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Mandragora: Whispers of the Witch Tree, la recensione di un nuovo metroidvania soulslike

Abbiamo giocato Mandragora: Whispers of the Witch Tree, prima fatica di Primal Game Studio. Non perfetto, ma ha fascino ed è molto più denso di quanto lasci intendere.

RECENSIONE di Marco Perri   —   27/04/2025
Mandragora: Whispers of the Witch Tree
Mandragora
Mandragora
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Sembra passata un'eternità da quando il genere dei metroidvania era più raro da trovare di un quadrifoglio in un boschetto, eppure di strada ne ha fatta e ora ne siamo circondati. Questo è un bene, intendiamoci, ma quanta, e che tipo di strada ha fatto questo strano incrocio di gameplay? Perché è opinione comune che il genere stia vivendo un po' una fase di stanchezza creativa e ludica, appiattito in dinamiche troppo semplici da anticipare o troppo rapide da "soulsizzare". Mandragora: Whispers of the Witch Tree ci ha incuriositi da subito, forse per il suo alone da fantasy europeo decadente, forse per un'atmosfera di corposità del design da non farci andare alla testa i tanti "cloni" (si dice con affetto) a due dimensioni dallo stile grafico abusato, iper leggibile, magari anche belli ma che, a una prima occhiata, sanno tremendamente di già visto.

Mandragora ha in effetti qualcosa in più, si nota da subito, ha un quid che si erge leggermente sul mare magnum, è immediatamente solido e riesce a nascondere le sue molteplici ispirazioni per almeno qualche ora di gioco. Non è poco. Perché purtroppo, che il genere sia inflazionato, lo abbiamo detto: quando c'è una superficie inarrivabile sappiamo che prima o poi prenderemo il doppio salto, quando c'è un appiglio sappiamo che serve una corda, quando una superficie per terra ha qualcosa di diverso ci chiediamo quando e dove prenderemo l'abilità di rompere il suolo.

I metroidvania di oggi sono enormi comfort food, anche di alto e altissimo livello, ma ormai si leggono con troppa facilità; eppure, Mandragora riesce a distinguersi con caparbietà, alzando la testa senza timidezza, forte di un level design solido, compatto e un'atmosfera fuori dal comune. Non inventa, ma ha una struttura importante ed è giusto premiare le sue indubbie doti.

Villaggi, rovine e fondali

Faelduum è un belvedere che vi accompagnerà per parecchio tempo tra villaggi, cimiteri, rovine e strani incroci spaziotemporali. Primal Game Studio è un team ungherese, con poca esperienza ma le idee chiare, e si vede: non c'è background che non sia ispirato, ogni fondale è dinamico e permette di respirare l'ambientazione fantasy oscura, rovinata, appassita, in cui ci troveremo a creare un personaggio e tuffarci dentro l'atmosfera.

L'avanzamento in Mandragora è orizzontale e verticale, ma non solo: porte ed edifici vanno esplorati in quanto nascondono quest e boss
L'avanzamento in Mandragora è orizzontale e verticale, ma non solo: porte ed edifici vanno esplorati in quanto nascondono quest e boss

Il gusto di avanzare in questo universo a due dimensioni rimane forte anche dopo tante ore e dopo tanti metroidvania sulle spalle, e questo è un elemento di cui va dato atto a questi ragazzi: Mandragora ha una sua stoica coerenza di fondo nel rifornire il giocatore di dettagli, piccoli elementi, stimoli e chicche estetiche, facendoci perdere nei suoi anfratti con entusiasmo, anche in quei momenti in cui più si nota la sua essenza meno originale. Tante cose si indovinano con anticipo nella sua costruzione di gameplay e nel suo avanzamento poco birichino, ma a conti fatti va bene così perché ciò che c'è funziona.

In Mandragora, la pesantezza del suo sistema di combattimento è parte dell'esperienza, anche quando vi ritroverete a fare balletti di schivate e la sua dichiarata ossessione per i soulslike si evince, banalmente, dal primo passo.

I nemici hanno una chiara matrice fantasy, non troppo basilare ma nemmeno troppo accentuata... nel complesso, l'equilibrio estetico raggiunto ci sembra più che gradevole
I nemici hanno una chiara matrice fantasy, non troppo basilare ma nemmeno troppo accentuata... nel complesso, l'equilibrio estetico raggiunto ci sembra più che gradevole

Tre barre in alto e si va, pronti verso un nuovo gioco dove la difficoltà sarà incrementale... è proprio così? Sì, anche se la prima metà scorre con una curva di difficoltà più dolce per poi virare verso picchi di nervosismo che richiedono nervi saldi per essere domati. Anche perché sarete degli inquisitori in un fiabesco mondo abbandonato a sé e quindi potete anche aspettarvi che la pietà, in giro, sia merce rara. I boss, invece, non sono così rari.

