Cos'era ieri
Su PC Engine, console decisamente più orientata sul genere degli shooter e dotata di una softeca decisamente inusuale , Bonk era assurto in un certo senso al grado di personaggio-mascotte: un equivalente cavernicolo, in pratica, di star dal blasone ben maggiore come Mario e Sonic. Bonk funzionava bene come mascotte videoludica perché incarna, come personaggio, sprite e visione del videogioco, una concezione solida e univoca, su cui far ruotare tutto il resto: gli ambienti, i nemici, l’intero mondo giocabile a piattaforme. L’originalità di Bonk stava nel fatto che la testa, generalmente il punto vulnerabile degli eroi a piattaforme (i quali solitamente saltavano, appunto, sulle teste altrui), è qui il baricentro e fulcro offensivo dell’esperienza. La testa dura come la roccia di Bonk è il mezzo principale con cui far fuori i nemici saltando loro addosso dal basso all’alto, colpendoli mentre ci sono di fronte, effettuando picchiate a testa in giù in volo, in salto o in acqua o esibendosi in capriole rotanti, durante le quali la lucida pelata diventa una vera e propria arma non convezionale. A completamento dell’offerta ludica, Bonk può diventare temporaneamente invincibile fagocitando cosciotti piccanti che offrono una modalità berserk con tanto di vena pulsante sulla fronte e alito di fuoco.
Cos'è oggi
Un simile spostamento dell’asse offensivo rispetto alle aspettative tipiche del giocatore medio, considerato ad assumere la vulnerabilità in un platform game in maniera leggermente diversa, è ciò che rende Bonk un titolo originale e leggermente disorientante all’inizio nonostante la relativa, estrema semplicità del design complessivo di gioco. Le ambientazioni di Bonk sono estremamente minimali anche rispetto a quelle di platform come Super Mario Bros 2 in termini di ampiezza e complessità degli ambienti, ma si presentano con personaggi e nemici colorati e ingombranti, disegnati con ampie campiture di colore, e con boss di fine livello che occupano tutto lo schermo. Cromatismi e trovate cartoonesche di vari tipo caratterizzano fortemente i livelli e rendono la traversata del gioco un’esperienza relativamente facile e praticamente contemplativa. Le gag sono numerose: dai dinosauri identici a quelli di Cavemen Ninja a Bonk che si arrampica coi denti sulle pareti verticali; dai nemici pestiferi quanto kawaii a Bonk che muore con la bava alla bocca e resuscita dal punto in cui l’aveva resa; dai boss fuori dagli schemi alla esuberante, intossicante armonia cromatica degli ambienti. Al costo di 800 Wii Points, Bonk è un gioco per i giocatori più giovani, non troppo impegnativo e dotato di soli cinque livelli per quanto lunghetti. Siamo ad anni luce dalle vette di giochi coevi o di pochissimo tempo dopo prodotti da Nintendo o anche altre compagnie. Eppure, anche quando la meccanica di gioco lascia a desiderare in termini di freschezza, design dei livelli o livello di sfida, l’estetica umoristica e le gag visive di Bonk riescono sempre e comunque a strappare un sorriso anche al giocatore più smaliziato, convincendolo a proseguire verso il livello successivo.
Cartoonesco, umoristico, “leggero” e ricco di trovate visive, Bonk’s Adventure è un platform game “atipico” recuperato da un’epoca videoludica ormai lontana, pubblicato originariamente su PC Engine. Con la sua meccanica di gioco minimale e le sue ambientazioni naive e vagamente surreali la mascotte della cara, vecchia console della NEC potrà anche non arrivare ai fasti del miglior Mario a due dimensioni, ma rimane un passatempo godibile e un’esperienza da recuperare tutti per i completisti insaziabili del genere.