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Dragon Quest XI, la recensione

L'attesa è stata estenuante, ma alla fine ce l'abbiamo fatta: scoprite nella nostra recensione se è valso la pena aspettare il nuovo Dragon Quest

RECENSIONE di Christian Colli   —   28/08/2018
Dragon Quest XI: Echi di un'Era Perduta
Dragon Quest XI: Echi di un'Era Perduta
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Dragon Quest XI ha avuto una gestazione complicata. La serie targata Enix, nata sul Famicom nel 1986, negli ultimi anni è stata ripubblicata a più riprese, specialmente sulle piattaforme portatili Nintendo. Proprio l'anno scorso, per esempio, Nintendo 3DS ha ospitato la riedizione di Dragon Quest VIII: L'odissea del re maledetto, il titolo che ha effettivamente rilanciato il franchise anche in Occidente quando esordì - peraltro senza numerazione - nel lontano 2005 su PlayStation 2. Questo significa che sono passati ben tredici anni da allora, e nel frattempo non è che Enix, poi diventata Square Enix, se ne sia stata con le mani in mano: lo sviluppatore nipponico ha sperimentato nuove strade in un momento in cui il genere dei giochi di ruolo nipponici, che Dragon Quest rappresentava soprattutto in Giappone, sembrava stagnante. Dragon Quest IX e Dragon Quest X hanno intrapreso la via dei MMORPG con risultati altalenanti: il secondo, giocabile solo online, in Occidente non ci è mai neppure arrivato.

Il che ci porta direttamente a Dragon Quest XI, un'inversione di rotta a metà che riporta la serie di Yuji Horii sulla corsia della tradizione, proiettandola al contempo in un panorama più moderno e smaliziato. Il gioco arriva sui nostri scaffali un anno dopo l'uscita nipponica e ci manca anche la visione d'insieme, perché Square Enix lo ha sviluppato in tandem con una peculiare versione per Nintendo 3DS che nel nostro paese non sarà commercializzata. La localizzazione ha richiesto più tempo del previsto anche perché Square Enix ha deciso di apportare alcune importanti modifiche alla struttura del gioco col preciso obiettivo di renderlo più appetibile al mercato occidentale. Fatte queste premesse, sarebbe stato lecito aspettarsi un disastro, un titolo senza un'identità precisa, intrappolato in una specie di limbo tra Oriente e Occidente, passato e presente. E invece Dragon Quest XI è, molto semplicemente, il miglior capitolo della serie.

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La storia: l'odissea del ragazzo maledetto

Dragon Quest non è mai stato particolarmente famoso per le storie che racconta, più simili a favole che a complicati intrecci narrativi, ma Yuji Horii ha impiegato le capacità dei nuovi hardware per adeguarsi a standard più moderni senza tradire lo spirito fiabesco e parodistico che contraddistingue da sempre la serie. Grazie alle inquadrature più dinamiche nelle cinematiche, all'eccellente adattamento italiano dei dialoghi e all'implementazione del doppiaggio in lingua inglese, assente nella versione nipponica originale, Dragon Quest XI riserva un ritmo che la serie, fino a questo momento, si era sempre sognata. È un equilibrista, questo Dragon Quest, che oscilla abilmente dal dramma alla commedia con una naturalezza inedita. Nel prologo, una donna mette in salvo il figlio in fasce pagando il suo coraggio a caro prezzo, ma il pargolo, trovato e adottato un po' come Mosè, cresce e diventa il nostro protagonista senza nome. Raggiunta la maggiore età, il giovane scopre di essere la reincarnazione del Lucente, un eroe leggendario che si manifesta ogni volta che il Signore Oscuro minaccia di invadere il mondo.

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Il problema è che alcuni considerano il Lucente una minaccia e un portatore di sventura, il che costringe il nostro alla fuga. Solo e senza una guida, l'eroe dovrà affidarsi a una pittoresca banda di avventurieri che si uniranno a lui per i motivi più disparati: un ladro dal cuore buono, due potenti maghe gemelle, un giullare misterioso, un vecchio saggio e un'abile guerriera. Il cast è straordinario. La sceneggiatura annette i nuovi personaggi al gruppo del Lucente con una certa organicità, dando al giocatore il tempo di impratichirsi con i loro stili di combattimento e col loro repertorio di magie, ma è sempre possibile rimodulare il party anche in battaglia, sostituendo gli eroi in prima fila con le riserve. Si potrebbe criticare il character design non proprio ispiratissimo di Akira Toriyama, ma esso possiede una certa sobrietà che rende i protagonisti molto più accattivanti, anche perché Dragon Quest XI non si dimentica della loro esistenza, ma anzi esplora i retroscena, svelando segreti, spiegando le loro motivazioni e coinvolgendo il giocatore in un viaggio lungo e pieno di sorprese.

