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Call of Duty: World at War - Recensione

Activision torna al primo amore: la Seconda Guerra Mondiale ha ancora lo stesso appeal?

RECENSIONE di Andrea Ranaldo   —   21/11/2008

Come consuetudine, la trama si dipana lungo due filoni paralleli: vestiremo così i panni di Miller, soldato americano sfuggito dalla prigionia dei giapponesi poco prima dell’esecuzione, e di Petrenko, milite sovietico impegnato in quel di Stalingrado a fronteggiare l’offensiva tedesca. Purtroppo, dobbiamo constatare come mancando un plot narrativo coeso, l’immedesimazione del giocatore sia molto limitata: il passaggio da un fronte all’altro è molto “forzato”, e non è coadiuvato da un’adeguata cornice narrativa. Gli immancabili filmati storici che precedono le varie missioni sono infatti molto deludenti, e aiutano solo in parte ad inquadrare gli avvenimenti che di lì a poco si andranno a vivere in prima persona.

Mai dire…Banzai!!!

In World at War è presente la consueta cura maniacale di dettagli bellici: grazie anche alle ricostruzioni dei veterani interpellati da Activision, ci troveremo di fronte a tecniche di guerriglia molto vicine a quelle realmente utilizzate poco più di sessanta anni fa. Tale lavoro di consulenza è tangibile in special modo nella campagna del Pacifico, in cui l’esercito imperiale giapponese si renderà protagonista di agguati improvvisi e suicidi attacchi corpo a corpo con la baionetta. In simili situazioni la tensione è palpabile, e il coinvolgimento emotivo sale, merito anche di una crudezza molto più accentuata che in passato: violenti torture, arti svolazzanti e autentici fiumi di sangue sono all’ordine del giorno, e regalano a World at War lo scettro di FPS storico più cruento di sempre.
Il livello di "cattiveria gratuità" è acuito ulteriormente dai rarissimi bivi narrativi concessi al giocatore; ad esempio, sul finire della campagna russa ci si trova di fronte ad un gruppetto di nazisti disarmati e pronti ad arrendersi. E' possibile decidere se risparmiare loro la vita, oppure trivellarli senza il minimo indugio.

Call of Duty: World at War - Recensione
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Squadra che vince, andrebbe comunque migliorata…

Pad alla mano, il feeling che si respira è lo stesso di sempre. Le vostre gesta sono accompagnate da grande pathos, e trovano, nelle pur poche novità, una gradita ventata di aria fresca.
L’innovazione più importante è rappresentata dall’introduzione del lanciafiamme, arma che cambia radicalmente il modo di affrontare i nemici. La sua inaspettata potenza di fuoco, unita ad un level design che ne promuove l’utilizzo, rendono infatti molto divertenti le sessioni di gioco in cui avrete l’opportunità di equipaggiarlo nel vostro arsenale. Arsenale che, ovviamente, comprende un gran numero di armi, ricavate da tutti e quattro gli eserciti, e riprodotte con grande fedeltà. La rotazione prevista dagli sviluppatori (ad ogni missione disporrete di armamenti sempre diversi) aiuta nella pratica della quasi totalità delle armi a disposizione, anche se inevitabilmente finirete per prediligere un rateo di fuoco limitato, piuttosto che la versatilità delle mitragliette.

Purtroppo, non tutto è oro ciò che luccica: tutti i limiti che da sempre minano la serie sono tuttora presenti, lasciando intendere che Activision non ha la minima intenzione di stravolgere l’anima della saga.
Si continua, quindi, ad avere la sensazione di essere guidati da una sorta di pilota automatico: le missioni presentano infatti un binario univoco di risoluzione, e obbligano il giocatore al raggiungimento di obiettivi molto poco vari.
La ripetitività è fortunatamente intervallata da alcuni rari momenti di esaltazione: in particolare, abbiamo apprezzato la missione di “cecchinaggio” di Stalingrado, e l’inedita battaglia aereo-navale al largo di Okinawa, in cui a bordo di un velivolo infarcito di mitragliatrici abbiamo prima affondato imponenti imbarcazioni giapponesi, quindi abbattuto i caccia nipponici pilotati dai celeberrimi kamikaze.
Altri difetti storici, come ad esempio il respawn infinito dei nemici fino al raggiungimento del successivo checkpoint, sono problemi che nel 2008 risultano difficilmente tollerabili, e rovinano enormemente un’esperienza di gioco altrimenti molto più coinvolgente.
Tutto ciò senza scordare la mole di morti sospette a cui andrete incontro, specialmente ai livelli più avanzati di difficoltà, e un’ IA dei compagni veramente poco sviluppata.

