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Devil’s Hunt, la recensione

La nostra recensione di Devil's Hunt, un gioco che aspira a seguire le orme di Devil May Cry ma è frenato da una realizzazione complessiva che lascia a desiderare

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   17/09/2019

Come capirete leggendo la recensione, Devil's Hunt è un Devil May Cry che non ce l'ha fatta. La buona volontà c'è, alcune cose sono buone, ma è l'insieme che è deficitario. Verrebbe da dire che per fare un action di questi tempi ci vogliono dei budget decisamente maggiori di quello di cui disponeva Layopi Games, ma qui i problemi sono soprattutto strutturali e vanno molto più in là di qualche texture brutta o di qualche animazione che salta.

Storia

Devil's Hunt è tratto dai romanzi della serie Equilibrium dello scrittore polacco Paweł Leśniak, di cui francamente sappiamo poco o nulla (non sono tradotti né in italiano, né in inglese a quanto ci risulta: il sito ufficiale dello scrittore è solo in polacco), a parte che ha fondato anche lo studio di sviluppo. La storia del gioco è abbastanza semplice: Desmond, il protagonista, figlio di un ricco imprenditore e amante degli incontri di boxe clandestini, ha una di quelle giornate che definire pessime è un eufemismo (non vi sveliamo i dettagli per non darvi troppe anticipazioni).

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Finito all'inferno, ottiene di poter tornare sulla terra grazie a Lucifero, che lo rende un suo esecutore: sostanzialmente un demone divoratore di anime. In breve però, la situazione si complica parecchio e il nostro eroe non troppo per caso finisce per trasformarsi nell'attore principale di un nuovo conflitto divampato tra angeli e demoni. Quale sia il suo ruolo viene chiarito in più occasioni, anche se le macchinazioni che fanno da sfondo alla trama si svelano solo nella seconda metà dell'avventura. Peccato per l'abuso di cliché e per i colpi di scena telefonatissimi che, uniti a dei personaggi profondi come un bicchiere, vanificano un po' il tema generale, che vorrebbe puntare all'universale ma finisce per assumere dei toni decisamente adolescenziali.

A livello strutturale, la storia di Devil's Hunt è divisa in capitoli, ognuno ambientato in luoghi differenti. Nel suo viaggio Desmond visiterà palazzi in costruzione, gironi infernali, motel abbandonati, sfarzosi grattacieli, umide prigioni, alcuni quartieri della sua città e tutta una serie di altri luoghi pericolosissimi.

Dal punto di vista meramente scenografico il titolo di Layopi è davvero ben fatto, soprattutto nei livelli infernali che sembrano ricalcati dall'immaginario metal, tra gigantesche torri gotiche, laghi di fiamme e sangue, gabbie piene di dannati, ponti distrutti e così via. Peccato che la magnificenza e la spettacolarità di alcune location, che ribadiamo essere capaci di produrre dei paesaggi davvero mozzafiato, cozzi un po' con l'anonimia di quel pesce lesso del protagonista, ovviamente un duro dalla battuta sempre pronta (yawn), anche quando stanno per scuoiarlo vivo. In generale, i modelli dei personaggi odorano moltissimo di "stock", anche nelle animazioni (protagonista a parte). Se la cavano meglio i mostri, anche se lo stile generale non è originalissimo e sanno tutti di già visto. In fondo l'inferno è quello, verrebbe da dire.

Gameplay: esplorazione

In termini di gameplay, Devil's Hunt è un gioco limpido e linearissimo. Anche troppo, come vedremo. Sostanzialmente l'intera avventura di Desmond è un miscuglio tra sequenze filmate e fasi esplorative piene di combattimenti, in cui ci sono pochissime cose da fare e pochissimi elementi con cui interagire.

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L'esplorazione è il primo grosso problema del gioco: è solo un intermezzo tra un combattimento e il successivo. La struttura dei livelli di Devil's Hunt è quanto di più lineare ci sia capitato di incontrare negli ultimi tempi. Poco male, verrebbe da dire, se non fosse che le uniche azioni consentite al giocatore sono camminare, correre e premere un tasto quando appare l'icona che indica una possibile interazione per procedere di zona in zona (dei quadrati bianchi). Facciamo qualche esempio: dobbiamo salire su di una sporgenza? Basta arrivarci sotto premere il tasto interazione e stare a guardare l'animazione automatica di Desmond che si arrampica. Dobbiamo strisciare lungo un tunnel? Idem: tasto interazione e via. Tutto è automatizzato fino all'eccesso, con un design dei livelli piattissimo e poco interessante fatto di piccole aree attaccate l'una all'altra.

Anche i pochi puzzle che si incontrano sono di una semplicità disarmante e spesso richiedono solo di... premere il tasto interazione dopo aver trovato un certo oggetto, ad esempio un simbolo sacro da distruggere per rimuovere una barriera, oppure una grossa catena che sorregge un'imponente torre infernale. Per il resto in giro si trovano alcuni segreti, dei foglietti di carta con sopra dei disegni, o delle scritte, che danno qualche dettaglio sui retroscena della storia raccontata, e degli specchi pieni di anime, da rompere per poterle assimilare (premendo il solito tasto interazione, ovviamente).

