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The Blind Prophet, la recensione

La recensione di The Blind Prophet, punta e clicca d'esordio per lo studio francese Ars Goetia che mette in scena una storia dalle tinte cupe e sporche artisticamente ispirata a fumettisti del calibro di Frank Miller e Mike Mignola

RECENSIONE di Alessandra Borgonovo   —   09/02/2020

Il panorama Kickstarter si fonde con l'estetica del fumetto per dare vita a The Blind Prophet, di cui leggete la recensione, piccolo ma intrigante videogioco punta e clicca a cura dello studio francese Ars Goetia. In una piattaforma ormai diventata teatro delle più svariate campagne, tra cui quella non particolarmente necessaria ma di incredibile successo annunciata per The Wonderful 101, emergere e farsi notare non è un'impresa così semplice. Ars Goetia si può dire che ci è riuscita per un soffio, superando di poco l'obiettivo di 10mila euro richiesto per lo sviluppo e dando vita a un'esperienza stilisticamente ricercata, senza dubbio forte di un'impronta ben riconoscibile che molto deve ad artisti del calibro di Frank Miller e Mike Mignola: la scelta di un linguaggio espressivo come il fumetto, particolare ma non inusuale (si pensi a Borderlands o a Void Bastards), conferisce a un videogioco autoritalità e unicità. The Blind Prophet punta tutto su questo aspetto: gli dà un'importanza comprensibile che tuttavia sembra abbia calamitato gli sforzi degli sviluppatori, portando il progetto a mostrare poi il fianco quando si parla di storia e gameplay.

La Genesi di un Apostolo

The Blind Prophet offre uno sguardo maturo al genere del punta e clicca, grazie a una storia che affonda le radici tanto nella tentazione demoniaca quanto nella corruttibilità degli esseri umani, disposti a cedere a queste lusinghe per ragioni che possono andare dall'angoscia più profonda alla semplice sete di potere. Lo fa però senza offrire un netto discernimento tra bene e male, o meglio, riconosciamo la natura crudele e deviata di quello che succede ma siamo spettatori impotenti di fronte a una giustizia divina che risponde alla violenza con una violenza ancora maggiore - rendendo di fatto molto più sfumato il confine tra le due concezioni. Protagonista della nostra storia è l'Apostolo Bartholomeus, uno dei dodici guerrieri di Dio che in un intervallo compreso tra i due secoli e i cinquant'anni viene risvegliato e mandato in un luogo specifico della Terra per purgarlo da ogni forma di corruzione demoniaca, estirpando il male alla radice a colpi di spada.

Dopo aver salvato una ragazza da una tentata violenza sessuale nella cupa e decadente città di Rotbork, Bartholomeus inizia una caccia che lo porterà a un esito ben diverso da quelli ai quali si è abituato in duemila anni come giustiziere divino. Se c'è una cosa che Ars Goetia dimostra di avere ben chiara è la concezione di come un centro abitato a modo suo florido possa essere caduto sotto la corruzione demoniaca: vent'anni prima l'arrivo di Bartholomeus, Rotbork è passata attraverso una durissima recessione, le cui cause sono però di natura quasi sovrannaturale. All'improvviso, il mare che la circonda si è svuotato di qualunque pesce e per una città che ha fatto del commercio ittico la sua principale fonte di sostentamento è stato un colpo durissimo, da cui gli abitanti non hanno avuto la forza di riprendersi.

Rimasti senza lavoro, gli uomini sono caduti vittima di una depressione che li ha resi più suscettibili alle lusinghe dei demoni, trovando in esse chi un rifugio dalla propria disperazione e chi invece una scusa per giustificare una violenza che faceva già parte di loro. Nel complesso, il contesto è piuttosto interessante ma al lato pratico offre poca introspezione riducendo Rotbork a una cittadina marcia, metaforicamente e non, senza però una narrazione ambientale che aiuti a trasmettere fino in fondo le ragioni per cui si ritrova ridotta in questo stato. Meraviglioso da visitare nel suo declino, è tuttavia un luogo la cui resa artistica non riesce a trasmettere la storia che si cela dietro.

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Molto apprezzabile è invece la caratterizzazione di Bartholomeus: un araldo divino che usa la lama in virtù delle parole, laddove la voce di Dio non basta più a redimere chi ormai è perduto. Un'entità dall'esperienza millenaria, devota alla sua missione, dotata parimenti di un sarcasmo pungente e una doverosa insensibilità alle situazioni. La comprimaria umana, Vic, non è approfondita allo stesso modo ma funziona bene come spalla di Bartholomeus, concorrendo a dar vita a siparietti divertenti che nonostante tutto non stonano nel contesto cupo della narrazione. Nel complesso, comunque, anche l'Apostolo ha diverse ombre sulle quali ci sarebbe piaciuto gettare maggior luce. La storia in sé è piuttosto lineare, eppure qua e là vengono introdotti personaggi o situazioni che poi vanno a finire in un nulla di fatto, lasciandoci con l'amaro in bocca e una sensazione di incompletezza. Aspetto riscontrabile anche nelle fasi attive di gioco.

