Attenzione! Questa è la recensione de Il Trono di Spade 8x06, l'ultimo episodio in assoluto della serie televisiva Game of Thrones: nelle prossime righe analizzeremo com'è andata, perciò troverete inevitabilmente anticipazioni e spoiler. Non leggete oltre se non avete ancora visto questo episodio!
E insomma, eccoci qui. Ci sono volute otto stagioni in nove anni, ma alla fine anche Il Trono di Spade è arrivato alla sua conclusione: è la legge dell'entropia, tutto deve finire, eccezion fatta per i libri di George R.R. Martin, che continua a scrivere il sesto senza sapere quando andrà in stampa. Molti fan ritengono che sia stato questo a indebolire le ultime stagioni della serie TV: gli sceneggiatori David Benioff e D. B. Weiss si sono ritrovati improvvisamente senza la base di Martin e hanno dovuto prima prendere tempo, nella quinta stagione, e poi proseguire per conto loro, puntando unicamente sui suggerimenti dell'autore de Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Forse un giorno scopriremo come Martin voleva proseguire i romanzi, fermi ormai da anni alla morte di Jon Snow, ma nel frattempo ci dobbiamo accontentare della serie TV che, in questa ultima stagione, ha sollevato polemiche enormi e condotto un milioncino di spettatori a firmare una ridicola petizione per rifarla da capo.
L'ultimo contenzioso riguarda la svolta di Daenerys Targaryen, l'eroina che nella scorsa puntata ha sbroccato e, nonostante avesse Approdo del re in pugno, ha deciso di radere al suolo la città, uccidendo migliaia di innocenti, ma soprattutto Cersei e Jaime Lannister, che hanno fatto la proverbiale fine dei topi nei sotterranei della Fortezza Rossa. Molti spettatori non hanno mandato giù il comportamento di Dany, ritenendolo estraneo al personaggio. Noi non siamo completamente di questo avviso. Sì, è vero, come abbiamo affermato nella recensione dell'episodio 8x05, il suo crollo psicologico avrebbe avuto bisogno di qualche episodio in più per maturare, ma gli autori - tutti, Martin compreso nei suoi libri - avevano piantato i semi dell'instabilità di Dany già nelle stagioni precedenti. Ci soffermeremo sulla questione nei prossimi giorni, quando tireremo le somme sull'intera stagione, ma per adesso concentriamoci su questo epocale series finale che farà discutere tantissimo e per parecchio tempo. Chi sarà salito, alla fine, sul Trono di Spade?
La regina delle ceneri
E la risposta alla nostra domanda è: nessuno, perché alla fine de Il Trono di Spade... non c'è nessun Trono di Spade. Ma andiamo con ordine. I primissimi minuti di questo series finale sono inquietanti, quasi spettrali. Jon, Tyrion e Davos camminano tra le macerie che una volta erano la capitale di Westeros, incrociando morti e feriti. È uno scenario agghiacciante, cui contribuisce una continua cascata di neve mista a cenere: la stessa, potremmo dire, che Daenerys ha visto nella Casa degli Eterni durante il season finale della seconda stagione. Mentre Jon va a incontrare Daenerys, e si imbatte in Verme Grigio che giustizia i pochi superstiti dell'esercito Lannister, Tyrion cerca Jaime e Cersei nei sotterranei. Per un attimo abbiamo creduto che li avrebbe ritrovati vivi o morenti, e invece Peter Dinklage ci ha concesso un'altra prova del suo talento come attore nella scena, tanto semplice quanto straziante, in cui disotterra i loro corpi e scoppia in lacrime. Nonostante tutti i problemi che ruotano intorno al suo personaggio, che affronteremo tra qualche riga, Dinklage ha letteralmente trascinato l'episodio fino al suo epilogo.
