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Squid Game 3, la recensione della stagione finale su Netflix

Siamo arrivati alla fine dei giochi: la serie evento di Netflix si conclude con sei episodi pieni di colpi di scena. Ma funziona davvero tutto bene?

RECENSIONE di Christian Colli   —   27/06/2025
Squid Game 3

Come si chiude una serie TV che ha riscosso un inatteso successo mondiale ed è diventata un'icona generazionale? Se lo sarà chiesto anche il creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, quando si è trovato a dover scrivere una seconda stagione che inizialmente non aveva previsto, e poi una terza perché aveva bisogno di più episodi per raccontare la sua storia - e perché Netflix voleva spremerlo fino all'ultima goccia, naturalmente. E così, a quattro anni di distanza dalla pubblicazione della prima, sconvolgente stagione, Squid Game arriva al capolinea.

Lo fa con una stagione breve, sei episodi usciti appena sei mesi dopo una seconda stagione che non ci aveva particolarmente entusiasmato, ma che finiva con un cliffhanger dal grandissimo potenziale. Abbiamo guardato i nuovi episodi finali di Squid Game 3 con tanta curiosità e vi raccontiamo com'è andata.

Allerta Spoiler

Un avviso per chi non vuole dettagli sulla trama della terza e ultima stagione: pur non svelando i più importanti colpi di scena, nell'articolo si menzionano alcune delle premesse e delle rivelazioni che avvengono nei primissimi episodi.

Dopo la rivolta

Squid Game 3 inizia esattamente dove si concludeva Squid Game 2: a causa delle macchinazioni del Front Man, che si è infiltrato tra i giocatori come 001, la rivolta di Seong Gi-hun è fallita malissimo e il nostro protagonista torna nella palestra, completamente spezzato nel corpo e nell'anima. Il Gi-hun che ritroviamo all'inizio di Squid Game 3 è molto diverso non solo da quello della prima stagione, ma anche da quello più maturo della seconda. 456 è diventato vendicativo, arcigno e fatalista, ma soprattutto si è completamente staccato dai pochi giocatori "buoni" che avevano fatto squadra con lui. Lee Jung-jae è il solito mostro di bravura, ma per una buona metà della stagione ha poco materiale su cui lavorare: in effetti, la regia lo mette abbondantemente da parte, costringendolo in un ruolo più marginale rispetto agli altri personaggi.

Personaggi che la seconda stagione ha introdotto lentamente, e che all'inizio non ci avevano fatto impazzire se paragonati ai giocatori della prima stagione, ma che piano piano, episodio dopo episodio, si sono ritagliati un posticino nei nostri cuori, in particolare la grintosa 120, la nonnina 149 e il suo imbranato figliolo 007. Questo trio rappresenta un po' il cuore della seconda parte di Squid Game, se consideriamo la seconda e la terza stagione un vero e proprio tutt'uno. Gli altri comprimari, purtroppo, hanno continuato a convincerci molto poco, soprattutto quelli antagonistici, ridotti a macchiette senza spessore, cattivi solo per essere cattivi. Squid Game è una serie che calca molto la mano sull'ineguaglianza sociale e su come essa distorce e disumanizza la gente comune, ma abbiamo avuto l'impressione che le figure antagonistiche secondarie siano state eccessivamente banalizzate.

Certo non ci si poteva aspettare che Hwang Dong-hyuk riuscisse ad approfondire tutti i personaggi con solo sei episodi a disposizione, ma è pur vero che la nuova tranche soffre di un ritmo assai incostante, mentre si barcamena tra tre linee narrative principali. La prima ovviamente è quella dei giochi; poi abbiamo ancora la ricerca via mare di Jun-ho, che si sta avvicinando pericolosamente all'isola; infine, c'è No-eul, la guardia numero 11 scappata dalla Corea del Nord che sta sabotando i giochi dall'interno.

I nuovi giocatori ci hanno messo un po' ma alla fine ci hanno conquistato
I nuovi giocatori ci hanno messo un po' ma alla fine ci hanno conquistato

Il primo episodio della terza stagione si prende un'ora di tempo per rimettere ordine nelle storie e stabilire un nuovo equilibrio di potere tra i giocatori, il che non è insolito per una fiction serializzata, ma quando sembra che il ritmo stia veramente sprofondando arriva il secondo episodio. Probabilmente il migliore della stagione, ci ha costretto a mettere in pausa la visione per riprendere fiato: è un capolavoro di tensione, un episodio che scioglie moltissimi nodi e cambia ancora una volta lo status quo, sferrando dei pugni allo stomaco impressionanti.

Fondamentalmente si potrebbe dire che la terza stagione ruoti intorno a due pilastri: il secondo e il quarto episodio. Anche quest'ultimo, infatti, tiene col fiato sospeso dall'inizio alla fine, inscenando un altro gioco crudele pensato per esporre l'indole più primitiva, ferale e disumana dei giocatori. La storia corale si sviluppa negli intermezzi, e forse è questo il problema di Squid Game 3, perché proseguendo nella visione appare chiarissimo che questa terza stagione - e la seconda, in retrospettiva - sia stata stiracchiata più del dovuto, peraltro relegando a una presenza secondaria personaggi del calibro del Front Man per dare maggiore spazio ai ricconi che finanziano i giochi in stacchi che diventano presto irritanti e ridondanti.

