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Il mondo è già finito

Finalmente abbiamo avuto modo di testare la versione definitiva di Anno 2070, l'ultima attesa incarnazione della storica serie di strategici dell'altrettanto storica Blue Byte

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   05/12/2011

Anno 2069. Era un giorno come tanti sul pianeta Terra. Finalmente era stata pubblicata la decimanona espansione di World of Warcraft, Blood of the Blimb-min-klia, che introduceva la razza dei Petomanal, una genia di furetti petomani con skill incentrate sull'aerofagia e il meteorismo, e che finalmente toglieva ai giocatori l'incombenza di fare alcunché, lasciandogli l'onere di premere velocemente un paio di tasti a ripetizione per andare avanti nel gioco. Una pacchia. Il mondo era ancora in crisi, nonostante un paio di guerre su scala mondiale e il raddoppio dell'edizione annuale del Grande Fratello, con la possibilità per il pubblico di accoppiarsi virtualmente con il suo personaggio preferito tramite la periferica iCiul di Apple. Una gran pacchia. Insomma, tutti erano lì che sognavano i sogni che dovevano sognare, quando a un certo punto si sono ritrovati con l'acqua dentro casa e la pelle bruciata. La solita alluvione stagionale?

Il mondo è già finito

Così pensava una pensionata di Barcellona Pozzo di Gotto, o almeno lo pensò finché, accendendo la televisione, non trovò tutti i canali saltati. Essendo un'utente di Facebook della prima ora, accese lo smartphone 4D, ma solo per scoprire con orrore che non c'era più rete e che non poteva più chiedere a nessuno cosa stesse succedendo. Anche le linee telefoniche tradizionali erano saltate. Possibile che i politici le avessero mentito e che la situazione fosse più grave di quanto dichiaravano nei talk show? Sola, senza una trasmissione televisiva o uno stato aggiornato che le dicesse come vivere, l'anziana signora si lasciò affogare quando capì che l'acqua non si sarebbe ritirata e che la pensione non le sarebbe servita più a niente. Vecchia pessimista.

Struttura vecchia fa buon brodo

Anno 2070. La vecchia è ancora morta, ma noi abbiamo finalmente potuto giocare con il nuovo capitolo di una delle serie di strategici più longeva sul mercato. Chi conosce i vecchi episodi, pur ambientati in epoche storiche più o meno remote, si ritroverà a casa. Il gioco è sempre quello: bisogna colonizzare dei territori partendo da agglomerati di base, raccogliendo o scambiando con altri giocatori, umani o guidati dalla CPU, le risorse disponibili. Ogni edificio tra quelli a disposizione costa risorse, ma permette di accumularne altre, spesso in concerto con diverse strutture. Ovviamente il difficile sta nel costruire senza esagerare, cioè nel fare in modo che quanto viene speso serva per produrre e non per sprecare quanto si possiede. Costruire in modo scriteriato porterà all'immediata povertà, rendendo difficile (se non impossibile) andare avanti e far fiorire la propria civiltà. Sarà quindi importante costruire aree residenziali per far aumentare la popolazione e aree industriali per farla lavorare.

Il mondo è già finito

A differenza di altri giochi dove si agisce su grandi territori, le mappe di Anno 2070 sono divise in isole. Niente di sconvolgente, ma capirete anche voi che il tipo di terreno, particolarmente "bagnato", costringe a considerare in modo particolare l'elemento acqua, che diventa centrale per la vittoria finale. A seconda della fazione scelta, una più ambientalista, una più industrializzata, si potranno costruire diverse strutture economiche capaci di sfruttare il fondo marino, in modo da non lasciarlo improduttivo. Costruire sott'acqua costa molto in termini di risorse, ma ne vale la pena. Purtroppo non è possibile creare città sottomarine. No, niente Rapture. Portata la civiltà a un livello superiore, sarà possibile costruire edifici speciali che la caratterizzeranno maggiormente.

Crescita illimitata

Uno degli elementi migliori di Anno 2070 è la specializzazione della manodopera. I cittadini inizieranno come operai generici e vivranno dentro edifici piccoli. Con l'aumentare degli edifici e la crescita della popolazione, la manodopera si specializzerà (tramite un sistema di punti skill), producendo di più, ma facendo anche lievitare i costi.