L'entrata in scena di Daenerys, che avevamo lasciato in sella al suo drago nella scorsa puntata, è stato sicuramente il momento migliore dell'episodio e forse uno dei più memorabili di tutte e otto le stagioni de Game of Thrones. Daenerys compare in cima alle scale della Fortezza Rossa nell'istante in cui Drogon, dietro di lei, spiega le ali e spicca il volo. Per un attimo, sembra che sia Dany stessa a spiegare un paio di ali draconiche: è un'immagine di una potenza incredibile in cui deve averci messo per forza lo zampino il bravissimo Miguel Sapochnik, dato che il resto dell'episodio 8x06 - diretto dagli stessi sceneggiatori, Benioff e Weiss - è molto meno sorprendente o trionfale. Ai due showrunner manca indubbiamente la visione del collega argentino ed è proprio questa carenza a condannare il ritmo e l'equilibrio di un episodio finale che avrebbe potuto essere molto più emozionante. L'inconsistenza si nota già nelle scene successive in cui Daenerys si rivolge al suo esercito, improvvisamente composto da un massiccio contingente di Dothraki, i guerrieri che in teoria erano stati decimati dall'armata dei morti.
È a questo punto che Daenerys illustra il suo piano per il futuro: muovere guerra contro il resto del mondo, Dorne compresa, per assumerne il controllo totale. In un momento di grande tensione, Tyrion si strappa la spilla del Primo Cavaliere e la getta via, sfidando apertamente la sua sovrana. E la Regina delle Ceneri - proprio quello che aveva giurato che non sarebbe diventata - lo mette agli arresti col chiaro intento di giustiziarlo. Il ritmo della puntata crolla esattamente da quel momento in poi. Il colloquio tra Jon e Tyrion nella cella di quest'ultimo sembra non finire mai. Gira e rigira, si torna sempre a parlare di chi dovrebbe davvero sedere sul maledetto Trono di Spade, ma almeno Tyrion si rivolge chiaramente a Jon e al pubblico: Dany si è convinta di essere nel giusto perché fino a questo momento tutti si sono inchinati al suo cospetto e l'hanno accolta come una messia. Gli abitanti di Approdo del re erano soltanto colpevoli di non averle riservato lo stesso trattamento, il che li ha resi immediatamente nemici ai suoi occhi. Dany, insomma, ha perso il senno.
E quindi si arriva al momento che, in un certo senso, tutti avevamo previsto già la scorsa settimana. Jon confronta Daenerys nella sala del trono. È una sequenza molto intensa che si esaurisce in un solo attimo, senza fanfare, senza accompagnamenti sonori teatrali: Jon sembra cedere ancora una volta alla passione, ma poi pugnala Dany e mette fine a quella che sarebbe stata un'ovvia tirannia prima ancora che inizi. La strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, recita un proverbio. Daenerys Targaryen, Nata dalla Tempesta, muore così, in pochi istanti, nella sala del trono che aveva sempre sognato e sul quale non è mai riuscita a sedersi. Drogon, percependo la morte della madre, arriva in volo e cerca di svegliarla. È una scena toccante che purtroppo si evolve in un modo assolutamente insensato quando il drago, invece di arrostire Jon, scioglie il Trono di Spade. Come Drogon abbia compreso il significato e l'importanza del trono non ci è dato di saperlo, anche se lo show ha sempre rimarcato l'istinto o l'intelligenza della sua specie, ma a nostro avviso sarebbe stato molto più logico che fosse Jon a ordinargli di bruciare il trono, ricordandoci che lui non l'ha mai voluto. Molto più toccante, seppur prevedibile, l'addio del drago, che vola via stringendo Daenerys tra le zampe.
Lunga vita al re?