Call of Duty: World at War - Recensione
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La Guerra trasloca a Silent Hill…

Portando a termine la campagna, sbloccherete una simpatica opzione denominata Nazi Zombies. Tale modalità, affrontabile in compagnia di tre amici, vi vedrà impegnati a tenere alla larga da un edificio diroccato orde di morti-viventi pronti a cenare con le vostre budella. Uccidendoli, oppure riparando le barricate alle finestre, guadagnerete dei punti, utili non solo ad acquistare armi sempre più devastanti, ma anche a sbloccare aree della casa altrimenti inaccessibili.
Molto simile come concept alla modalità “Orde” di Gears of War 2, Nazi Zombies è un gradevole diversivo al gameplay, molto più ragionato, delle restanti modalità multiplayer.

E’ Guerra Mondiale!

Il comparto multiplayer è come sempre il fiore all’occhiello della produzione.
Innanzitutto, si registra l’attesa introduzione di una modalità cooperativa, che permette fino a 4 giocatori di affrontare la campagna principale.
L’esoscheletro su cui si basa la parte competitiva è invece lo stesso del maestoso Call of Duty 4. Ancora una volta si parte con un limitato numero di armi e perk a disposizione: soltanto con l’esperienza è possibile guadagnare armamenti maggiormente perforanti, e abilità più inclini al vostro stile di gioco. Ovviamente, fanno il loro ritorno tutte le tecniche presenti nello scorso capitolo, come il martirio e il disturbatore UAV, che sono accompagnate da alcune inedite introduzioni, tra le quali spicca il sopraccitato lanciafiamme.
Una volta approdati su una delle tredici mappe a disposizione, ci si rende immediatamente conto di come ci sia una sorta di ritorno al passato: le ingenti dimensioni di alcune arene, unite alla presenza di un gran numero di cunicoli e vie di fuga, regalano un gameplay molto più riflessivo rispetto alla frenesia del quarto capitolo. E’ forse per questa ragione che gli sviluppatori hanno introdotto in quattro mappe la presenza dei carri-armati, utili ad alimentare quel senso di devastazione altrimenti difficilmente ravvisabile.
Molto interessanti sono i bonus conquistabili dopo cinque e sette uccisioni in serie; se l’attacco dell’artiglieria è paragonabile al bombardamento aereo di Call of Duty 4, molto più originale è il dispiegamento di letali cani lupo che, ancora più insidiosi dell’elicottero, sbranano un gran numero di nemici.

Call of Duty: World at War - Recensione
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E’ Guerra Mondiale!

Le modalità sulle quali vi sfiderete sono le più disparate, e in grado di accontentare i gusti di tutti i giocatori:

Deatmatch: modalità regina di qualsiasi FPS che si rispetti, è presente sia a squadre, che in un “rambesco” tutti contro tutti.

Guerra: è una delle novità di questo quinto capitolo. Per vincere, bisognerà catturare determinati punti strategici segnalati dalla mappa, e mantenerne il controllo il più a lungo possibile.

Quartier Generale: sulla mappa compare una zona da conquistare nel più breve tempo possibile. La squadra che conquista il quartier generale non potrà più usufruire di vite ulteriori; una volta distrutto dalla squadra avversaria, oppure mantenuto fino al termine dei 60 secondi, il quartier generale è spostato in un’altra zona della mappa.

Dominio: sulla mappa compaiono 3 bandiere: vince la squadra che riesce a mantenerle per più tempo.

Sabotaggio: a centro mappa c’è una bomba: per vincere bisogna impadronirsene, e innescarla nella base nemica.

Cattura la Bandiera: la seconda modalità inedita: l’obiettivo è rubare la bandiera dalla base nemica, e fare in modo che la propria rimanga saldamente al suo posto.