Doveva finire prima?

Proseguendo nella visione della stagione finale di Squid Game, e ripensando alla seconda stagione e al tempo che ci aveva messo ad arrivare ai giochi, abbiamo maturato la convinzione che una stagione più compatta sarebbe stata probabilmente più incisiva e serrata. Hwang Dong-hyuk avrebbe potuto (e forse avrebbe voluto?) condensare alcuni passaggi della storia che si dilungano eccessivamente senza aggiungere niente allo spettacolo: da una parte capiamo la necessità di allentare la tensione tra un gioco e l'altro, pur restando nei confini del genere drama attraverso confronti ed esposizioni, ma al contempo Squid Game 3 sembra girare a vuoto in più circostanze, specialmente nelle sottotrame esterne ai giochi.

All'inizio di Squid Game 3 il personaggio di Seong Gi-hun ha toccato veramente il fondo
All'inizio di Squid Game 3 il personaggio di Seong Gi-hun ha toccato veramente il fondo

Ciò vale soprattutto per la storyline della guardia numero 11, che ha un ruolo importantissimo nel finale della serie, ma che si contorce su se stessa in più momenti, e visibilmente per prendere tempo e forzare la trama in una certa direzione. E lo stesso vale per la sottotrama del poliziotto, allungata all'inverosimile per riempire gli episodi tra i giochi; ed è un peccato perché sono due colonne importanti dell'impianto narrativo, ma finiscono per risultare meno incisive per almeno metà stagione, riprendendosi solo nella corsa al finale ma restando largamente insolute. L'impressione è che l'autore abbia perso di vista l'importanza individuale di alcuni personaggi, cercando di attribuire alla sua creatura un significato più alto e solenne che, però, funziona solo a metà.

La stagione finale di Squid Game chiude nell'unico modo possibile una storia che, dopo la prima stagione, ha faticato a ritrovare la propria originalità. Dopo aver incentrato la seconda stagione sul twist della votazione democratica, la terza tenta il colpaccio introducendo un altro giocatore a partita iniziata che non può votare né può decidere per sé o difendersi, conferendo agli ultimi episodi un sapore ancora più amaro ma anche improbabile, mentre scava nell'abisso che è il genere umano mantenendo accesa una tenue luce di speranza.

Il Nascondino nel secondo episodio è uno dei giochi più crudeli della serie
Il Nascondino nel secondo episodio è uno dei giochi più crudeli della serie

L'ultimo gioco è un esempio eclatante: occupa quasi tutto l'episodio cinque e buona parte del sesto, ma il conflitto finale non ha un impatto significativo - soprattutto rispetto a quello della prima stagione - proprio perché una delle parti in causa ha una caratterizzazione molto debole, essendo stata costruita maldestramente e frettolosamente negli ultimissimi episodi. È come se l'autore si fosse infilato in un vicolo cieco e abbia cercato di uscirne con un epilogo che non è certamente un lieto fine, non è neanche un vero e proprio "bad ending" ed è anche un po' un cliffhanger che promette - senza impegno! - la tanto vociferata versione occidentale del franchise con un'ospite d'eccezione.

È difficile parlare di Squid Game 3 come se fosse una stagione a sé stante, quando è chiaramente la seconda parte di una stagione più lunga, divisa in due per questioni di marketing. Non avrebbe senso neppure stare a discutere più di quanto si sia già fatto sul talento di alcuni attori - il summenzionato Lee Jung-jae, ma anche il carismatico Lee Byung-hun o la dolcissima Kang Ae-shim - e sull'inadeguatezza delle comparse, sull'ottima fotografia e sulla perversa fantasia dietro ai giochi efferati che sono i veri protagonisti della storia.

Il Front Man ha meno spazio di quanto avremmo voluto, ma almeno scopriamo qualcosa sul suo passato
Il Front Man ha meno spazio di quanto avremmo voluto, ma almeno scopriamo qualcosa sul suo passato

Al netto di qualche inciampo, Squid Game 3 chiude il cerchio con una riflessione sulla cupidigia e sulla natura umana ancora più brutale, mentre noi - al pari degli insopportabili VIP con le maschere animalesche - diventiamo spettatori e commentatori, anche un po' di noi stessi oltre che della TV.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.5

Squid Game si conclude finalmente con una terza stagione a fasi alterne, che dà il meglio di sé nei giochi ma si perde per strada ogni volta che cerca di allungare la storia più del dovuto, virando di prepotenza in altri generi. La serie rivelazione di Hwang Dong-hyuk resta comunque una produzione televisiva di prim'ordine con attori veramente sul pezzo e momenti di una drammaticità straordinaria, ma si conclude senza una direzione precisa, chiudendo alcune porte e lasciandone aperte altre che magari non sono proprio quelle che ci aspettavamo. E dopotutto, per una storia incentrata sulla miseria umana, non poteva esserci finale più azzeccato di uno apertamente divisivo.

PRO

  • Il secondo e il quarto episodio sono dei veri capolavori
  • L'autore mette il carico da cento sui temi crudeli della serie

CONTRO

  • A tratti si dilunga più del dovuto, prendendo tempo per riempire gli episodi
  • Alcuni personaggi dovevano essere caratterizzati meglio