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Peccato che specchi e segreti siano sempre in bella vista. Sinceramente non ci era mai capitato di finire un gioco alla prima partita trovando tutti i segreti senza il minimo sforzo, oltretutto, e senza che questi incidessero significativamente sul tempo di gioco. Insomma, Devil's Hunt dal punto di vista dell'esplorazione è davvero rigido e crea delle situazioni che non esitiamo a definire imbarazzanti. Ad esempio in un frangente siamo saliti su di una cassa premendo il solito tasto interazione. Guardandoci intorno abbiamo scorto una singola anima a terra che abbiamo deciso di andare a raccogliere. Peccato che il sistema di gioco ce lo abbia impedito: sì, nella maggior parte dei casi Desmond non può tornare indietro dopo un'interazione. Siete su di una cassa? Potete solo continuare a seguire la scia di quadratini bianchi, perché fare un saltello per scendere a terra non è possibile.

Sistema di combattimento

La parte migliore di Devil's Hunt è sicuramente il sistema di combattimento, che comunque non è esente da problemi. Ogni volta che si incontra un gruppo di nemici, Desmond attiva i suoi poteri infernali che gli consentono non solo di sferrare dei pugni di diversa potenza, ma anche di usare alcune tecniche speciali. Queste ultime sono legate a tre alberi delle abilità, uno disponibile da subito, gli altri due attivati da alcuni eventi della trama, e sbloccabili spendendo le anime raccolte durante l'avventura.

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Tra i poteri ce ne sono di passivi, come più punti vita, più rabbia demoniaca (che serve per trasformarsi) e altri ancora, e soprattutto di attivi, come sparare delle onde di energia, creare delle fiamme infernali, curarsi, concentrare il vuoto in un colpo solo e così via. Le tecniche attive vanno assegnate agli appositi tasti per essere utilizzate durante il combattimento. Se ne possono avere tre per ogni stile, con questi ultimi che sono intercambiabili durante l'azione. La necessità di scegliere quali tecniche portarsi dietro garantisce una certa varietà e teoricamente permette di sviluppare un proprio stile di combattimento, se non fosse che poi bisogna combattere davvero e il tutto viene un po' vanificato.

Sostanzialmente per vincere gli scontri in Devil's Hunt l'importante è usare in continuazione tutte le tecniche speciali, che hanno dei tempi di raffreddamento non troppo punitivi, imparare quando è il caso di trasformarsi in demone, il potere finale di Desmond che gli consente di menare senza subire danni per un breve tempo, e quando iniziare una combo, con queste ultime che si sbloccano spendendo anime nella schermata degli alberi delle abilità.

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Alcuni problemi nelle collisioni dei colpi con i nemici (a volte sembrano passare sopra gli avversari senza causare danni), la scivolosità generale e una certa confusione dell'azione dovuta alla mancanza di lock della telecamera sui bersagli, rende lo sviluppare una propria tecnica un'impresa più ardua di quella di picchiare i nemici come viene e usare le mosse finali quando possibile, ossia dopo averli indeboliti abbastanza. Il feeling generale non è negativo, ma ovviamente siamo lontanissimi dai fasti di un Devil May Cry 5 o un Astral Chain. Qui tutto è più rozzo, per così dire. I nemici di loro sono di diverso tipo (angeli, demoni di varie fogge, colossi armati di clave, anime perdute, ex servi di Lucifero ribelli e così via), ma tutti con degli schemi d'attacco molto simili: si limitano a caricare a testa bassa Desmond usando i loro poteri. Alcuni si fermano dalla distanza, ma è tutto qui. Molto meglio fanno i boss, alcuni dei quali sono grossi e hanno delle capacità più interessanti, pur non essendo mai troppo difficili. Comunque affrontarli è la parte migliore dell'intera avventura.

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Da segnalare infine diversi bug e problemi che hanno afflitto la nostra prova, tra sottotitoli che finiscono fuori dallo schermo, animazioni che saltano, cali di framerate e altro. Va detto che nel tempo che ci è stato dato per provare il gioco sono stati rilasciati diversi aggiornamenti che hanno sistemato un po' la situazione, quindi è probabile che post-lancio i bug residui vengano risolti, almeno quelli più gravi.

Conclusioni

Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Multiplayer.it
5.0
Lettori (8)
6.8
Il tuo voto

Devil's Hunt è un titolo che ambisce al paradiso ma è sempre lì per finire all'inferno. Ha degli aspetti riusciti, come l'impianto scenografico o il combattimento, almeno in linea generale (nonostante i problemi segnalati nella recensione), mentre altri sarebbero completamente da rivedere, come l'esplorazione, davvero piattissima, o il sistema di interazioni. Difficile consigliarlo così com'è, anche se gli estimatori dell'immaginario che si porta dietro potrebbero trovarlo migliore di quanto lo abbiamo trovato noi.

PRO

  • Il combattimento è imperfetto ma diverte
  • Scenograficamente è riuscito
  • La storia è piena di cliché ma ha i suoi momenti

CONTRO

  • L'esplorazione è piatta
  • Il sistema d'interazioni è rigidissimo
  • Non c'è niente che lo faccia risaltare