Impresa Edile Thor & Figli.
Cominciare a giocare Cultures 2 senza leggere il manuale di gioco rischia di rivelarsi traumatico. Per fortuna il Tutorial è obbligatorio, nel senso che la prima missione di gioco è, alla fin fine, il solito livello preconfezionato per obbligarci a prendere dimestichezza con le meccaniche di gioco. E vi assicuriamo che l’argomento “Cultures 2” è davvero ampio e complesso, dopo pochi attimi dovremo subito acculturarci riguardo le logiche economico\produttive che stanno alla base di questo titolo (chiamarla catena produttiva mi sembrava troppo semplicistico). Le costruzioni disponibili sono davvero molte: divise principalmente in tre categorie, produttive, di sostentamento e militari, dovremo pianificare attentamente le nostre risorse (umane e non) per fare in modo che la costruzione di una non rubi preziose risorse a quelle dell’altra.
Ovviamente ad ogni costruzione creata dovrà essere assegnato qualche lavoratore in grado di sfruttarne le caratteristiche produttive, mica pensavate che, come in un normalissimo altro RTS, bastasse creare una struttura per rendela operativa, vero?
Per fare in modo, invece, che dal Panificio escano delle fragranti e profumate pagnotte di delizioso pane dovrete scegliere uno tra i diversi abitanti del villaggio e dirgli di mettersi a fare il panettiere. Abbastanza semplice, non trovate? Ed infatti non è proprio così. Questo perchè il nostro prescelto dovrà essere capace di fare il pane (leggasi, in pieno stile RPG, avere lo skill “Bakery”), e per essere in queste condizioni dovrà prima aver lavorato in un Mulino per un certo periodo di tempo. Insomma oltre all’abero delle “tecnologie” dovremo fare attenzione anche a quello delle numerossime professioni. Scout, minatore, falegname, boscaiolo, pescatore, cacciatore, contadino, corriere ... sono solo alcune delle attività che potremo fare intraprendere ai nostri prodi sudditi ed ognuna di esse ha una propria importanza, più o meno cruciale, ai fini della riuscita delle nostre missioni.
Come già anticipato non tutte le professioni saranno disponibili fin da subito e non tutti i nostri lavoratori saranno bravi allo stesso modo, i nostri personaggi infatti acquisiscono punti esperienza in base al tempo dedicato ad una certa attività e, prima o poi, raggiungeranno l’esperienza necessaria per imparare nuove tecniche o migliorarsi in quelle vecchie.
E quando abbiamo bisogno di altra forza lavoro? Semplice: dobbiamo costruire delle abitazioni e farle abitare da una coppia di novelli sposi che poi “obbligheremo” a procrearsi con gaia ubbidienza. Un poco nazista come metodo forse, ma pur sempre molto efficacie.
Cappa e ascia.
Durante le nostre ricerce sarà inevitabile, prima o poi, incontrare popolazioni ostili. Ecco allora che si renderanno necessarie le nostre prime strutture militari e che cominceremo a fare le prime conoscenze con il sistema di combattimento che, senza centrare l’obiettivo purtroppo, cerca di proporre qualcosa di nuovo implementando una gestione delle truppe a livello di singola unità.
Per “a livello di singola unità” si vuole intendere la possibilità di poter decidere, per ogni singolo soldato (così come ogni altro lavoratore del resto), le attrezzature da battaglia ed l'atteggiamento tattico da tenere durante le battaglie. Peccato che, a conti fatti, durante gli scontri tutte queste “finezze” fanno fatica a farsi notare quando, invece, gli accorgimenti tattici più significativi si risolvono nell’utilizzare le giuste armi da assedio al momento giusto (ah si, stavamo dimenticando, ovviamente sarà possibile costruire sempre nuove e terrificanti "Macchine da guerra”) e poco più, ovviamente non dimenticandosi mai che “il numero fa la forza”.
