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Condemned: Criminal Origins - Recensione

Un poliziotto braccato, gli strumenti di C.S.I., violenza, violenza e ancora violenza. Seguiteci nell'inquietante mondo di Condemned, l'atipico FPS di Monolith.

RECENSIONE di Luca Paladino   —   29/05/2006
Condemned: Criminal Origins - Recensione
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Violenza e oscure presenze

L'agente dell'FBI Ethan Thomas è chiamato ad indagare su di un misterioso serial killer ma subito le cose vanno storte e di colpo si trova braccato e fuggitivo, col solo aiuto di un enigmatico amico del padre e di una collega del laboratorio scientifico.
Le uniche armi a disposizione di Thomas sono una pistola, che si scaricherà molto presto, l'attrezzatura della scientifica, con cui rivelare e raccogliere indizi e campioni (in pieno stile C.S.I., ma con caratteristiche futuristiche), un telefonino con cui tenersi in contatto col laboratorio ed uno storditore elettrico che può essere considerato un po' come l'ultima risorsa del nostro uomo nelle situazioni più critiche.
L'indagine dell'agente Thomas si trasformerà presto in un vero e proprio incubo, una specie di discesa all'inferno durante la quale, progressivamente, la popolazione cittadina si trasformerà in un pericoloso esercito di assassini, squilibrati e pazzi omicidi.
Cosa si nasconde dietro questo misterioso dilagare di violenza? Cosa c'è dietro l'inquietante capacità di Thomas nell'individuare gli indizi basandosi solo sul suo infallibile istinto? E che c'entrano gli ucceli?
Come vedete, le premesse per un buon thriller ci sono tutte, magari si può intravedere qualche oramai abusato luogo comune, in sottofondo, ma glielo diamo per buono lo stesso. Quello che ci si aspetta, a questo punto, è un buon mix di elementi di azione, indagine e sviluppo della trama.

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Giù per la spirale

Il gioco si svolge in ambienti chiusi e bui, nei quali, il più delle volte, l'unica fonte di luce sarà la torcia elettrica dell'agente Thomas. Edifici fatiscenti ed abbandonati, metropolitane dopo l'orario di chiusura o spettrali biblioteche di notte, atttraverso queste tappe si snoda l'inquietante percorso del giocatore che, lungo la via, incontrerà nemici sempre più agguerriti e pericolosi.
L'aspetto più innovativo di Condemned è senza dubbio il sistema di combattimento. Accantoniamo per un attimo le armi da fuoco ed immaginiamo di brandire un grosso tubo d'acciaio o un martello, o anche lo sportello di ferro di un armadietto, che fa lo stesso, e adesso immaginiamo di usarlo per colpire un avversario ugualmente armato. Ecco, i combattimenti di Condemned sono così. Troveremo in giro ogni tipo di oggetto contundente che possiamo immaginare, potremo strappare tubi dai muri, assi chiodate dal pavimento, sportelli metallici dagli armadietti, cassetti, pale, piedi di porco, asce e così via. Tutto, poi, verrà regolarmente usato contro la faccia dei nostri avversari. Oh, certo, qualche fucile o pistola salta fuori ogni tanto, ma le munizioni sono sempre troppo poche e ben presto dovremo buttare via l'arma.
Le animazioni sono curatissime e tirarsele di santa ragione è spettacolare, oltre che divertente, in pratica si può quasi percepire l'adrenalina digitale che scorre nel corpo di Thomas. In alcune situazioni, poi, sarà possibile sferrare un colpo di grazia, scegliendo fra quattro possibilità, ognuna tanto violenta quanto definitiva.
Un gioco senz'altro massiccio e cattivo.

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Commento finale

Condemned è un gioco che parte bene e si perde per strada. Le premesse sono ottime, mistero, tensione, follia dilagante, violenza a palate, il passato oscuro del protagonista che pian piano cerca di emergere... e poi? Poi niente, vai avanti e ancora e ancora e ancora, finchè il livello finisce e carichi quello successivo, e solo allora puoi leggere cosa sta succedendo in realtà attorno a te.
Ma il problema principale di questo gioco è che, a furia di ambientazioni buie e claustrofobiche, dopo un po' diventa noioso. Già, proprio così: noioso. Immaginate che i livelli, benchè tematicamente differenti gli uni dagli altri, si assomigliano tutti: c'è un buio pesto che opprime ogni cosa, salvo alcune oasi di luce messe giusto per salvare le diottrie dei giocatori, ci sono scarti e rifiuti per terra, oggetti vandalizzati, corridoi e sale che, nel loro essere perennemente ammantati di tenebra, risultano tutti uguali. Gli scontri sono divertenti ma alla fine sono ben poca cosa per mitigare la monotonia del design, l'espediente della raccolta delle prove è solo un insipido tentativo per allungare il brodo. In buona sostanza, il gioco si esaurisce dopo poco. Che finisca al terzo livello o al nono o al tredicesimo, non fa niente, è tutto uguale.
Fa rabbia vedere delle buone idee sprecate così, le potenzialità ci sono ma lo sviluppo ne ha livellato verso il basso le caratteristiche.
Gioco buono, ma penalizzato dalle scelte sbagliate. Poteva essere molto meglio.

