostruita la Wonderland di Carroll, ma resta il fatto che Alice: Madness Returns abbia il sapore amaro di un'occasione sprecata.

PRO

  • Ambientazione incredibile e personaggi fuori di testa
  • Sistema di controllo perfetto
  • L'originale American McGee's Alice è incluso nel gioco

CONTRO

  • Troppo stiracchiato e ripetitivo
  • Tecnicamente osceno
  • La caratterizzazione di Alice ci è sembrata poco coraggiosa