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Il mondo di Dragon Quest XI è un mosaico di culture diverse. Ogni città si ispira a qualche paese del nostro mondo e una di esse, Gondolia, ricorda enormemente Venezia, in cui gli abitanti parlano in un dialetto che mischia inglese e italiano con risultati esilaranti. A tal proposito, ci teniamo a sottolineare che non è possibile cambiare la traccia audio del doppiaggio: è importante capire che il gioco è stato doppiato soltanto nell'edizione occidentale, perciò non è possibile impostare l'audio nipponico. E purtroppo non è possibile scegliere neppure il formato della colonna sonora che il compositore di sempre, Koichi Sugiyama, tiene in ostaggio per vendere CD e concerti in versione orchestrale: nel gioco, i brani inediti e quelli più tradizionali sono semplici midi cui alla lunga ci si abitua ma, nonostante ciò, non si può fare a meno di pensare che la colonna sonora avrebbe potuto dare molto di più. È in effetti l'elemento più debole del pacchetto, perché sul fronte tecnico Dragon Quest XI è un vero spettacolo grazie anche e soprattutto alla pulizia dell'immagine, alla scelta dei colori e alla modellazione tridimensionale di personaggi, scenari e creature.

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Trofei PlayStation 4

Cinquanta trofei di bronzo, sette d'argento e uno d'oro: per sbloccare il trofeo di platino non bisogna faticare troppo visto che molti si ottengono semplicemente seguendo la storia, ma altri richiedono un maggior impegno, soprattutto se si vuole scoprire ogni segreto.

Il gioco tra tradizione e innovazione

In realtà non c'è molto da dire sulla struttura di Dragon Quest XI che non si sia già detto, per esempio, nella recensione di Dragon Quest VIII: Square Enix ha seguito fedelmente la struttura classica della serie, senza cercare soluzioni strane come i frammenti di Dragon Quest VII o la componente pseudo MMORPG di Dragon Quest IX. Il giocatore controlla il protagonista ed esplora le location in cui è suddiviso il mondo di Erdrea: Dragon Quest XI non è un titolo open world, anche se la vastità degli scenari suggerirebbe altrimenti, e le location sono separate da caricamenti più o meno brevi. Fortunatamente ci si sposta in fretta: il protagonista impara l'incantesimo di teletrasporto entro poche ore e, in questa versione per l'Occidente, è possibile tenere premuto un tasto per correre a perdifiato, anche se i giocatori più smaliziati possono ricorrere alle cavalcature. I cavalli sono le più diffuse e gli utenti possono richiamarli suonando le apposite campane, ma alcuni nemici, una volta sconfitti, diventano cavalcature a loro volta e conferiscono al giocatore capacità aggiuntive come la possibilità di volare sull'acqua e saltare più in alto, raggiungendo così piattaforme e anfratti precedentemente inaccessibili.

Dragon Quest XI, la recensione

Si sente forse la mancanza di un'esplorazione più elaborata, magari di qualche rompicapo in più nei sotterranei, ma Dragon Quest XI è effettivamente un titolo abbastanza facile, almeno finché non ci si imbatte in qualche boss o in certi nemici veramente duri. In quei casi, il gioco sprona a impiegare con intelligenza gli incantesimi e le tecniche nell'arsenale dei vari personaggi, specialmente le abilità che possono potenziare il party o indebolire i nemici, oltre alle armi e agli attacchi appropriati. Il giocatore ha un certo controllo sulla crescita degli eroi. Ciascuno di essi è legato a una sorta di scacchiera che permette di consumare i Punti Abilità guadagnati ai level up per progredire in direzioni diverse che rappresentano le varie competenze: ogni nuova casella sbloccata consente di accedere a quelle circostanti in una specie di catena che richiede un minimo di pianificazione. È tuttavia possibile resettare i punti spesi in qualunque momento, pur rinunciando a una piccola quantità di denaro. Anche questa è un'agevolazione che allontana Dragon Quest XI dagli aspetti più frustranti del passato.

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I veterani della serie ricorderanno infatti la necessità di "grindare" qualche livello per affrontare con maggior serenità le missioni più complicate. A tal proposito, vale la pena ricordare che è possibile spuntare una serie di voci, all'inizio di una nuova partita, che permettono di personalizzare la difficoltà dell'esperienza, per esempio rimuovendo la possibilità di fuggire dagli scontri o di acquistare nuovi oggetti presso i mercanti. In Dragon Quest XI non esiste un vero e proprio Game Over, visto che la sconfitta del party ci rispedisce direttamente all'ultimo salvataggio col portafoglio dimezzato. Nonostante ciò, Square Enix ha implementato una novità che alleggerisce sensibilmente le sessioni di "grind" e cioè l'accampamento. Si tratta di una zona sicura, ubicata in ogni mappa, in cui i giocatori possono rigenerare completamente e gratuitamente la salute e il mana, ma anche conversare col gruppo per scoprire nuovi dettagli sulla storia e salvare la partita presso la statua che fa le veci delle tradizionali chiesette. Presso l'accampamento è inoltre possibile usare la forgia celestiale, un sistema di artigianato molto simile a quello già implementato in Dragon Quest VIII e Dragon Quest IX. Una volta imparata una formula alchemica - spesso nascosta nei libri sparsi per il mondo - è possibile fabbricare l'oggetto corrispondente attraverso un simpatico minigioco: completando il processo con un minimo di attenzione, è possibile mettere le mani su armi e protezioni estremamente efficaci.