Punta, clicca e risolvi

Il gameplay di The Blind Prophet è quanto di più inequivocabile ci possa essere: la partita prosegue su binari che non lasciano spazio alle digressioni o a riflessioni cervellotiche come potrebbe capitare in un Monkey Island. A qualunque problema corrisponde una soluzione pressoché immediata, gli oggetti utili si raccolgono nell'area di azione (quando non nella schermata stessa in cui si sosta) e non hanno alcun uso al di fuori di lì. La certezza di non dover vagare per tutta Rotbrok alla ricerca di un'ispirazione, unita al fatto che molto spesso il gioco non vi lascia abbandonare la zona prima di aver risolto un enigma, da un lato vi risparmia inutili giri a vuoto; dall'altro, però, rende evidente che basta cliccare su qualsiasi interazione presente per trovare quella giusta. Insomma è apprezzabile nel complesso ma ogni tanto stona, incasellando l'esperienza in un rigoroso punta, clicca e risolvi.

L'unica eccezione qui sono gli occasionali puzzle più impegnativi, spesso anche a tempo, dove far lavorare le sinapsi è necessario per non doversi trovare a ripetere la stessa scena più volte senza arrivarne a capo. In questo senso, The Blind Prophet mette in campo qualche ostacolo apprezzabile che valeva la pena sfruttare più spesso. Al contrario, ci si ritrova a cozzare contro enigmi - se tali si possono definire - ripetitivi e ripetuti che sembra siano asserviti alla necessità di raccontare senza interruzioni troppo lunghe. Ci sono però situazioni in cui alcuni di questi non sono spiegati a dovere, o la loro risoluzione è resa difficile da una struttura poco chiara che lascia la soluzione al caso e alla frustrazione. Oppure, la fluidità è spezzata dal fatto che pur avendo intuito una soluzione, non è possibile applicarla fin quando non si è provato a interagire (fallendo) con l'ostacolo che ci si para davanti.

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Un fumetto interattivo incompleto

L'abbiamo già premesso, lo stile artistico è senza il minimo dubbio il cavallo di battaglia di The Blind Prophet: persino nella loro staticità, le vignette che scandiscono i filmati sono evocative a vedersi e quando si tratta dalla città di Rotbrok nel suo insieme, gli sforzi di Ars Goetia per mettere assieme un'ambientazione che sia visivamente affascinante nella sua repulsività sono evidenti. Siamo di fronte a un fumetto interattivo fatto e finito, le cui fonti di ispirazione sono fra le più autorevoli in circolazione: è un peccato che qua e là sembrino mancare delle pagine e non ci riferiamo a qualche sporadico buco narrativo, bensì alla struttura del gioco in sé. The Blind Prophet presenta un totale di sei demoni ma un Apostolo, a ogni venuta, ne può affrontare dai tre ai cinque e non di più.

Una prospettiva sinceramente allettante, che lasciava spazio e aspettativa per una rigiocabilità molto gradita... se solo fosse stato possibile. Sebbene il gioco di fatto permetta di affrontare solo quattro dei sei demoni a disposizione, a ogni nuova partita sono sempre gli stessi: lo scenario narrativo non cambia, persino a dispetto delle pochissime scelte che possiamo compiere. Un personaggio in particolare sembra conoscere Bartholomeus ma finisce per scomparire nel nulla senza una ragione, un evento in particolare non trova la sua conclusione o comunque rimane lì, in sospeso: eventualità che fanno pensare alla volontà del team di inserire degli elementi di gioco in più, come poi si evince dagli obiettivi ulteriori della campagna Kickstarter, frenata purtroppo dalla mancanza di fondi.

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Ars Goetia è un team formato da sole tre persone, è impensabile imputare loro alcune mancanze come si farebbe in casi dove il gioco sia stato sviluppato con maggiori risorse e fondi, ci sono però aspetti che si sarebbero dovuti considerare. La stessa assenza della localizzazione italiana non ci sentiamo di ritenerla un malus, semplicemente perché era nelle intenzioni degli sviluppatori ma non si è potuta concretizzare per la carenza di fondi. Ciononostante, si sarebbe potuto almeno evitare di lasciare l'illusione che il gioco avrebbe avuto dei percorsi differenti.

Conclusioni

Digital Delivery Steam, GoG
Prezzo 17,99 €
Multiplayer.it
6.8
Lettori (2)
5.6
Il tuo voto

Con The Blind Prophet, l'esordio di Ars Goetia è lodevole soprattutto dal punto di vista artistico ma soffre di alcune mancanze non necessariamente dovute a un budget molto basso: si è voluto puntare tanto sullo stile a fumetto, sviluppando in parallelo una storia con spunti interessanti ma nel complesso molto lineare - come lineari sono gli enigmi. Raramente ci sono dei guizzi nel gameplay e il fatto che la struttura stessa del gioco a volte scada nella ripetitività o anticipi aspetti (come i diversi percorsi narrativi) che poi di fatto non sussistono lascia l'amaro in bocca. Ed è un peccato perché, di nuovo, sotto il profilo artistico è impeccabile.

PRO

  • Artisticamente impeccabile
  • Una narrazione ricca di spunti
  • Un approccio dark al genere punta e clicca

CONTRO

  • Molto corto
  • Enigmi poco incisivi e ripetitivi
  • Alcune situazioni sembrano lasciate a metà