Il mondo è già finito

Dal punto di vista dei tagli, Blue Byte ha praticamente cancellato il tempo dedicato al trasporto delle merci, rendendole immediatamente disponibili in tutti i magazzini dell'isola. Se pensiamo quanto questo fattore fosse importante in un gioco come The Settlers 7, sempre di Blue Byte, capirete che il focus è nettamente altrove. Ovviamente non mancano settori importanti come la ricerca, il commercio e la diplomazia, che permettono di ottenere nuovi edifici e nuove risorse per far crescere ulteriormente le isole. Piano piano ci si ritrova con una civiltà gigantesca da gestire, che richiede attenzione in più punti. Fortunatamente il processo di crescita è abbastanza lento e si riesce a impratichirsi con il gioco senza trovarsi improvvisamente in preda al panico per le troppe cose da fare. I giocatori abituali della serie si ritroveranno a casa appena si saranno abituati al nuovo scenario, mentre i nuovi non avranno grosse difficoltà grazie al tutorial e alla relativa assistenza che si riceve per compiere le azioni di base, soprattutto nella campagna.

Le due fazioni... o tre?

Ovviamente, oltre alla possibilità di colonizzare liberamente delle isole, sono disponibili altre modalità. La più importante è la classica campagna formata da una concatenazione di missioni. Si tratta di una modalità interessante, anche se gli integralisti del genere preferiranno quella libera, in cui ci si addentrerà maggiormente nel background del gioco, seguendo una storia che esplora i rapporti post catastrofe tra le due fazioni sul piano globale. In realtà, se avete capito come funziona il gioco, non c'è molto da dire. Le varie missioni richiedono il completamento di determinati obiettivi per proseguire. Gli obiettivi seguono un'evoluzione precisa e sono ben strutturati, ma non sono particolarmente originali rispetto ai vecchi episodi della serie e, soprattutto, sono molto facili da raggiungere, soprattutto nei primi due capitoli (su tre). Ma in fondo ormai l'originalità è un'utopia, quindi non è il caso di penalizzare troppo Anno 2070 perché riprende formule vincenti del passato. Diciamo che dopo qualche ora la porterete a termine e finalmente potrete dedicarvi con la mente libera alle altre modalità, molto più longeve e appassionanti.

La differenziazione tra le due fazioni ruota intorno alla più grossa novità introdotta da Blue Byte in Anno 2070, il riscaldamento globale. Riassumendo, la fazione industriale guarda solo alla crescita economica senza curarsi dell'inquinamento, con il difetto di distruggere l'ambiente in modo rapido e spesso drammatico, creando squilibri controproducenti per la sua stessa economia. D'altro canto la fazione ecologista vive in maggior armonia con la natura, ma ha una crescita più lenta e il morale della sua popolazione è più influenzato dalle condizioni del territorio. Entrambe le fazioni hanno il loro modo per combattere l'inquinamento, con la fazione industriale che punta tutto sugli impianti di riciclaggio, mentre quella ecologista sulla costruzione di edifici ecocompatibili che creano un ambiente vivibile e piacevole anche da guardare.
In realtà esiste anche una terza fazione, la S.A.A.T., che va sbloccata durante la campagna o negli scenari. È incentrata completamente sulla scienza e dà accesso a tecnologie avanzate alle altre due fazioni. Va gestita in modo molto particolare, perché richiede l'uso di risorse diverse dalle altre fazioni e per farla sviluppare bisogna dedicare un'intera isola alla produzione di tecnologia.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.9
Lettori (90)
8.6
Il tuo voto

Come tutti i giochi della serie, anche Anno 2070 è in grado di farvi dimenticare la vita sociale. Dopo poche ore ci si ritrova immersi nei suoi meccanismi e s'iniziano a studiare strategie di crescita personali. La possibilità di intrecciare le tre fazioni e tutti gli aspetti collaterali del gioco, aggiungono ulteriore profondità all'azione, che finisce per diventare totalizzante. Certo, di veramente nuovo rispetto al passato c'è poco, a parte lo scenario e qualche opzione aggiornata, ma è un aspetto secondario per un genere ormai riservato a una fetta specializzata di utenti.

PRO

  • Ricchissimo di contenuti
  • Le poche novità sono interessanti
  • Graficamente al top del genere

CONTRO

  • Gran parte della campagna è fin troppo facile
  • Nel bene e nel male, non è cambiato molto rispetto al passato

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: GeForce GTX 560 Ti OC
  • Sistema operativo: Windows Vista 32 bit

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP / Windows Vista / Windows 7
  • Processore: 2 GHz Intel Core2 Duo o AMD Athlon 64 X2 o superiore
  • RAM: 2 GB
  • Scheda video: 512 MB compatibile con DirectX 9.0c e con gli Shader 3.0 o superiore
  • Spazio su disco: 5 GB
  • DirectX: 9.0c
  • Varie: connessione per l'autenticazione (dopo l'autenticazione non è necessario essere connessi per giocare)