Dragon Quest XI, la recensione

La ricerca dei materiali più rari e delle formule nascoste spinge il giocatore a esplorare ogni angolo del mondo, il che è tutt'altro che frustrante o noioso visto che i nemici compaiono sullo schermo e si aggirano con facilità. È inoltre possibile attaccarli preventivamente per cominciare lo scontro con un piccolo vantaggio: a quel punto, il gioco carica i membri del party nella canonica fila che si contrappone ai nemici. Il combattimento si svolge a turni, ordinati secondo i livelli di agilità dei personaggi e dei mostri. Avremmo forse gradito un indicatore che suggerisse l'ordine delle azioni, ma a quel punto Dragon Quest XI sarebbe diventato davvero troppo facile. Il titolo Square Enix, infatti, non propone meccaniche particolarmente complicate. In questo senso, la possibilità di scegliere un sistema di controllo alternativo, che permette di orientare la telecamera a piacimento e di spostare i personaggi sul campo di battaglia, desta qualche perplessità, poiché non ha alcun effetto pratico sullo scontro: probabilmente serve a concedere ai giocatori una maggior libertà nella disposizione dei personaggi qualora decidessero di condividere una foto o un filmato dello scontro.

Dragon Quest XI, la recensione

Ma forse Square Enix aveva originariamente pensato di implementare un sistema di disposizione strategico, salvo poi tornare su suoi passi, chi lo sa. Sta di fatto che il sistema di combattimento, in Dragon Quest XI, è semplice e intuitivo, adatto veramente a tutti. Non sono necessari grandi menti tattiche e i nemici sono così buffi e curati nelle animazioni da rendere deliziosa ogni battaglia. Non mancano tuttavia le novità, rappresentate specificatamente dai poteri pimpanti. Quando i personaggi subiscono una certa quantità di danni, diventano temporaneamente più forti e sbloccano una serie di attacchi speciali cinematici che possono eseguire insieme ai loro compagni. Lo stato pimpante dura diversi turni e non si esaurisce necessariamente alla fine di un combattimento, perciò i giocatori possono manipolare in qualche modo questo potenziamento per affrontare i boss e i nemici più tosti, senza contare che ci sono numerose missioni secondarie che richiedono di sconfiggere un certo avversario con uno specifico potere pimpante.

Dragon Quest XI, la recensione

Alcuni abitanti di Eldrich, infatti, ci affideranno dei piccoli incarichi facoltativi da completare in qualunque momento per ottenere oggetti e formule come ricompensa. Dragon Quest XI è un titolo estremamente longevo, in questo senso. La sola "campagna" principale, per così dire, dura tra le quaranta e le cinquanta ore, alle quali bisogna aggiungere un nutrito post game che, in realtà, non è poi così opzionale: riprende infatti i fili lasciati in sospeso e prosegue la storia, conducendo a un finale alternativo che chiude completamente il cerchio. È una soluzione intelligente e diversa dal solito che ricicla gli asset in modo sensato, sfruttando un trucchetto narrativo che non possiamo anticiparvi. Possiamo però dirvi che se amate completare al 100% i giochi che appartengono a questo genere, Dragon Quest XI potrebbe essere in grado di stupirvi.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 59.99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (130)
8.9
Il tuo voto

Dragon Quest XI è uno di quei titoli che si gioca col sorriso perennemente stampato in faccia: è divertente e appassionante, intuitivo e al tempo stesso complesso, e racconta una storia intrigante piena di personaggi pittoreschi e sorprendenti colpi di scena. Coloratissimo, pulito, splendido a vedersi, ci ricorda costantemente perché Dragon Quest è la quintessenza del gioco di ruolo nipponico. Square Enix ha trovato un equilibrio pressoché perfetto tra l'innovazione e la tradizione, modernizzando un brand storico senza snaturarlo in alcun modo: il risultato è probabilmente il miglior Dragon Quest mai realizzato in trentadue anni di onorato servizio.

PRO

  • La regia e il cast irresistibile impreziosiscono la narrazione
  • Il sistema di combattimento è semplice ma ricco di possibilità
  • L'avventura è lunga e ricca di contenuti extra
  • È una gioia per gli occhi

CONTRO

  • Nonostante si possa personalizzare, il livello di difficoltà predefinito è piuttosto basso
  • La colonna sonora in formato midi è un po' deludente
  • I menù avrebbero potuto essere svecchiati meglio