Cerca e Distruggi: è stata la vera rivelazione di Call of Duty 4, qui riproposta senza particolari variazioni. C’è una squadra che attacca, ed una che difende due postazioni. Per vincere bisogna o conseguire il proprio obiettivo, oppure sterminare la squadra avversaria. In tale modalità, il giocatore ha a disposizione una sola vita.

Deathmatch, Guerra e Cerca e Distruggi sono affrontabili anche in modalità Veterano, che acuisce il grado di realismo, eliminando le informazioni a schermo, e limitando al minimo sindacabile i colpi necessari a mandarvi all’altro mondo.

Purtroppo, la grande varietà proposta non è supportata da un netcode adeguato. Nelle nostre sessioni abbiamo infatti ravvisato un fastidiosissimo lag, molto poco visibile, ma tremendamente tangibile, soprattutto negli scontri corpo a corpo. Inoltre, lascia interdetti notare come non siano stati risolti i bug già ravvisati nella Beta su Xbox360. Il più grave di tutti, è la possibilità di “sfondare” il terreno della mappa, e appostarsi, senza possibilità di essere colpiti, sotto i propri nemici.
Il respawn è inoltre spesso problematico: capita infatti con troppa frequenza che dopo pochi istanti dalla rinascita, ci si trovi il nemico alle spalle, portandovi a violente imprecazione che di certo non faranno felici i vostri vicini.
La speranza, peraltro per nulla remota, è che venga presto rilasciata una patch che possa ovviare a tutti questi problemi.

Comparto tecnico

Tecnicamente parlando, World at War ripropone una versione pressoché immutata del motore grafico dello scorso capitolo. I modelli poligonali sono così molto solidi e ricchi di dettagli, ben supportati da animazioni realistiche e variegate. Tuttavia, sarebbe lecito attendersi una maggiore interazione con l’ambiente circostante, ed una fisica del fuoco più curata; le fiamme, infatti, non si propagano in modo attendibile, avendo lo stesso effetto sia che si bruci un arbusto, che un pezzo di legno o un cadavere.
L’impatto visivo generale è comunque di primo ordine, e colpisce, soprattutto, la fluidità con cui il framerate gestisce anche le situazioni più concitate.

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Comparto tecnico

Altro punto di forza del titolo è il comparto audio: la colonna sonora è tra le migliori di sempre, e trascinerà il giocatore lungo tutto il corso dell’avventura, mentre gli effetti sonori si attestano sui consueti livelli di eccellenza, sia per quanto concerne i rumori ambientali, che quelli dei vari armamenti. Dulcis in fundo, la versione inglese da noi testata presentava addirittura due doppiatori d’eccezione: Gary Oldman per la campagna russa e Kiefer Sutherland per quella americana.

Commento

World at War è, in poche parole, l’ennesima rivisitazione del brand di Call of Duty, con i suoi tanti pregi, ma anche con i sempre più fastidiosi difetti. Se è vero che la riproduzione del conflitto è sempre reale, è innegabile che la saga necessiti di una netta sterzata verso una maggiore profondità che possa rendere più intense le (poche) ore utili al conseguimento dell’obiettivo.
Si è inoltre ravvisato una sorta di passo indietro rispetto allo scorso capitolo: se Call of Duty 4 era stato capace di osare, non solo per la rinnovata ambientazione, ma anche per alcune scelte inedite di gameplay, World at War si è invece mostrato semplice conservatore, non presentando alcuna novità di rilievo.
Resta comunque un titolo caldamente consigliato non solo ai fan della saga, ma anche a tutti coloro che sono alla ricerca di un’intensa esperienza multiplayer.

    Pro
  • Il Lanciafiamme!
  • Modalità multiplayer completissime
  • E’ Call of Duty, con i suoi pregi…
    Contro
  • …ma anche i suoi storici difetti, come l’eccessiva linearità
  • Poche novità
  • Single-player troppo corto e poco curato nella narrazione

Call of Duty: World at War è disponibile per Nintendo DS, Nintendo Wii, PC, PlayStation 3 e Xbox 360.
La versione testata è quella per Playstation 3.