Ma le nostre capacità di comando non dovranno essere utilizzate solo durante gli scontri con le tribù avversarie, spesso infatti durante lo svolgersi degli scenari di gioco dovremo affrontare delle quest a cui i giocatori di RPG saranno ormai fin troppo avezzi. Scortare principesse, trovare tesori e sventare grandi e piccole minaccie saranno alcune tra le numerose sottomissioni che dovremo (se lo vorremo) affrontare, in prima persona, durante il lavoro nei cantieri dei nostri lavoratori.
Questa è forse la parte più debole del gioco e, più di una volta, ci siamo chiesti perchè gli sviluppatori abbiano scelto di inserire sezioni di gioco degne di Rages of Mages (e vi assicuriamo che non voleva essere un complimento). Certo, bisogna dire che l’inclusione di queste missioni garantisce una certa non linearità di gioco ed inoltre aiuta spezzare il ritmo di gioco, tuttavia più di una volta abbiamo sorriso per la pochezza delle “trame” proposte e per la poca varietà degli obiettivi proposti. Che gli sviluppatori abbiano voluto strafare?
Varie ed eventuali.
Le modalità di gioco sono fondamentalmente tre: Modalità Campagna, Scenario Singolo e Modalità Multigiocatore. Sulla prima e la seconda ovviamente nulla dire se non il fatto che, almeno per il momento , non è previsto alcun Editor di scenari personalizzati. Per la terza segnaliamo il fatto che, invece di affidarsi al solito Netwok GameSpy, gli sviluppatori della Funatics hanno implementato il sistema Internet Lobby della TinCat e che è possibile giocare fino a 6 giocatori contemporaneamente. Per fortuna, viste le lente dinamiche del gioco, è possibile salvare una partita anche durante una sessione multiutente per poi riprenderla in un secondo momento.
L’impatto audiovisivo del titolo non è certo nulla di eclatante. Ancora ancorato alle due dimensioni (non che questo sia un difetto!) lo stile grafico è rimasto quello vagamente fumettoso e molto colorato utilizzato fin dal primo capitolo. Il livello di Zoom è selezionabile fra tre diversi livelli di ingrandimento ma, difficilmente, sfrutterete quello più dettagliato a causa dell’eccessivo pixellamento (dicesi anche sgranatura delle immagini o “grafica cubettosa che ricorda vagamente i giochi sviluppati per piattaforma Atari 2600”) e ancor di meno il livello più ampio a causa del fatto che, lo scrolling ha avuto il coraggio di scattare su un Athlon XP. Il mondo ricreato appare comunque vivo ai nostri occhi grazie alle numerose animazioni che contornano tutte le situazioni di gioco.
Le musiche sono carine ma ben presto porteranno alla noia, qualcuno potrebbe dire: “per fortuna che esiste il lussorioso Cd-Bonus con le traccie audio”. Peccato che le musiche, tranne che per la mera qualità audiofila, sembrano sempre quelle e che il gioco si bloccherà immancabilmente ogni pochi minuti per riposizionarsi sull’unica traccia prevista per lo scenario corrente. E vi assicuriamo che uno scenario può durare anche delle ore. Gli effetti Audio sono decisamente ben fatti sua per quanto riguarda pulizia sonora che per la loro caratterizzazione, peccato che, come le musiche, non siano poi molto vari.
Simpatica chicca, che non potrà non far felici tutti i Vichingofili sintonizzati sulle nostre frequenze, il fatto che, direttamente durante le fasi di gioco, sarà possibile consultare in ogni momento una ricca e approfondita enciclopedia Multimediale sulla storia e le tradizioni nordiche che fanno da BackGround alle vicende del gioco.
Mi chiamo Guybrusk Trelegni e da grande voglio fare il Vichingo!