Un continuo schivare

Il sistema di combattimento di Mandragora non è particolarmente sfaccettato, ma è soddisfacente, grazie a un sapiente mix di gestione delle armi da mischia e di magia, consegnando alberi di crescita di classe, tra loro intersecabili, che permettono di spendere i punti acquistati a ogni livello guadagnato per incrementare le caratteristiche. Combattere in Mandragora si rivelerà un affare piuttosto semplice da comprendere, non banale da comprendere in pieno: se è vero che le prime ore si passano saltellando qua e là con la capriola, è solo con i boss più avanzati che si imparano a leggere le distanze, le reazioni delle armi, i tempi corretti di attacco, i colpi a terra e quelli ad area, con un meccanismo che risulta divertente da fare proprio.

Aspettatevi personaggi non giocanti, mercanti, alchimisti, venditori e fabbri, come da tradizione
Aspettatevi personaggi non giocanti, mercanti, alchimisti, venditori e fabbri, come da tradizione

E proprio quando pensavate che stavate andando bene, avanzando sereni, il gioco inserisce la meccanica dello spazio tra le dimensioni, dove il tempo non è infinito e quindi un altro albero da potenziare, così da avere più secondi per sconfiggere altri avversari insidiosi. Naturalmente, il gioco incorpora tanto backtracking, con un sistema di portali, chiavi per aprire porte e prendere missioni all'interno di una trama interessante e godibile. Insomma, un pacchetto che nel complesso soddisfa, a patto di accettare dei momenti in cui la lotta presta il fianco a delle piccole sbavature di game design e un sistema di input non sempre corretto.

Dicevamo, la schivata: Mandragora non si nasconde dietro a un dito, ma è probabilmente nel sistema di combattimento che si nota un pochino di inesperienza, in quanto sia nemici che boss hanno spesso pochi schemi di attacco e non sarà raro, una volta imparati, ragionare al contrario, ovvero portare il nemico a fare quello che vogliamo noi piuttosto che l'opposto. Sottile come elemento, ma ve ne renderete conto già a metà gioco, quando vi chiederete se siete voi che fate poco danno o se il gioco ha improvvisamente aumentato la complessità dei nemici. Nessuna delle due, è che il gioco vi sta chiedendo di imparare bene gli schemi perché, compresi quelli, poi diventa questione di riflessi, di lettura anticipata delle mosse e di gestione delle distanze, forse quest'ultimo aspetto semplificato dalla natura a due dimensioni e da aree di lotta tendenzialmente contenute.

Mandragora ha un sistema di combattimento divertente, con le sue regole di corpo e pesantezza che imparerete a gestire sin da subito. Sarà la corretta lettura delle distanze ciò che però decreterà il successo o meno di uno scontro
Mandragora ha un sistema di combattimento divertente, con le sue regole di corpo e pesantezza che imparerete a gestire sin da subito. Sarà la corretta lettura delle distanze ciò che però decreterà il successo o meno di uno scontro

Preparatevi quindi a un gioco più ruvido rispetto ad altri metroidvania, forse perché cerca di integrare un sistema di combattimento più particolare e più pesante al pad, quasi metodico. Darà comunque sempre soddisfazione avanzare e superare gli ostacoli, acquisire nuovi strumenti e abilità per trovare ogni zona segreta, ogni forziere: il DNA è e rimane solido, anche senza trovate innovative o sfolgoranti idee di design, grazie a una mappa costruita con più sapienza del previsto, minimale al punto giusto, mai dispersiva o poco chiara, capace di regalarvi un numero di ore in linea con i più recenti esponenti del genere, visto che tra le 30 e le 40 ore dovrebbero bastare per fare un po' tutto quello che volete.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 39,90 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (16)
8.5
Il tuo voto

Mandragora: Whispers of the Witch Tree va promosso come ottimo ingresso del team ungherese nel panorama videoludico. Non aggiunge chissà che né innova, ma la creatura ha tutte le carte in regola per trascinare dentro, divertire, a tratti ammaliare grazie alla sua componente artistica, mischiando con dovizia di dettagli pezzettini di gameplay che nel complesso funzionano. Probabilmente sarà un titolo che verrà divorato, altri lo troveranno sbilanciato, altri ancora ne leggeranno in anticipo il suo flusso, ma l'impianto narrativo, sonoro, tecnico e ludico proposto lavora bene più della somma delle singole parti. Se questo è il buongiorno, ci aspettiamo un Mandragora 2, questa volta con dei meccanismi di unicità più definiti.

PRO

  • Solido, denso, appagante
  • Il pacchetto di gameplay funziona a meraviglia
  • Lungo e più corposo del previsto

CONTRO

  • Manca di idee particolarmente originali
  • Qualche sbavatura nel combat system