Così si conclude dunque il primo atto de Il trono di spade 8x06. Le scene successive del series finale si svolgono infatti alcuni giorni dopo, se non settimane. Tyrion è condotto da Verme Grigio al cospetto di un'assemblea formata dai rappresentanti delle casate ancora in piedi che dovranno decidere il suo destino. Il Folletto ha tradito la sua regina, Jon l'ha assassinata. L'intera riunione, tuttavia, soffre di quel problema di ritmo e di regia cui accennavamo prima, oltre che di una serie di scelte narrative poco plausibili. Che gli Immacolati tengano in scacco le forze del Nord ci può stare, visto che Jon è praticamente loro ostaggio, ma il fatto che Verme Grigio lasci parlare Tyrion così a lungo, subito dopo averlo minacciato, ci ha lasciato abbastanza perplessi. Anche la gag di Edmure Tully che si propone come sovrano, mentre tutti i presenti roteano gli occhi, ha suscitato un discreto imbarazzo non solo nei suoi famigliari, ma anche in noi spettatori: l'abbiamo trovata assolutamente fuori luogo. È evidente che Benioff e Weiss volevano stemperare i toni tetri assunti dall'episodio con la morte di Daenerys ma, come dicevamo, qualcosa non ha funzionato.
Lo stesso vale per il momento in cui Samwell Tarly propone un'elezione democratica, facendo scoppiare a ridere gli altri lord. Molti fan avevano ipotizzato che Le cronache del ghiaccio e del fuoco raccontasse effettivamente la transizione da un sistema monarchico a un sistema democratico, quindi la gag di Sam ci è sembrata un modo un po' sciocco per ricordarci che questo resta Il Trono di Spade, una serie TV in cui nessuno rinuncerebbe mai al potere. Alla fine, dicevamo, è Tyrion che suggerisce la soluzione ideale, proponendo Brandon Stark come nuovo re di Westeros: in effetti, Bran ha vissuto avventure straordinarie e possiede una memoria sovrannaturale - sebbene sia un po' strano che nessuno dubiti dei suoi poteri mistici - e questo lo rende un candidato speciale. Salta fuori che Bran aveva previsto tutto e, pensate un po', ce lo avevano detto ben nove anni fa quando, nel primo teaser della serie TV, dietro al trono si spiegavano le ali di un corvo. Bran è il Corvo con tre occhi, ricordate? Sorvoliamo sul fatto che avesse previsto la morte di migliaia di innocenti, che è meglio.
Bran in un certo senso spezza la famosa ruota che Daenerys cercava a tutti i costi di distruggere. Non potendo avere figli, mette fine alla monarchia per ereditarietà e dà effettivamente inizio a una forma prototipale di democrazia. La sua prima decisione da sovrano è quella di liberare Tyrion, per così dire, ed eleggerlo immediatamente Primo Cavaliere: una punizione ironica che consegna al Folletto la possibilità di rimettere il suo ingegno al servizio della corona senza tutte le complicazioni affettive che lo hanno ostacolato negli ultimi episodi. Le scene seguenti ci mostrano il destino dei comprimari superstiti, anche se il retrogusto del fanservice si fa sentire a più riprese. Brienne, capitano delle guardie di Approdo del re, rende onore al ricordo di Jaime Lannister raccontando la sua onorevole fine nel Libro Bianco. Podrick spinge la carrozzella di Bran (no, sul serio). Sam, in qualche modo, è diventato Gran Maestro, nonostante abbia abbandonato la Cittadella, rubato i libri e generato un figlio. Fanservice, appunto.
Bronn siede al tavolo del Concilio Ristretto in qualità di Maestro del Conio, anche se due episodi prima ha puntato la balestra contro lo stesso Tyrion: dapprincipio ci è sembrata una scelta assurda, ma in realtà ha senso. Bronn ha ottenuto Alto Giardino in cambio della vita di Tyrion e Jaime, e Alto Giardino rifornisce Approdo del re, conferendogli dunque un grande potere e un posto al tavolo. Tavolo al quale siede fortunatamente anche Davos, cosa che ci fa ben sperare per il futuro dei Sei Regni. Lasciamo i nostri beniamini lì, in un momento di relativa serenità, dopo tanto sangue versato e tante battaglie. A guidare Westeros sarà, finalmente, una cerchia di uomini e donne d'onore - be', escludendo Bronn - che, legati da quella che potremmo persino definire amicizia, penseranno prima di tutto al bene del popolo per conto di un sovrano disinteressato che, fondamentalmente, è solo un fantoccio. Un lieto fine impensabile, e dal sapore vagamente realistico, per una serie come Il Trono di Spade.