Il gioco è decisamente curato tuttavia, seppure costellato da una miriade di piccoli grandi dettagli, il titolo non si dimostra particolarmente originale ed innovativo (del resto i quattro capitoli di “The Settlers” sono li a guardarci). Bisogna però riconoscere che chi è alla ricerca di un titolo Strategico (ricordandovi, ennesimamente, che con Strategico non intendo solo Strategico) con un gameplay complesso e profondo non ha poi molte alternative attualmente sul mercato e che, quindi, questo titolo potrebbe proprio fare al suo caso.
Per tutti gli altri invece non posso non far notare che Cultures 2 rischia di deludere i fan degli RTS a causa della gestione abbastanza approssimativa (se non caotica) degli scontri armati e della complessità di tutte le altre meccaniche di gioco. E rischia di lasciare interdetti anche gli appassionati dei manageriali, che si ritroveranno a dover gestire una sezioni bellica che si rivela, comunque, fondamentale ai fini del raggiungimento dei nostri obiettivi.
L’aspetto tecnico del titolo purtroppo non si dimostra al passo con i tempi ma, in opere di questo genere, questo è pur sempre il minore dei mali. Sicuramente più significativo il fatto che l’interfaccia di controllo ha bisogno di parecchio allenamento per essere capita ed apprezzata fino in fondo. Le icone su schermo sono poche e non sempre comprensibili ad un primo sguardo, inoltre i designer hanno fatto parecchio affidamento sull’uso di scorciatoie da tastiera degne di un simulatore di volo per numero e complessità. Bisogna però dire che il gioco si è rivelato, almeno sul sistema di prova, estremamente stabile e per questo bisogna fare un plauso ai programmatori, in un periodo in cui molti titoli ancora prima di uscire sugli scaffali hanno già pronta sul proprio sito una Patch da scaricare ...
Paradossalmente, quindi, possiamo dire che pur includendo elementi di molti fra i generi più amati dai possessori di PC, “Cultures 2: Gates of Asgard” rischia di rivelarsi un titolo di nicchia non offrendo, tra l’altro, nulla di significativamente innovativo.
Per la via di Asgard.
Dopo l’affermarsi della nuova corrente di pensiero che vuole rinverdire il genere degli RTS lasciando in secondo piano la gestione delle risorse e del loro sfruttamento, facendo invece concentrare la maggior parte delle attenzioni del giocatore sulla strategia degli scontri, la Funatics cerca un ritorno alle origini proponendo un nuovo capitolo di Cultures, serie che fin dal primo episodio, sottotitolato “The Discovery of Vinland”, ha reso palese come gli sviluppatori del gioco avessero in mente un concept di gioco sviluppato ancor anni prima dalla tedesca UbiSoft con l’ormai celeberrimo “The Settlers”.
Non un vero e proprio strategico in tempo reale quindi, ma più un “God Game” che strizza l’occhio ad altri tre generi: quello degli RTS (ovviamente), quello dei manageriali strategici e, seppur in maniera abbastanza leggera e senza troppe pretese, quello dei giochi di ruolo. Se a prima vista vi potrebbe sembrare che da un tale mix di generi potrebbe nascere un gameplay complesso ed arzigogolato, sappiate che non vi sbagliate di molto. Anzi.
L’introduzione di Cultures 2 narra del vichingo Bjarni che, una volta tornato nelle terre natie, ha una specie di sogno premonitore: tre stranieri lo aiutano nel combattere un feroce serpente (il nome Midgard vi dice nulla?) con, sullo sfondo, l’ombra minacciosa di un imponenete portone. Tuttavia, dal sogno, non si riesce a capire se questo temibile nemico verrà sconfitto definitivamente e, sopratutto, non si riesce a capire chi siano questi misteriosi stranieri. Turbato da questa premonizione il nostro Bjarni decide così di chiedere delucidazioni allo sciamano del villaggio e, da questo momento in poi, cominciano le nostre avventure in questa sorta di Europa Wagneriana, partendo dalla Groenlandia ed arrivando fino alle terre del Medio Oriente alla ricerca dei nostri compagni prima e, forse, di una risposta definitiva ai dubbi scaturiti dalla visione ...