Pro

  • Ottimo sistema di combattimento, originale e divertente
  • Atmosfera che più noir di così si muore
  • Buone le premesse
Contro
  • Level Design ripetitivo e monotono
  • Mappe lineari e scarsa libertà al giocatore
  • Sviluppo della storia realizzato in maniera troppo marginale ed approssimativa
  • Non esiste il multiplayer

C.S.I. Style

Ma abbiamo detto che Thomas potrà ricorrere anche all'attrezzatura scientifica per la rilevazione e la raccolta delle prove. Si tratta, infatti, di strumenti attraverso i quali evidenziare tracce di sangue, impronte e persino odori, per poi fotografarli, e raccoglierli con un analizzatore di spettro o uno scanner 3D. Tutto, poi, verrà istantaneamente inviato via telefonino al laboratorio di analisi, che in breve fornirà i suoi risultati. Purtroppo, però, non potremo estrarre i nostri bei giocattolini tecnologici quando ci pare, saremo di fatti legati a determinate situazioni e potremo far loro ricorso solo quando saremo avvisati dal nostro "istinto" (nella fattispecie un cartellino che spunta lateralmente allo schermo e dice "usa lo strumento"). Certo, l'abbiamo capito che non è C.S.I., ma avere un po' più di libertà a disposizione non ci avrebbe fatto male sicuramente. Comunque, la presenza di queste attrezzature va considerata più come un extra, una sorta di valore aggiunto, che non come una cosa determinante ai fini del gioco. Serve, fondamentalmente, a dare spessore al gameplay e maggiore senso di immedesimazione.

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C.S.I. Style

Come già detto, le ambientazioni sono fatiscenti e cupe e a dare man forte al profondo senso di disagio e follia incombente ci pensano le improvvise allucinazioni a cui va incontro il nostro eroico agente. Ma siamo sicuri che siano solo allucinazioni? Il senso di deragliamento cerebrale è sempre in agguato e l'atmosfera è spessa e trasuda dense gocce di follia. Gli stretti corridoi e i bui passaggi non migliorano la situazione e certe volte la claustrofobia diventa tanto palpabile da far mancare l'aria.
In effetti, da un punto di vista tecnico, il level design è fatto davvero bene e mai una volta che si pensi al posto dove ci si trova come ad una "mappa". Quello che guasta, purtroppo, è la linearità imposta ai percorsi, oltre ad un generale senso di monotonia. Purtroppo, per il povero Ethan Thomas è tutto un procedere in avanti, al buio, fra detriti e sporcizia, seguendo una strada sola e senza alternative. Ah, vi ho detto che l'agente Thomas non può saltare? Ecco, non so perchè ma un gioco d'azione in cui non è possibile saltare mi dà l'idea di un gioco mutilato. Ad ogni modo, alla lunga ci si comincia ad annoiare. E non migliorano le cose dal punto di vista di come è raccontata la storia. Salvo qualche sequenza di intermezzo, il grosso degli eventi viene spiegato in striminziti rapporti durante le fasi di caricamento. Un po' poco, date le premesse.

Condemned: Criminal Origins - Recensione
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Tornano i Monolith

E torna l'ultima incarnazione del loro storico motore grafico, anche questa volta ammantato di tetre oscurità e polverose ambientazioni. Così come già F.E.A.R., anche Condemned gioca a risparmiare sulla bolletta e spegne le luci, lasciando il giocatore in un ambiente per lo più buio ed opprimente.
Avendo a disposizione un hardware che lo permette, lo spettacolo che si dispiega davanti ai nostri occhi è un maestoso alternarsi di luci ed ombre dall'aspetto quasi fotorealistico, decisamente al di sopra di quasi ogni altra produzione per PC attualmente in giro. C'è ben poco da aggiungere, che non si sia detto anche per F.E.A.R.: le texture, i modelli, le animazioni e gli effetti rivelano un lavoro minuzioso di cesello sui dettagli e mettono ancora una volta in mostra le stupefacenti caratteristiche del Litech Engine. Questa volta, però, il gioco è imbastito su di una intelaiatura differente dal classico schema degli shooter in prima persona.