Il tempo dei Lupi
Alla fine, gli Stark escono relativamente vincitori dal gioco del trono. Sansa, in barba a tutti, ottiene l'indipendenza del Nord e ne diventa regina. Lei è quella che ha capito tutto e che, fondamentalmente, sostiene la nomina del fratello solo per regnare indisturbata sui suoi sudditi. Ironicamente, quella degli Stark sarà l'unica ruota a non spezzarsi mai. Bran è eletto re dei Sei Regni restanti ma, come abbiamo detto, è un re di nome, più che di fatto. Arya si lascia tutto questo alle spalle e salpa verso l'occidente inesplorato, dove vivrà nuove avventure impugnando il suo fedele Ago. Il momento dell'addio che riunisce per l'ultima volta gli Stark superstiti un po' ci ha commosso, va detto, soprattutto quando Jon saluta Arya con un rimando a quella volta in cui le regalò Ago, prima di partire per la Barriera, otto stagioni fa. La colonna sonora di Ramin Djawadi si rivela come sempre sul pezzo: dobbiamo ammettere di non averne rimarcato abbastanza la bellezza, nelle scorse recensioni.
Dopo una puntata tutto sommato mediocre dal punto di vista della messinscena, Benioff e Weiss chiudono la serie con un ultimo, splendido montaggio degli Stark che vanno incontro ai loro destini. Jon, graziato da re Bran lo Spezzato a condizione che prenda nuovamente il nero e rientri nei Guardiani della Notte, torna punto e a capo. Al Castello Nero ritrova Tormund, il suo migliore amico e compagno d'armi, e soprattutto Spettro, cui concede finalmente quella carezza mancata che tanto ha fatto arrabbiare i fan quando sembrava avergli detto addio per sempre nel quarto episodio. C'è però una svolta che forse potrebbe essere sfuggita ai meno attenti, quelli già impegnati a twittare meme e lamentele prima ancora di vedere i titoli di coda. Jon lascia il Castello Nero per guidare i Bruti al Nord, dove potranno finalmente vivere senza più temere gli Estranei. Praticamente il nuovo "Re oltre la Barriera", come lo fu Mance Rayder prima di lui, nell'ultima inquadratura della serie Jon si volta a guardare il cancello che si chiude alle sue spalle. Sorride. E ora la sua guardia è veramente conclusa.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.5
Il finale de Il Trono di Spade, l'episodio 8x06, diciamocelo, non è stato epico, trionfale e grandioso come credevamo. David Benioff e D. B. Weiss mancano semplicemente del talento che serviva per dirigere una puntata così importante, cosa che si percepisce in diversi momenti durante questi ottanta minuti. I toni e il ritmo della narrazione sono sbilanciati, la sceneggiatura soffre di quella frettolosità che abbiamo avvertito tutta la stagione. Tutto sommato, il series finale funziona e ci consegna una conclusione soddisfacente, seppur all'insegna del fanservice, su cui i fan si faranno la guerra per giorni, mesi e anni. Ma forse Bran lo Spezzato, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sei Regni e Protettore del Reame, aveva previsto anche questo.
PRO
- La scena di Daenerys in cima alle scale
- Il montaggio finale degli Stark
- Davos è sopravvissuto e siede nel Concilio Ristretto: tutto è bene quel che finisce bene!
CONTRO
- La regia inconsistente di Benioff e Weiss
- La sceneggiatura frettolosa
- Qualche passaggio un po' troppo implausibile, tipo Drogon col trono